Coronavirus: l’OMS dichiara la pandemia e Conte Chiude l’Italia

L'Organizzazione mondiale della Sanità dichiara la pandemia e gli Stati dovranno adeguarsi ai piani di contenimento OMS del coronavirus.

L’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità) dichiara la pandemia globale da coronavirus e la notizia era nell’aria da giorni, dato che le cifre sono purtroppo eloquenti: 119.711 contagi e 4.350 morti tra i quali 827 in Italia con la diffusione in oltre 90 Paesi nel mondo.

Conte chiude l’Italia

In seguito alla dichiarazione di pandemia fatta a Ginevra dal direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom, il Presidente Giuseppe Conte in diretta facebook comunica la chiusura dell’Italia per 15 giorni.

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Il Presidente Conte inizia il suo discorso ringraziando gli italiani “il mio grazie va a tutti voi che state rispettando le misure che il governo ha adottato per contrastare la diffusione del virus perché so che state cambiando le abitudini di vita e state compiendo dei sacrifici” prosegue, poi elogiando il paese che è stato tra i primi in Europa ad essere stato colpito duramente dal coronavisus “possiamo dirlo forte con orgoglio, sta dando prova di essere una grande comunità responsabile. In questo momento tutto il mondo ci guarda, certamente ci guardano per i numeri del contagio vedono un paese che è in difficoltà ma ci apprezzano anche perché sta dando prova di grande rigore di grande resistenza e io ho una profonda convinzione che domani non solo ci guarderanno ancora e ci ammireranno ma ci prenderanno come esempio positivo di un paese che grazie al senso di comunità è riuscito a vincere la sua battaglia contro questa pandemia“.

Ha poi aggiunto: “A breve nominerò anche un commissario straordinario, con ampi poteri di deroga, che potrà potenziare la produzione di beni che occorrono. Il commissario, il dottor Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia, si coordinerà con il dottor Borrelli e con la struttura della Protezione civile, cui va il mio ringraziamento». “Se saremo tutti a rispettare queste regole usciremo in fretta da questa emergenza, il Paese ha bisogno della responsabilità di ciascuno di noi. Siamo parte di una medesima comunità: ognuno si giova dei proprie e degli altrui sacrifici. Siamo una comunità di individui. Rimaniamo distanti oggi per abbracciarci tutti poi. Tutti insieme ce la faremo“, ha concluso.

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Queste le parole pronunciate dal Presidente, intrise di ottimismo e di incoraggiamento che anticipano la richiesta di un’ulteriore sforzo. Infatti, il decreto che sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale nelle prossime ore, secondo quanto dichiarato dal Presidente, disporrà la chiusura delle attività commerciali al dettaglio, ed in particolare chiusi i mercati su strada, bar, pub, ristoranti, centri estetici e parrucchieri.
Chiusi anche i servizi di mensa che non garantiscono la distanza interpersonale di un metro. Restano chiusi, inoltre, i reparti aziendali non indispensabili per la produzione: le industrie e fabbriche potranno continuare a svolgere le proprie attività produttive a condizione che assumano misure di sicurezza adeguate ad evitare il contagio. Consentita la ristorazione con consegna a domicilio, nel rispetto di determinate norme igienico sanitarie. Saranno incentivate le ferie e lo smart working. Restano chiusi fino al 3 aprile, come da precedente decreto, musei, cinema, teatri, scuole e università.

Garantite, invece, le attività di vendita di generi alimentari e di prima necessità. Resteranno, quindi, aperti alimentari, farmacie, servizi di trasporti, di poste, le attività agricole e di filiera, servizi bancari e assicurativi, edicole e tabacchini.

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Il Premier Conte afferma che: “L’effetto di questo nostro sforzo potrà essere visto solo tra qualche settimana“. Se i numeri cresceranno non dovremmo affrettarci a varare nuove  misure, bisogna essere lucidi, rigorosi e responsabili e non fare nessuna corsa verso il baratro”.

L’OMS dichiara la pandemia globale da coronavirus

L’Organizzazione mondiale della Sanità ha finalmente preso atto che non c’era alternativa alla dichiarazione di pandemia, considerando anche che, nelle ultime due settimane, i casi fuori dalla Cina sono aumentati di 13 volte.

A questo punto, gli Stati non hanno più il potere discrezionale precedente, ma dovranno eseguire i piani predisposti dall’OMS, improntati a una gestione più razionale e unica dell’emergenza, che puntano a impedire che il contagio dilaghi ulteriormente.

Le caratteristiche della pandemia da coronavirus alla base della dichiarazione OMS

L’OMS ha dichiarato quindi la pandemia globale da Covid-19 basandosi su due criteri: diffusione veloce tra le persone ed esito mortale in numerosi casi. Inoltre, la sua caratteristica globale è stata infine confermata dai dati certi sui primi focolai africani e sudamericani.

