Aida, l’Arena di Verona mette in scena il suo simbolo

Genesi dell'opera e del suo legame con il Canale di Suez

Domani, all’Arena di Verona, la Stagione Lirica estiva proporrà uno dei massimi capolavori verdiani e simbolo dell’Arena stessa: Aida. Tutti gli amanti dell’opera conoscono la drammatica vicenda di Radames e della schiava etiope, ma probabilmente la sua genesi non è così nota ed è legata ad un’altra impresa italiana: il Canale di Suez.

Questo canale, che permette un collegamento dal Mediterraneo all’Oceano Indiano, è un’opera che l’uomo tentò di realizzare fin dall’antichità. Secondo Erodono, fu il faraone Nekao II a tentare per primo l’impresa, ma toccò al re Dario I – il conquistatore persiano dell’Egitto – a portarla a termine. Nel 30 a.C., come ci racconta Plutarco nella “Vita di Marco Antonio”, la regina Cleopatra d’Egitto aveva tentato di far passare quello che restava della sua imponente flotta, dopo la battaglia di Azio, attraverso il canale di Suez, per avere accesso al Mar Rosso: tuttavia non vi riuscì, il canale era ormai insabbiato. Le sabbie, quindi, furono il problema insormontabile, finché un italiano – l’ingegner Negrelli – su iniziativa del diplomatico francese Ferdinand de Lesseps e concessione del Kedivè d’Egitto Said Pascià, riuscì a ripristinare la via d’acqua che sostituiva la circumnavigazione dell’Africa.

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Per celebrare l’apertura del canale, fu chiamato Giuseppe Verdi, che al tempo rappresentava il compositore più adatto a creare un’opera grandiosa e solenne che omaggiasse anche la gloria dell’Egitto. L’Aida, rappresentata per la prima volta al Cairo il 24 dicembre del 1871, fu l’opera che consacrò definitivamente la grandezza internazionale di Giuseppe Verdi.

Le Grandi Piramidi a Giza

“Effetto Brian de Palma” o di Giuseppe Verdi?

La vicenda derivò da uno scritto dall’egittologo francese Auguste Mariette (fondatore del museo del Cairo e dipendente del Kedivé d’Egitto), che aveva ricevuto l’incarico di occuparsi di un’opera per celebrare l’apertura del Teatro lirico del Cairo, costruito per festeggiare l’inaugurazione del canale di Suez.

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Con notevole acume e senso pratico, Mariette abbozzò una trama convenzionale in cui sottolineava la spettacolarità richiesta dall’occasione, proponendo il tradizionale triangolo amoroso, reso più ingombrante dalla presenza della figura paterna, pure tradizionale, e da una specie di tutore qual è Ramfis nei confronti di Radamès e Amneris. Mariette nel 1870 offrì il soggetto al librettista Du Locle affinché gli desse una forma teatrale, e Verdi si attenne, poi, quasi fedelmente allo scenario di Mariette, limitandosi a cambiare il coro iniziale dei sacerdoti e riscrivendo il III atto, in modo da rendere involontario il tradimento di Radames e spostando l’azione di notte sulle rive del Nilo.

Nella scena finale, poi, Verdi ebbe l’idea geniale di dividere il palcoscenico in due parti, facendo partecipare Amneris e il coro al Duetto di Aida e Radamès. Questo artificio fu poi ripreso nel cinema da Brian de Palma con il film Dionisio del 1969. Dividere lo schermo in due o più parti per consentire la visione di azioni contemporanee ma in luoghi diversi, fu chiamato “Effetto de Palma”, ma l’invenzione è da attribuirei a Giuseppe Verdi.

Aida, celebrazione di una sconfitta

Questa la storia: gli Etiopi hanno invaso l’Egitto. Radamès, consacrato condottiero, parte alla testa dell’esercito. Egli ama Aida, schiava di Amneris, la figlia del Faraone, che ignora essere figlia del re nemico. La vittoria arride agli Egizi e Radamès riceve in premio la mano di Amneris ma, per amore di Aida, si fa involontario traditore. Scoperto, vuole fuggire con Aida ma, ripreso, è processato e condannato a morte: sarà sepolto vivo insieme ad Aida sotto l’altare di Fthà.

