La guerra è quella cosa che apre le porte all’orribile. Il colonnello Kurtz lo sapeva, descrivendolo in un vagheggiamento impazzito e lucido allo stesso tempo sotto i connotati “dell’orrore”.
Questo film fatto molto bene, diretto e prodotto da David Ayer, mette sentimenti contrastanti nello spettatore attento, privo di giudizi superficiali, proprio dentro questa sporca faccenda che è la guerra. Il cinismo, la durezza, il non poter permettersi nessuna pietà, con a fianco, poi, una profondissima umanità e una pietà diversa, condivisa da questo manipolo di soldati americani che fanno uscire una strana inevitabilità da questa orribile peste di morte, dove appunto l’orrore, tocca con le sue miserie umane, tutta la sua follia.
Un brad Pitt d’eccezione, che si concede una sobrietà di recitazione, tirando fuori espressioni somatiche senza pronunciare parola, da attore consumato, come fosse una specie di Brando redivivo.
Ma il cast dei protagonisti principali non è da meno. Dialoghi che stanno nascosti fra scene crude e immagini commoventi danno l’idea che, una volta in guerra, l’esserne malgrado tutto coinvolti, fa emergere l’urgenza di un senso, dove, come dice un cantante famoso in una sua canzone, un senso non ce l’ha.
Da vedere.