ChatGpt: avvocato newyorkese “fregato” dall’AI

ChatGpt aveva fornito i numeri delle sentenze elencate e i tribunali che le avevano emesse, ma erano tutti inventati

Un legale di New York si affida all’AI e, quando il giudice chiede le opportune verifiche, si rende conto che i precedenti elencati da ChatGpt erano tutti inventati.

ChatGpt: quando la tecnologia ci si ritorce contro

Un legale statunitense ha deciso di chiedere aiuto a ChatGpt per argomentare un ricorso al tribunale di Manhattan. Steven Schwartz, questo il nome dell’avvocato “fregato” dall’AI, ha riportato una marea di precedenti senza controllarne la veridicità. Solo in seguito si è accorto che in realtà le sentenze elencate dall’AI erano tutte inventate.

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Schwartz, che da trent’anni opera come avvocato, si era affidato ciecamente all’Intelligenza Artificiale per difendere il proprio assistito. Solo dopo le opportune verifiche si è reso conto dell’errore e ha dovuto ammettere la verità di fronte al giudice.

Il caso in tribunale

A riportare la storia è il Corriere della Sera. Tutto comincia quando Steven Schwartz presenta un ricorso al tribunale di Manhattan. L’assistito è Roberto Mata, un passeggero di un volo Avianca che fa causa alla compagnia aerea dopo che un carrello delle vivande lo ferisce a un ginocchio durante un viaggio da El Salvador a New York. La compagnia chiede l’archiviazione, contestando la scadenza dei termini, e l’avvocato di Mata replica con una serie di precedenti che danno ragione ai passeggeri.

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Il giudice Kevin Castel ha chiesto a Schwartz di portargli i precedenti. L’avvocato ha interrogato ancora ChatGpt, che aveva fornito persino i numeri delle sentenze elencate e i tribunali che le avevano emesse.

Alla richiesta di esibire il testo integrale degli atti citati, l’AI ha confessato di averli tutti inventati.

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