La conferma di misure più restrittive arriva anche da Walter Ricciardi dell’Oms, consigliere per il coordinamento con le istituzioni sanitarie internazionali del ministro della Salute italiano Roberto Speranza:

“Con la dichiarazione dello stato pandemico l’Oms può mandare i suoi operatori in loco, come fanno i caschi blu dell’Onu, e chiedere ai singoli Paesi di adottare misure di mitigamento, come il fermo di alcune attività o dei trasporti anche via terra…Il non rispetto delle disposizioni equivarrebbe alla mancata applicazione di norme internazionali, che implica l’applicazione di sanzioni“.

L’OMS ritiene incoraggiante il contrasto al coronavirus in Cina

Il direttore generale OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus ha quindi precisato con tono rassicurante: “Ci sono paesi però che hanno mostrato che questo virus può essere contenuto, quindi non dobbiamo arrenderci e adottare un approccio globale.

Non abbiamo mai visto una pandemia di un coronavirus, questa è la prima. Ma non abbiamo mai visto nemmeno una pandemia che può, allo stesso tempo, essere controllata.

Il riferimento è al successo crescente in Cina, con l’arrivo del presidente Xi Jinping a Wuhan, a testimonianza che le misure più drastiche stanno dando risultati tangibili, ma l’OMS ripete da giorni di essere, al contrario, molto preoccupata per i Paesi, a partire dall’Africa, che hanno un sistema sanitario assai meno sviluppato e diffuso che non è in grado di arginare il contagio da coronavirus.

Le conclusioni dell’OMS

Il direttore dell’OMS ha in effetti ammesso che, nelle ultime settimane, il numero dei Paesi colpiti è triplicato e che migliaia di pazienti nel mondo stanno lottando negli ospedali per sopravvivere.

Di conseguenza, Ghebreyesus ha ammesso che l’OMS è molto preoccupata per l’allarmante diffusione e gravità della situazione, ma la dichiarazione di pandemia è stata preceduta da riflessioni all’insegna della cautela.

Pandemia non è una parola da usare con leggerezza o negligenza – ha precisato  Ghebreyesus – È una parola che, se usata in modo improprio, può causare paura irragionevole o accettazione ingiustificata che la lotta è finita, portando a sofferenze e morte inutili“.

In ogni caso, il direttore generale OMS ha specificato che descrivere l’attuale diffusione da coronavirus come pandemia non cambia molto la sostanza delle cose, la valutazione sulla minaccia del coronavirus e neppure la strategia operativa.

Le possibili strategie aggiuntive dell’OMS

Secondo i dati raccolti da Paolo Mauri per Inside Over La strategia contemplata dall’OMS, però, non è quella di un blocco totale dei trasporti o dell’attività lavorativa di una nazione intera, ma sembra che sia diretta verso una soluzione “cinese”, ovvero una serie di blocchi sempre più stringenti, in prossimità delle zone dove i contagi sono maggiori, sul modello di quanto avvenuto a Wuhan e nella provincia di Hubei, che però aveva il rovescio della medaglia della quarantena di un’intera provincia con il blocco dei trasporti e di ogni attività lavorativa.

Verrebbe quindi creata una zona di interdizione, dove è proibito entrare o uscire, nei focolai accertati del contagio, circondata da una zona di transizione, o di buffer per usare il termine tecnico, dove vengono applicate misure di sorveglianza sanitaria e autoquarantena, ma senza limitare la circolazione della popolazione.

Le conseguenze di misure più restrittive

Il problema, in poche parole, è l’eventuale impiego di provvedimenti più coercitivi su larga scala che avrebbe un impatto molto pesante sull’economia globale e, in questo caso, l’Italia ne farebbe le spese, essendo il terzo Paese più colpito dal coronavirus, dopo Cina e Corea del Sud.

Inoltre il nostro Paese sconta già una forte riduzione dei consumi, e quindi del lavoro, che ricade soprattutto su commercianti, ristoratori e addetti al turismo, mentre è stretto tra cordone sanitario che mezzo mondo ci infligge e crescente chiusura di aziende e grandi marchi, in attesa di tempi migliori.

Le aspettative di OMS riguardo gli interventi nei vari Paesi

Di conseguenza, l’OMS ribadisce che non cambia l’obbligo per ogni Paese di usare tutti gli strumenti possibili di contenimento con un ringraziamento a Iran, Italia e Corea del Sud che, al pari della Cina, hanno adottato misure per rallentare il virus e controllare l’epidemia da Covid-19, nonostante mettano a dura prova le società e i sistemi economici.

La bacchettata semmai l’OMS la riserva ad altri Paesi che mostrano, non solo alti livelli di diffusione e gravità dell’infezione, ma anche “livelli allarmanti di inazione” contro il coronavirus.

Se ci si riferisce a vaste zone di Africa, Asia e America latina, con gravi problemi sanitari, o Paesi ancora chiusi in se stessi come la Corea del Nord, dove l’infezione avrebbe tra l’altro contagiato e ucciso anche centinaia di militari, lo capiremo meglio nei prossimi giorni.