In Aida è doveroso un profondo scavo psicologico, perché l’accento è posto non sui caratteri dei personaggi, ma sulle situazioni ed i conflitti interiori che suscitano nell’animo dei protagonisti. Su Aida e Radamès agiscono Ramfis ed Amonasro, che manipolano la situazione difficile in cui si trovano gli innamorati, facendo leva sull’unico sentimento che, secondo Verdi, poteva contrastare l’amore: la fedeltà alla patria.

Amneris cerca di servirsi della ragion di stato e della sua posizione sociale per annientare la rivale in amore ma, similmente alla sua schiava, resta vittima di forze sulle quali si era illusa di poter avere il controllo. I sentimenti privati si scontrano qui con le ragioni della storia, e lo scontro è reso più acuto dalla mancanza di vincitori.

L’Aida è una celebrazione della sconfitta. Tranne Ramfis, infatti, i personaggi escono tutti perdenti dalla vicenda: il piano di Amonasro fallisce e il re muore durante la fuga. Amneris si vendica della sua rivale, ma perde l’amore di Radamès; Radamès, vincitore in battaglia, nella vita privata è uno sconfitto. Aida può realizzare il suo sogno d’amore per il comandante egiziano non da libera, ma solo nel chiuso della tomba.

Tramonto sul Nilo

In tutta l’opera si dipana una serie quasi ininterrotta di duetti, concatenati fra loro da richiami tematici, e tutto è essenziale per lo sviluppo del dramma, compreso il balletto. Indimenticabili nell’immaginario collettivo restano numerosi passaggi ed arie; infatti, il successo di pubblico della prima di Aida al Cairo nel 1871 fu notevole, tanto che fruttò a Verdi il titolo di Commendatore dell’Ordine Ottomano. Nella Marcia Trionfale, per richiamare quello che poteva essere l’arcaico suono delle trombe, furono costruite appositamente delle chiarine ad un pistone. Eppure, l’opera scatenò pareri discordi nella critica, occupata a confrontarsi con la novità wagneriana. Il Lohengrin era eseguito nello stesso anno e la critica non perdonò a Verdi l’uso di forme tradizionali, specialmente delle cabalette. Il Maestro ne fu molto amareggiato, ma come disse un altro grande compositore, Jean Sibelius, “non si deve prestare troppa attenzione alla critica: nessuno ha mai innalzato una statua ad un critico”.

La vicenda raccontata nell’opera

Atto I
Scena I – Antico Egitto

Gli etiopi stanno per attaccare la valle del Nilo e Ramfis, gran sacerdote, annuncia al giovane Radames che gli dei hanno già indicato il guerriero che guiderà gli eserciti egiziani contro gli invasori. Radames spera di essere il prescelto e di coprirsi di gloria per amore della schiava etiope Aida, ancella della principessa Amneris.

Entra in scena la figlia del faraone e Radames le confida la sua speranza, pur senza farle cenno all’amore per Aida. All’entrata di Aida, Amneris capisce che tra i due esiste una forte attrazione e giura di vendicarsi perché anch’essa è innamorata del guerriero. Il re seguito dalla corte, annuncia che a guidare l’esercito contro gli etiopi sarà Radames e Amneris gli consegna il vessillo con il quale dovrà tornare vincitore.

In un clima di festoso tripudio, soltanto Aida è triste: Radames è l’oggetto del suo amore ma lui è anche il nemico degli Etiopi. Se vincerà, sarà la fine di suo padre Amonasro, che ha impugnato le armi per restituire alla figlia, schiava in Egitto, la patria, la reggia, il nome che è costretta a nascondere. Ma il desiderio che Radames si copra di gloria la pervade e intona ” Ritorna vincitor”.

Aida, il libretto stampato nel 1890

Scena II – Tempio di Vulcano

Nel tempio si svolgono le cerimonie di propiziazione e preghiera. I sacerdoti e le sacerdotesse inneggiano alla divinità. Radames è consacrato, per la guerra e per la vittoria, ricevendo da Ramfis la spada.

