F1: Forse così non và

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Giorni “calienti” per la F-1, tante notizie e dichiarazioni negative per la categoria regina dell’automobilismo, che arrivata a toccare il fondo, continua a scavare.

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Non ho voluto enfatizzare la situazione nel titolo, ma riportare semplicemente i fatti, ovvero questa F1 non piace a nessuno, e quando sono gli addetti ai lavori (spesso catechizzati se non pagati per dire il contrario) a dirlo significa che è proprio così, non semplici polemiche sparate da nostalgici e tradizionalisti, come crede ciecamente il Sig. Ecclestone.

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Chris Horner, Team Principal Red Bull ha candidamente dichiarato di voler tornare ai vecchi motori V8 aspirati, per dei semplici e palesi motivi.

 

Cominciamo dall’aspetto economico. La nuova generazione di propulsori, ora chiamati power unit, in quanto essendo ibridi con motore elettrico e recupero dell’energia, semplici motori non sono più, con sei cilindri a V turbo. Questi “mostri” teconogici sono gioielli dal costo di 40 milioni di euro a propulsore, contro gli 8 del vecchioV8, senza contare le spese altissime di gestione e manutenzione. Ora, per chi di soldi ne ha da buttar via come i top team, non è un problema, ma per le piccole scuderie lo è eccome, di fatti Marussia e Catheram hanno già annunciato il ritiro dal Mondiale, e già in Brasile non erano presenti, e non lo saranno nemmeno l’anno prossimo. Incertezza anche in casa Sauber e Lotus.

Il guaio è che le piccole scuderie ricevono pochi soldi rispetto a team più forti dagli introiti del Circus, così diventa difficilissimo restare a galla. La federazione è anni che sbandiera il cap finanziario, ma si è rivelato una mera ipocrisia e un paradosso appunto, con lo sviluppo spaventosamente costoso di queste power unit.

 

L’altro giorno Vettel ha rilasciato una dichiarazione abbastanza forte, che dovrebbe far pensare. “Ho pensato di lasciare la Formula Uno”.”Quando all’improvviso ti tolgono due cilindri e tutto è pilotato da un computer ti chiedi quale sia il legame rimasto con le corse – ha spiegato ad Auto Motor und Sport – Per cui ho cercato di trovare un motivo per rimanere e alla fine ho capito che anche se le monoposto erano diventate più lente continuavano ad essere superiori a quelle delle altre categorie”.

Dice tutto in queste poche righe dove i piloti devono concentrarsi prettamente di dover gestire la monoposto, più che portarla al limite, dovendo pensare a mille parametri da rispettare, dal consumo carburante alla gestione delle gomme, del Kers, del DRS…

Mattiacci, Team Principal Ferrari, ha lapidariamente dichiarato: “Le regole devono cambiare”. Mauro Forghieri, leggendario ingegnere Ferrari: “ Il DRS è assurdo”.

 

Chiude questo quadro desolante, l’idea geniale di assegnare il punteggio doppio all’ultima gara della stagione, rischiando così di veder trionfare Rosberg con la metà delle vittorie di Hamilton, che si è meritato senza dubbio il titolo, senza contare le medie e piccole scuderie, dove si giocano una stagione intera in una gara, dove i piazzamenti varranno letteralmente oro ai fini del piazzamento in classifica e conseguente assegnazione dei premi.

Mika Hakkinen, campione del Mondo ’98 e ’99 ha semplicemente detto: “Questa regola è assurda”.Seguito da niente meno che Montezemolo: “Questa F1 non funziona”.

 

Ecclestone e dirigenza convinti che tutto questo avrebbe fatto impennare gli ascolti, vedono invece crollare le loro aspettative, credendo di riuscire a prendere tutti in giro con questo teatrino, mentre evidentemente la gente non è così stupida da mandare giù tutto. Il calo di ascolti arriva addirittura a toccare punte del 30%, sia sulle tribune che davanti alla TV.

Se poi come contorno vogliamo servire il rumore da tosaerba delle power unit e i musi inguardabili…

La cosa peggiore di tutte è che non sembra si voglia cambiare questa situazione assurda, probabilmente incastrata in giochi di potere e monetari ben più grandi di noi.

 

C’era una volta la Formula Uno è proprio il caso di dirlo, questa è una categoria che più lontana dal concetto di corse vere e proprie non potrebbe essere, in uno spettacolo creato per essere fine a se stesso senza un minimo di etica e principi, tanto varrebbe dare un altro nome alla categoria. In tutto questo marasma, dove a tener banco è più l’argomento Alonso dove vai, che le vicende di pista, rende l’idea di quanto sia caduta in basso la F1, in una stagione, se non la stagione più buia della sua storia.

 

 

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