Aborto spontaneo ricorrente, un farmaco per il diabete come nuovo trattamento

scoperto nuovo farmaco idoneo a combattere l'aborto spontaneo, originariamente sintetizzato per sconfiggere il diabete

Un nuovo studio effettuato su un farmaco creato in origine al fine di combattere il diabete, ha rivelato essere utile per prevenire l’aborto spontaneo. Infatti, un team di scienziati dell’Università di Warwick hanno scoperto che il trattamento per prevenire l’aborto ricorrente è puntare al rivestimento dell’utero. 

Il nuovo farmaco riuscirebbe ad aumentare la quantità di cellule staminali presenti nel rivestimento dell’utero, aiutando lo stesso a sostenere la gravidanza. Se lo studio riuscisse ad individuare un collegamento tra il farmaco e l’aborto spontaneo, potrebbero risolversi le condizioni che creano disagio alle donne.

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Questa condizione, secondo quanto compreso dai ricercatori, potrebbe essere dovuta alla mancanza di cellule staminali nel rivestimento dell’utero. Esse sono in grado di proteggere le cellule “decidue” (che circondano l’embrione) dallo stress e dall’eccessiva infiammazione, due fattori che potrebbero causare la rottura del rivestimento dell’utero.

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Cosa hanno scoperto gli scienziati

La nuova classe di farmaci scoperta per il diabete, la “gliptine”, è in grado di intervenire sulla circolazione delle cellule staminali presenti nell’utero, prendendo di mira l’enzima coinvolto nel processo. Infatti, inibendo la circolazione dell’enzima DPP4, con il farmaco sitagliptin, le condizioni dell’utero sono apparse migliorate.

Lo studio clinico effettuato dai ricercatori ha coinvolto un campione composto da 38 donne con un’età tra i 18 ed i 42 anni, che avevano avuto in media cinque aborti ricorrenti. Esse sono state trattate con un ciclo orale di sitagliptin, mentre alcune di loro hanno assunto un placebo, per tre cicli mestruali. Le biopsie dell’utero sono state effettuate all’inizio  del trattamento e poi in seguito, per determinare il numero di cellule staminali presenti prima e dopo l’assunzione del farmaco.

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 Le donne che hanno assunto sitagliptin hanno avuto il 68% in più di cellule staminali rispetto all’inizio del trattamento, mentre le cellule “stressate” presenti nel rivestimento dell’utero sono state ridotte in media del 50%, con effetti collaterali quasi inesistenti.