Caso Pantani: Ennesima incredibile svolta

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Due infermieri del 118 che sono intervenuti all’epoca sul luogo del decesso di Marco Pantani, hanno dichiarato che vicino al corpo non c’era nessuna pallina di cocaina, contrariamente a quello che ritraggono le immagini scattate sulla scena del potenziale delitto, questa la loro dichiarazione: “Siamo strasicuri anche perché abbiamo il dovere professionale di segnalare alle autorità qualunque possibile elemento, specie se è una sostanza stupefacente, presente sulla scena. Non c’era nulla e nulla è stato segnalato”.

 Dunque qualcuno avrebbe posizionato in un secondo momento, questa specie di pallina, dalle dimensioni di una noce all’incirca, composta da mollica di pane e cocaina, in parte al corpo del ciclista, in particolare in parte al al braccio, sopra una chiazza di sangue.

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L’ipotesi più verosimile per spiegare tutto ciò, è quella di avere lo scopo di indirizzare le conclusioni investigative verso la strada dell’overdose accidentale.

 Stando agli inquirenti dell’epoca, Marco Pantani avrebbe mangiato volontariamente 20 grammi di cocaina, che gli sarebbero risultati appunto fatali. Tale fatto è stato confutato dai legali della famiglia Pantani, che hanno dichiarato essere una pratica inusuale e ipotizzando invece un’ingestione forzata con dell’acqua mixata alla cocaina. La pallina rinvenuta quindi, insolitamente pulita oltretutto, dava credito all’ipotesi dell’ingestione volontaria, difatti il ciclista l’avrebbe rigurgitata in seguito al malore.

Questo nuovo shoccante elemento, sarà presto oggetto di esame da parte del consulente medico nominato dalla Procura, che già aveva sollevato dubbi sulla volontarietà dell’ingestione di tale pallina.

Questo nuovo scenario apre a conclusioni di questo intricatissimo mistero, sconvolgenti.

La domanda che sorge spontanea è sul motivo per il quale i due infermieri abbiano parlato solo oggi, a più di dieci anni dalla vicenda.Questo fattore è l’ennesima riprova su come le indagini dell’epoca siano stata fatte in modo superficiale ed affrettato, come affermano i legali della famiglia Pantani, tanto che i due infermieri appunto non erano stati interrogati.

Ma i due operatori del 118, seguendo la riapertura del caso negli ultimi mesi, si sono interessati sempre più, e questo li ha portati a conoscenza del fatto delle due palline “apparse” sul luogo del decesso, senza che loro le avessero mai viste. Hanno deciso così di contattare l’avvocato della famiglia Pantani, per dire la loro incredibile verità sull’accaduto. Sono stati poi ovviamente interrogati dalle autorità, e le loro dichiarazioni depositate a Rimini.

 E non è finita.I due infermieri dichiarano inoltre di non aver mai defibrillato Pantani, ma di aver spostato solo il corpo di una ventina di gradi, per potergli applicare gli elettrodi, che non sono poi serviti, in quanto la macchina se non rileva attività, non permette di defibrillare. Dichiarazione in netto contrasto con la prima inchiesta, che riporta invece il contrario, dichiarando il tentativo di rianimazione.

Questo, unito ad altre tante incongruenze emerse dalla riapertura del caso, apre a scenari completamente diversi da quella dei primi inquirenti, che ormai sembra una morte dovuta a cause ben lontane dal suicidio. Difficile capire quale sia la verità, ma per lo meno è palese che i conti non tornano, e che ciò che è accaduto dieci anni fa è tutt’altro che chiarito, scrivendo l’ennesima pagina di cronaca nera italiana avvolta nel mistero e in ipotesi inizialmente improbabili, per diventare col districarsi delle indagini sempre più reali in modo inquietante.

 

 

 

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