È possibile usufruire della pensione anticipata a 63 anni?

La pensione anticipata, in alcuni casi, è possibile se il lavoratore ha 63 anni, ma deve possedere trent'anni di contributi.

La pensione anticipata è fruibile, talvolta, raggiunti i 63 anni di età. Tra i requisiti, tuttavia, il lavoratore dovrà dimostrare di aver maturato almeno trent’anni di contributi. Si ricorda come, per tutto l’anno corrente, è ancora possibile usufruire di tale opportunità grazie all’Ape Sociale, una misura il cui iter sta giungendo al termine, a meno che non venga disposta una proroga ulteriore. L’Ape Sociale rimarrà legalmente in vigore fino al prossimo 31 dicembre. Money.it ha approfondito la questione, tramite la lettera di un lettore.

Pensione anticipata: possibile con un’invalidità dell’80% e 30 anni di contributi?

Il lettore ha chiesto alla redazione di Money.it se con 63 anni, un’invalidità dell’80% e trent’anni di contributi fosse possibile andare in pensione. La risposta non si è fatta attendere. Lorenzo Rubini ha scritto che nel caso di chi ha formulato la domanda, le possibilità sono due. Da una parte la pensione tramite la precitata Ape Sociale, dall’altra la pensione anticipata per lavoratori invalidi. Bisogna dunque fare opportune analisi sulla questione e partiamo dalla pensione anticipata per i lavoratori invalidi. Per questi, se hanno 80% (o più di invalidità) e lavorano nel settore privato, è prevista la possibilità di beneficiare della pensione di vecchiaia con un anticipo non indifferente rispetto ai 67 anni previsti per la generalità dei lavoratori.

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La pensione di vecchiaia anticipata per invalidi: come funziona?

Bisogna specificare come grazie alla pensione di vecchiaia anticipata per invalidi, è possibile accedere alla pensione di vecchiaia con solamente venti anni di contributi. Questo è compatibile, ad esempio, nel caso degli invalidi con almeno l’80% di percentuale. Si ribadisce, tuttavia, come ciò è possibile esclusivamente per coloro che lavorano nel settore privato. Questa possibilità è incompatibile, infatti, con i lavoratori del pubblico impiego o autonomi. La possibilità della pensione di vecchiaia anticipata è resa possibile per le donne che hanno compiuto 56 anni e gli uomini che hanno compiuto 61 anni e che sono in attesa di una finestra di dodici mesi per la decorrenza del trattamento pensionistico.

Settore privato e pubblico: due mondi, due possibilità

Torniamo al caso del lettore che ha scritto a Money.it. Il redattore Lorenzo Rubini ha specificato che se l’uomo è un lavoratore del settore privato, è possibile per lui andare in pensione con questa misura fin da subito. Nel caso in cui, invece, appartiene al settore pubblico o è un lavoratore autonomo, per lui sarebbe valida un’altra strada: quella dell’Ape Sociale. Questa misura è valida, tuttavia, per i lavoratori con un’invalidità pari o superiore al 74%, che abbiano compiuto 63 anni e che dimostrino almeno trent’anni di contributi.

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Il sistema pensionistico pubblico in Italia

Il sistema pensionistico pubblico in Italia dipende, in maniera fondamentale, dalla Riforma Dini negli artt. 1, 2 e 3. Tale riforma ha subito rigorose modifiche dalla Riforma delle Pensioni Fornero e dalla Riforma Pensioni 2020 del Governo Conte. Si attende ancora, invece, la Riforma Pensioni Draghi 2022. Come informa PMI.it, generalmente, le riforme apportate dai vari governi hanno avuto come obiettivo il controllo progressivo della spesa pubblica per le pensioni e l’ufficializzazione di un sistema previdenziale di tipo complementare che si affiancasse a quello pubblico. Altro obiettivo è stato quello di garantire un’uscita dal mondo del lavoro, in qualche modo flessibile.

Cosa sono le assicurazioni sociali obbligatorie

Le assicurazioni sociali obbligatorie consistono in dei rapporti giuridici coordinati da leggi speciali di diritto pubblico per tutelare eventi e situazioni economico-sociali contemplate nell’articolo 38 della Costituzione italiana, che afferma testualmente: “I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria”. A finanziare il sistema pensionistico pubblico italiano è l’imposizione fiscale. Il sistema di tutela obbligatorio che l’ordinamento previdenziale italiano prevede è diviso in due settori di riferimento:

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  • – Un settore riservato a lavoratori privati, pubblici, collaboratori e autonomi. Tale settore è gestito dall’INPS. In esso adesso sono confluite anche le ex gestioni ENPALS e INPDAP;
  • – Un altro destinato alla categoria dei liberi professionisti, gestito dagli enti previdenziali di diritto privato.

Come informa Wikipedia, l’assicurazione generale obbligatoria (AGO) è la forma più estesa di assicurazione sociale obbligatoria. Essa è coordinata dall’INPS per tutelare anziani, inabili, superstiti e altre forme di disagio sociale dei lavoratori autonomi, dipendenti e liberi professionisti.

Pensione a 64 anni con calcolo contributivo

La pensione a 64 anni con calcolo contributivo non sembra essere una strada molto conveniente. Al momento sul fronte pensioni tutto sembra tacere. Sappiamo solo al momento che la riforma Quota 100 è destinata a concludere il suo percorso vitale il 31 dicembre prossimo. Al momento solo ipotesi da esperti di previdenza, forze politiche e sindacati. Tuttavia, al momento gli esponenti di governo non hanno reso note importanti novità su tale tematica. Del resto questi sono alle prese con l’emergenza sanitaria da Covid-19 e dalla crisi economica.

Ora però l’ultima proposta avanzata per superare la Quota 100 e posta sul tavolo delle trattative prevede il poter andare in pensione una volta raggiunti i 64 anni, ma con un calcolo totalmente contributivo dell’assegno. Come leggiamo da Orizzonte Scuola, anche la Corte dei Conti è entrato nel dibattito previdenziale, facendo notare come la spesa previdenziale possa rappresentare nel prossimo biennio un elemento troppo critico per i conti pubblici. Si consiglia dunque un pensionamento anticipato che vada a uniformare il regime contibutivo puro con quello retributivo.

Estendere la pensione anticipata contributiva

Si parla, in maniera molto concreta, di estendere la pensione anticipata contributiva a tutti. Essa, al momento è riservata solamente ai soggetti ricadenti nel sistema contributivo puro. Quali sono i requisiti per tale misura? Ebbene, in primis bisogna raggiungere i 64 anni di età e poi garantire almeno venti anni di contributi e un assegno pari o superiore ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale. Nel caso in cui si estenderà questa modalità di pensionamento anche a coloro che rientrano nel sistema retributivo (con l’imposizione, tuttavia, del ricalcolo contributivo dell’assegno) verrebbe garantito un trattamento equo tra gli assicurati con anzianità simili.