Atto II
Scena I – Una sala dell’appartamento di Amneris.

Radames ha sconfitto gli etiopi e la figlia del Faraone si prepara per la festa trionfale. Quando entra Aida, Amneris le dice che gli etiopi sono stati sconfitti ma Radames è morto sul campo di battaglia. Dal grido che sfugge alla giovane schiava, Amneris ha conferma che Aida lo ama e allora le rivela che il condottiero è vivo ma pure essa lo ama. Aida la supplica di aver pietà di lei, ma Amneris le risponde con crudeli parole di minaccia.

Scena II – Presso una porta della città di Tebe

Il Faraone, Amneris, con Aida e altre schiave, ministri, sacerdoti e il popolo tutto attendono Radames, il trionfatore che arriva alla testa delle truppe vittoriose, con i carri di guerra, le insegne, i tesori conquistati. Radames, incoronato da Amneris, fa condurre i prigionieri. Fra loro è Amonasro, re degli Etiopi e padre di Aida. Questa lo riconosce, gli parla, ma Amonasro le impone di non far sapere che egli è il re. Radames chiede la libertà dei prigionieri e il Faraone accoglie la richiesta, ma poi, per le proteste dei sacerdoti, decide che Aida e suo padre siano tenuti in ostaggio e gli altri siano liberati. Il Faraone offre a Radames la mano di Amneris.

Atto III
Scena I – La riva del Nilo

Radames non può rifiutare le nozze con Amneris che, alla loro vigilia, si reca a pregare al tempio di Iside per propiziarsi la dea. Inosservata, giunge Aida, che deve incontrare Radames sulle rive del Nilo. Sopraggiunge, invece, Amonasro che, avendo scoperto la relazione tra la figlia e Radames, le impone brutalmente di farsi rivelare come sorprendere Tebe per una via incustodita in modo che l’esercito etiope possa attaccare di sorpresa e conquistare così la vittoria. Aida si ribella all’idea di tradire Radames, ma Amonasro le impone il sacrificio per il bene del suo Paese. Sopraggiunge Radames e Amonasro, non visto, spia il colloquio dei due innamorati che affrontano il problema di coronare il loro sogno d’amore.

Come farà Radames a liberarsi di Amneris? Come potranno sfuggire alle ire di lei? Un solo scampo esiste, dice Aida: la fuga. Radames è pronto a fuggire con lei. C’è una strada sicura per uscire da Tebe e raggiungere la libertà senza essere sorpresi dagli armati egizi e Radames ne fa il nome. Appare Amonasro e rivela che egli, re degli Etiopi, passerà coi suoi soldati per il sentiero incustodito, nominato da Radames: le Gole di Napata. Il generale comprende di avere, involontariamente, svelato un segreto di guerra, mentre Amonasro e Aida fuggono. Radames si consegna al gran sacerdote per espiare il suo tradimento, sia pure involontario.

Atto IV
Scena I – Sala nel palazzo del Faraone

Amneris è disperata: Aida le è sfuggita, Radames è prigioniero e la morte lo attende.
Sempre innamorata di Radames, lo scongiura di difendersi. Lei implorerà da suo padre la grazia, se Radames le concederà il suo amore. Radames, incapace di vivere senza Aida, vuole espiare la sua colpa. Condotto davanti al tribunale dai sacerdoti è condannato ad essere sepolto vivo.

Scena II

La scena è doppia: sopra c’è l’interno del tempio di Vulcano, sotto la cripta che sarà la tomba di Radames. Radames nel suo sepolcro, sulla cui apertura viene calata una grossa pietra, invoca Aida. Inattesa ecco apparire Aida che lo ha preceduto nel sotterraneo per morire al suo fianco. Serenamente affrontano insieme la morte, mentre Amneris, nel tempio, leva il suo lamento.

Massimo Carpegna

Massimo Carpegna
Massimo Carpegnahttp://www.massimocarpegna.com
Docente di Formazione Corale, Composizione Corale e di Musica e Cinema presso il Conservatorio Vecchi Tonelli di Modena e Carpi. Scrittore, collabora con numerose testate con editoriali di cultura, società e politica.