Film da non dimenticare: Il laureato

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Ci sono pellicole che restano dentro e di cui è indubbia la bellezza. Non è solo una questione di inquadrature o regia, ma piuttosto un mix di fascino, tematiche e passione.

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Il laureato (The Graduate) fa parte di questo genere di lavori. Uscito nel 1967, diretto da Mike Nichols e basato sul romanzo omonimo di Charles Webb, il film coinvolge e cattura, oggi come ieri.

Oltre che dal pubblico, ha avuto diversi riconoscimenti importanti dalle istituzioni:

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Nel 1996 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Nel 1998 l’American Film Institute l’ha inserito al settimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi. Nel 2008 l’aggiornamento della lista lo ha fatto scendere al diciassettesimo posto.

Dustin Hoffman, grazie a questo film, viene lanciato nel panorama Hollywoodiano e diviene la star che tutti conosciamo.

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Ma entriamo nel vivo della pellicola.

Il laureato è una specie di dichiarazione a tratti esplicita, a tratti velata, del malessere giovanile dell’epoca. Il protagonista rifiuta i valori borghesi, ma non se ne distacca mai del tutto.

La trama vede il figlio di un uomo d’affari, neolaureato con ottimi voti e proiettato verso un futuro radioso, sentirsi scontento, assente e disorientato. Apparentemente il giovane non dovrebbe avere nessun tipo di problema, ma non è così. Per allontanare il disagio inizia una relazione segreta con una donna matura, moglie del socio di suo padre. La tresca non risolleva il ragazzo, che si innamora della figlia della donna. Purtroppo la storia viene scoperta e la ragazza sposa un altro.

La scelta di mettere in scena un dramma e modellarlo addosso al clima di contestazione è azzeccata. Il protagonista ha delle perplessità sul mondo patinato in cui vive, ma non riesce ad abbandonarlo completamente. Questo è dimostrato anche dal modo in cui le sensazioni e gli atteggiamenti vengono mostrati sullo schermo. Si ha la sensazione che il ragazzo non combatta abbastanza e il tutto è sospeso, accennato. Anche la caratterizzazione dei personaggi è vaga, eterea, senza imposizioni. Questa scelta è opinabile, ma rende il film senza tempo.

Ottimi i ritmi, le situazioni crescono man mano e lasciano col fiato sospeso. Non mancano sarcasmo e ironia, che evitano troppa drammaticità. Il finale aperto fa pensare e lascia diverse interpretazioni.