La Rivoluzione Digitale ha cambiato le vite di ognuno di noi, anche per quanto riguarda le procedure di acquistare e vendere.
La diffusione dei portali e-commerce è in costante aumento e se una volta era qualcosa ad appannaggio pressoché esclusivo delle realtà presenti sul web, oggi non è più così.
Attività online e offline vanno sempre più di pari passo e ciò vale in special modo per le PMI italiane, che hanno saputo approfittare delle nuove opportunità per trovare maggiore visibilità.
Non tutti lo sanno, ma per poter disporre di un e-commerce è necessario considerare la procedura e il costo di apertura partita IVA: una condizione indispensabile per avviare questo tipo di scambio commerciale e farsi trovare in regola con lo Stato italiano.
Premessa: cos’è un e-commerce
Cosa si intende esattamente per e-commerce? L’Osservatorio del Politecnico di Milano ne propone la seguente definizione:
“Quando si parla di e-commerce (o commercio elettronico) ci si riferisce alla compravendita di prodotti e servizi attraverso il canale informatico (Internet based).”
Il concetto può essere applicato tanto al comparto B2B, quando lo scambio avviene tra due imprese, quanto a quello B2C, nel quale vi è una relazione diretta tra impresa e cliente finale.
La maggior parte dei portali dedicati al commercio online sono di tipo B2C e si rivelano uno strumento utile per le imprese per espandere il fatturato su scala nazionale e internazionale, nonché per ottimizzare il rapporto con il cliente finale.
Che si tratti di e-commerce B2B o B2C occorre, in ogni caso, procedere all’apertura della partita IVA: un requisito essenziale per poter essere presenti sul web a livello commerciale.
Partita Iva per e-commerce: le normative principali
La regolamentazione fiscale dell’e-commerce in Italia è regolata a livello normativo secondo quattro disposizioni che fungono da punto di riferimento:
- Direttiva 2000/31/CE. Si tratta della norma emanata dal Parlamento Europeo per quanto riguarda il Commercio Elettronico in Europa.
- Legge 70/2003. Sancisce la circolazione di beni e servizi, anche per quanto riguarda le transazioni che avvengono nel commercio elettronico.
- D.Lgs. n. 206 del 2005. Dispone tutto ciò che ruota intorno al codice ATECO.
- Legge 40/2007. L’ultima misura emanata in ordine temporale, la sua conoscenza è importante ai fini dell’introduzione del sistema telematico ComUnica.
Le normative stabiliscono i casi in cui è necessario procedere per i servizi e la vendita dei prodotti online con l’apertura di una partita IVA.
L’operazione va predisposta ogni qual volta si dà luogo a un’attività online strutturata, continuativa, professionale e che comporta un reddito.
La partita IVA serve per la vendita occasionale online?
Partiamo dalla base, chiarendo cosa si intende per vendita occasionale. Il termine indica un’attività di tipo commerciale che intercorre secondo cadenza saltuaria e sporadica, senza che sia stata predisposta una struttura commerciale in tal senso.
In parole semplici, se si vende un prodotto online ogni tanto oppure si offre un servizio sporadico è possibile farlo senza obbligo di partita IVA. A patto, però, di rientrare all’interno di un principio quale quello di occasionalità.
I parametri sono al momento piuttosto labili ed è perciò necessario prestare particolare attenzione. Tra i fattori oggettivi da tenere presenti troviamo in primo luogo quelli inerenti la tempistica: il portale deve essere attivo per un massimo di giorni non superiore ai 30 annui.
Inoltre, il reddito prodotto deve contemplare ricavi non superiori ai 5.000 € nell’arco dei 12 mesi. Se non si rispettano queste condizioni minime è necessario attivarsi per tempo e aprire partita IVA.
Cosa fare per aprire partita IVA nel caso di un e-commerce
Per aprire la partita IVA e consentire così all’e-commerce di essere operativo occorre prima di tutto reperire il codice ATECO.
Si tratta del codice identificativo della singola attività: quello specifico per l’e-commerce risponde alla denominazione 47.91.10 – categoria commercio al dettaglio, e vale per qualsiasi prodotto commercializzato online.
Occorre poi:
- Compilare la SCIA, ovvero la segnalazione certificata di inizio attività, consegnandola presso lo sportello SUAP del comune in cui ha sede l’attività.
- Compilare il modello per l’attribuzione del numero di Partita Iva (AA9/11 per le persone fisiche o AA7/10 per le società e gli enti) e consegnarlo all’Agenzia delle Entrate.
- Iscriversi al Registro delle Imprese della Camera di Commercio.
- Predisporre e comunicare all’Agenzia delle Entrate l’indirizzo web del sito che ospita l’e-commerce, il servizio scelto come internet provider, l’indirizzo e-mail e PEC e il numero di telefono o fax.
- Iscriversi alla Gestione Commercianti INPS
Tutti questi adempimenti possono essere svolti in una sola operazione accedendo al sistema telematico ComUnica.
La procedura può essere eseguita da sé oppure affidandosi a un professionista qualificato ed esperto come un commercialista. Se non si è esperti, meglio preferire quest’ultima opzione, vista la complessità dell’iter burocratico.
Infine, bisogna iscriversi al VIES, qualora si volessero effettuare operazioni di acquisto e vendita in ambito comunitario.