Aids, trenta mesi di negatività dopo trapianto di cellule staminali

Aids, trenta mesi di negatività dopo trapianto di cellule staminali resistenti all’Hiv: tre paziente sottoposti al test

Un nuovo studio statunitense ha ottenuto risultati sorprendenti contro la lotta all’HIV, un esito che dà forza alla scienza e alla sua battaglia per ridurre al minimo i rischi del virus e le sue conseguenze. È noto che per la patologia, ritenuta tra le più gravi degli ultimi decenni, non è stato sviluppato un vaccino, ma i progressi di questi ultimi anni sono tali da poter ritenere sotto controllo la malattia.

Lo studio in questione è stato svolto su una donna di mezza età di un’etnia in particolare, ribattezza la “paziente di New York”, ha raggounto esiti decisivi per il progresso legato alla battaglia contro l’Aids. La paziente non solo era affetta dal virus, ma aveva anche una grave leucemia. La sperimentazione ha reso il soggetto sotto esame, negativa per trenta mesi all’Hiv senza i trattamenti antivirali.

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In sintesi sono state trapiantate al paziente di New York cellule staminali derivanti dal cordone ombelicale. La rivista Cell ha pubblicato lo studio in questione ritenendolo decisamente innovativo e molto importante: “L’epidemia di Hiv è etnicamente diversa ed è estremamente raro che persone di colore o anche di altre etnie trovino un donatore adulto sufficientemente compatibile”, afferma Yvonne Bryson dell’UCLA-Università della California Los Angeles.

Il team medico ha trapiantato cellule staminali portatrici di CCR5-delta32/32 da sangue del cordone ombelicale conservato, poichè era impossibile trovare per la paziente un donatore adulto compatibile. La paziente ha ricevuto il trapianto nel 2017 presso la Weill Cornell Medicine.

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Il dottor Bryson ha riferito che a causa di una serie di problematiche legate al sangue di etnie diverse, le cellule staminali del cordone trapiantate alla paziente di New York, sono state mixate seguendo un apposito procedimento che alla fine ha dato risultati positivi: “L’uso di una miscela di cellule staminali di un parente compatibile del paziente e di cellule del sangue del cordone ombelicale permette di dare una spinta alle cellule del sangue del cordone ombelicale”, ha dichiarato l’esperto.