Addio a Beppe Bigazzi, per anni protagonista di uno dei programmi più amati e seguiti di RaiUno, la “Prova del cuoco” con Antonella Clerici.
Il giornalista e gastronomo si è spento all’età di 86 anni dopo aver lottato a lungo contro una grave malattia. L’annuncio della scomparsa è stato dato dallo chef Paolo Tizzanini, del ristorante L’Acquolina di Terranuova Bracciolini, luogo d’origine di Bigazzi.
Non è tardata ad arrivare la reazione di Antonella Clerici che sui social ha salutato l’amico di vecchia data con un lungo messaggio accompagnato da una fotografia che li ritrae insieme: “Addio Beppe. Quando ti ho sentito qualche settimana fa ho capito che era un congedo definitivo. Porterò sempre nel cuore le tue ultime parole”.
Beppe Bigazzi iniziò a dedicarsi alla gastronomia alla fine degli anni Novanta curando, dal 1997 al 1999, sul quotidiano “Il Tempo” la rubrica “Luoghi di Delizia”. Sempre nel 1997 pubblicò il libro La Natura come Chef che vince il premio Verdicchio d’oro.
L’inizio della sua collaborazione con la Rai risale al 1995 quando curò la rubrica “La borsa della spesa” all’interno di Unomattina su RaiUno e dal 2000 divenne presenza fissa nella trasmissione “La prova del cuoco”.
Nel Febbraio 2010 Bigazzi viene travolto da una bufera mediatica dopo aver parlato della ricetta del “gatto in umido” che gli costò la sospensione della trasmissione delle 12 di RaiUno.
A seguito di tali polemiche, a suo tempo tenne a precisare:
“Negli anni ’30 e ’40 come tutti gli abitanti del Valdarno a febbraio si mangiava il gatto al posto del coniglio, così come c’era chi mangiava il pollo e chi non avendo niente andava a caccia di funghi e tartufi non ancora cibi di lusso. Del resto liguri e vicentini facevano altrettanto e i proverbi ce lo ricordano. Questo non vuol dire mangiare oggi la carne di gatto, ho solo rievocato usanze.”
Negli ultimi successivi, passò a Sky e poi ad Alice TV per poi tornare in Rai solamente nel 2013.
In molti però non sanno che prima di diventare giornalista e gastronomo Bigazzi, ha conseguito una laurea in scienze politiche con il massimo del voti, ha lavorato presso la Banca d’Italia e tra il 1970 e il 1973 è stato direttore delle relazioni esterne dell’ENI.