Un team di scienziati americani e spagnoli ha recentemente identificato una nuova specie di adrosauro, proveniente dalla regione sud-occidentale del Texas. Come affermato nel relativo articolo – pubblicato sul Journal of Systematic Palaeontology – questo fossile potrebbe fare luce sull’evoluzione dei cosiddetti “dinosauri a becco d’anatra”.
La ricerca è frutto della collaborazione tra gli istituti dell’Università Autonoma di Barcellona, del Museu Conca Dellà, e del Dipartimento di Geoscienze della Texas Tech University.
I dinosauri a becco d’anatra
I dinosauri a becco d’anatra appartengono alla famiglia Hadrosauridae, e devono il loro soprannome alla particolare conformazione del muso. Questi animali hanno avuto origine oltre 80 milioni di anni fa (tardo Cretaceo) e rappresentano uno dei gruppi di dinosauri di maggior successo, sopravvissuti fino all’evento di estinzione K-Pg.
I primi fossili di adrosauro furono scoperti in Nordamerica, verso la metà del XIX° secolo. Nel corso degli anni, alcuni eccezionali ritrovamenti hanno permesso ai paleontologi di ricavare preziose informazioni su questi antichi animali. Ad esempio, non si può non citare il reperto denominato “Dinosaur mummy” – rinvenuto in Wyoming, nel 1908 – il quale preserva ancora la forma della pelle dell’individuo.
Gli adrosauri erano animali erbivori, perfettamente adattati a nutrirsi di vegetali con grande efficienza. La loro bocca era munita di robusti denti che, tramite movimenti laterali delle mascelle, trituravano il cibo. Quando uno di essi veniva consumato, uno nuovo ne prendeva il posto. In totale, un adrosauro poteva possedere oltre un migliaio di denti, inclusi quelli non ancora emersi – una caratteristica unica fra gli animali terrestri.
Senza dubbio, l’elemento più rappresentativo di questa famiglia è la presenza, in alcune specie, di una cresta sul cranio. In base a ciò, gli adrosauri sono suddivisi in Lambeosaurinae – dotati di creste cave – e Saurolophinae – di cui alcuni possiedono una cresta piena mentre altri ne sono privi.
Le funzioni di queste strutture sono ancora oggetto di dibattito. Nei lambeosaurini, le creste assumono una varietà di forme differenti e sono connesse all’apparato respiratorio. Perciò, alcuni paleontologi ipotizzano fossero impiegate come camera di risonanza per produrre versi e richiami. Inoltre, è possibile che permettessero di distinguere l’età e il sesso degli individui.
L’adrosauro dal becco a pala
Nel 1983, un team di ricercatori americani scoprì i resti di un adrosauro presso la montagna Rattlesnake, nel Big Bend National Park (Texas). L’individuo presentava una singolare cresta nasale che, inizialmente, spinse gli scienziati a classificarlo come Gryposaurus (Saurolophinae). Tuttavia, un recente studio ha rivelato che si tratta di una specie del tutto sconosciuta, vissuta circa 80 milioni di anni fa: Aquilarhinus palimentus.
Questo animale era dotato di una mandibola dalla forma a W, molto diversa da quella a U tipica degli adrosauri. Secondo i ricercatori, ciò indica che Aquilarhinus aveva sviluppato una dieta differente, a base di piante acquatiche. Sfruttando il largo becco come una pala, avrebbe scandagliato le acque paludose, sondando il sedimento alla ricerca di vegetali.
Ma questa non è l’unica particolarità di A. palimentus. Si tratta infatti di una forma primitiva, non appartenente ai Saurolophinae né ai Lambeosaurinae. Pertanto, questo ritrovamento suggerisce che i primi adrosauri fossero molto più diversificati di quanto finora ipotizzato.
Inoltre, la presenza di una cresta nasale in una specie così primitiva potrebbe indicare che tale struttura rappresenti una forma ancestrale, dalla quale si sarebbero originate le creste dei Lambeosaurinae e Saurolophinae. Solo in seguito, alcuni membri di quest’ultimo gruppo – come gli edmontosauri – avrebbero perso tale carattere.
Come affermato da Albert Prieto-Márquez – primo autore dell’articolo – “Questo nuovo animale è uno degli adrosauri più primitivi conosciuti e, per tale ragione, può aiutarci a comprendere come e perché si siano evolute le ornamentazioni poste sulle loro teste, oltre a capire dove si sia originariamente evoluto il gruppo”.
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