Fumatore con il cancro: nessun diritto al risarcimento

Fumare è una scelta volontaria

La notizia emerge in seguito al processo intentato da un uomo, fumatore da anni, e malato di tumore, contro gigante del tabacco Philip Morris.

L’uomo fumava dai due ai quattro pacchetti di sigarette al giorno, senza essere mai riuscito a smettere.

Il protagonista della vicenda è deceduto mentre il processo era ancora in corso, ma i suoi figli e parenti hanno cercato di portare avanti la sua lotta.

Il rifiuto

Il rifiuto della Corte di Cassazione viene soprattutto dal fatto che la pericolosità del fumo sia nota e dichiarata da decenni, sia dei produttori di tabacco che dal Ministero della Salute.

Quella dell’uomo di fumare è quindi stata una scelta e lo stesso non può ritenere altri responsabili per un atto compiuto di sua spontanea volontà, senza alcuna costrizione.

La sentenza del 10 maggio 2018

Durante la causa l’uomo ha cercato di giustificarsi dicendo che quella indotta dal tabacco nella sua persona era una vera e propria dipendenza, dalla quale non è mai riuscito a liberarsi.

Ma la mancanza di volontà dell’uomo non può essere imputabile alla dipendenza che provoca la nicotina nel corpo umano e quindi non si possono ritenere responsabili i produttori di tabacco.

La tossicità del fumo è nota, così come lo è quella del fumo passivo ma meno quella del cosiddetto fumo di terza mano ovvero le particelle che abiti e pelle di chi ha fumato vengono trasportate e penetrano anche in ambienti chiusi.