Home restaurant: la ristorazione in casa ma occhio alle norme

Home restaurant, il futuro della ristorazione a domicilio. Passione, competenza, tradizione gastronomica e problemi normativi.

Dalle Alpi alla Sicilia cresce sempre più il fenomeno degli home restaurant. Un padrone di casa, con passione e buona esperienza di cucina, s’improvvisa chef e prepara piatti saporiti, offrendo un servizio ristorante di buona qualità a viaggiatori e clienti occasionali, ma in casa propria.

Lo scopo è cucinare piatti tradizionali in atmosfera familiare facendosi aiutare nella preparazione delle ricette dagli ospiti paganti che lo richiedono, prima di gustarle in sala da pranzo.

Nascita e diffusione degli home restaurant

Il fenomeno è nato a New York nel 2006 su ispirazione di un modello di ristorazione cubano, dal 2009 ha avuto crescente successo nel Regno Unito e quindi gli home restaurant sono approdati anche in Italia.

Home restaurant tra passione ed esperienza

Su iniziativa del ministero delle politiche Agricole, università e regioni, è nata l’idea di tutelare i nostri prodotti di qualità, la gastronomia italiana e le antiche ricette, purché affidati a mani esperte.

Tra i maggiori entusiasti, ci sono le “Cesarine“. Si tratta di una rete di cuochi casalinghi, costituita da uomini e donne che s’ispirano a caratteristiche specifiche:

  • Sono appassionati cuochi e “osti” italiani il cui impero è il cuore della casa: la cucina. Da qui l’origine del nome Cesarina, intesa come “Piccolo Giulio Cesare”
  • Sono accoglienti padroni di casa
  • Vantano molta esperienza delle tradizioni culinarie del loro territorio
  • Salvaguardano e condividono la loro conoscenza delle tradizioni locali, delle ricette e dell’ospitalità
  • Aprono le porte di casa propria a viaggiatori curiosi per esperienze culinarie coinvolgenti.

Non a caso, molti appassionati di home restaurant sono turisti stranieri provenienti da varie parti del mondo, desiderosi di gustare ma anche di imparare a realizzare le ricette tipiche della tradizione italiana.

Buona cucina e tecnologia non bastano per un home restaurant di successo

Una cucina accogliente e piena di elettrodomestici moderni, il libro delle ricette della nonna, presenza sul web e tramite applicazioni del cellulare, per farsi rintracciare dai clienti, non bastano perché bisogna essere in regola.

La normativa confusa sugli home restaurant

L’apertura dell’home restaurant scatena discussioni accese. La ragione, come sempre, riguarda i vuoti normativi che faticano a seguire la rapidissima evoluzione del mondo del lavoro. La ristorazione a domicilio è già molto diffusa. Si calcola che ci siano almeno diecimila home restaurant in Italia e molti ritengono che sia sufficiente svolgere saltuariamente questo lavoro, restando sotto al reddito di 5.000 euro l’anno, per non aprire neppure la partita iva.

In realtà, le cose sono più complicate, come spiega Alessandra Losito su guidafisco.it, perché il ministero dello Sviluppo Economico considera che gli home restaurant praticano una somministrazione, cioè vendita di cibo e bevande, anche se saltuaria e rivolta solo a pochi clienti paganti. Di conseguenza, la casa è considerata come un luogo attrezzato e aperto al pubblico che offre un servizio di ristorazione a tutti gli effetti, quindi è soggetto alle leggi in materia.

Gli home restaurant tra Parlamento e Antitrust

A gennaio 2019 la camera dei Deputati ha licenziato un disegno di legge che deve essere rivisto al senato. Il testo non convince l’Antitrust perché lo considera troppo restrittivo in alcuni punti:

  • L’attività dovrebbe essere saltuaria, limitata a meno di 500 coperti, e ogni cliente non pagherà più di 10 euro per rimanere entro un reddito inferiore a 5.000 euro l’anno e non fare concorrenza sleale ai ristoranti tradizionali. Ma gli appassionati di home restaurant ritengono il limite esagerato. Considerando 76 miliardi di fatturato della ristorazione nel 2015, 10.000 home restaurant, con 5.000 Euro di introiti annui medi, rappresentano solo lo 0,065% del totale, quindi non sarebbero un pericolo per la concorrenza
  • Occorre prenotare negli home restaurant solo su piattaforme online
  • I pagamenti devono essere elettronici per garantire la tracciabilità
  • Rispetto di tutte le norme igienico-sanitarie
  • Priorità agli ingredienti a chilometro 0 per garantire alimentazione sostenibile e tradizione gastronomica
  • Assicurazione contro i rischi dell’attività
  • Contratto assicurativo che copra l’appartamento nella responsabilità civile verso terzi
  • Possibilità di sostituire la SCIA con una comunicazione al comune di residenza.

Le normative home restaurant secondo il ministero dello Sviluppo Economico

In attesa delle modifiche al testo in Senato, il ministero dello Sviluppo Economico suggerisce quanto segue:

  • Presentazione della segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) al comune che comprenda indirizzo abitazione, metri quadri, presenza parcheggio ecc.
  • Requisiti morali e professionali: dimostrare che almeno in due degli ultimi 5 anni l’aspirante gestore di home restaurant abbia lavorato nella ristorazione, possieda un diploma di tipo alberghiero, oppure abbia frequentato un corso tra 40 e 120 ore per somministrare cibi e bevande (SAB) organizzato dalle regioni
  • Modulo ComUnica camera di commercio obbligatorio se si presenta il modello SCIA per aprire partita iva, posizione INPS o INAIL
  • Specie nelle zone tutelate, occorre il piano HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points) per impianti e strutture a norma che consente di fare autocontrollo igienico-sanitario di produzione, somministrazione e vendita di alimenti
  • Il vecchio libretto sanitario è sostituito dai corsi di formazione per alimentaristi
  • Presenza dei requisiti strutturali e funzionali nell’ambiente dove si cucina (accesso alla canna fumaria, trattamento a norma dei rifiuti e conservazione adeguata degli ingredienti).

Le contestazioni alle norme restrittive sugli home restaurant

Gaetano Campolo, cuoco professionista, Ceo e fondatore di Home Restaurant hotel, titolare del marchio brevettato al ministero dello Sviluppo Economico, ha creato questo format in franchising per la ristorazione a domicilio che sta raccogliendo grande consenso tra gli italiani e i turisti internazionali, ansiosi di conoscere e approfondire la nostra cultura gastronomica, e ritiene necessario il varo di una buona legge di settore ma condivide, allo stesso tempo, le bocciature dell’Antitrust e dell’Unione europea a leggi restrittive che ostacolano l’attività di home restaurant, utile a contrastare la disoccupazione.

Campolo è altrettanto critico verso la legge approvata dalla camera, e già in conflitto con l’Antitrust, perché non sostiene gli operatori che, secondo i suoi dati, hanno già aperto 14.400 home restaurant in Italia. Per questo motivo, ha accolto con soddisfazione il parere del ministero dell’Interno che stabilisce, in assenza di legge e secondo le risoluzioni vigenti, la possibilità di avviare l’attività di ristorante in casa senza troppi vincoli.

Per orientare meglio chi desidera avviare un home restaurant, è disponibile un vademecum scaricabile su www.homerestauranthotel.it, in collaborazione con uno studio legale,  che conferma l’obbligo di aprire la partita Iva e d’iscrizione al registro imprese, all’INPS e all’Inail solo per chi guadagna più di 5.000 euro l’anno.

Home Restaurant Hotel consiglia di seguire le normative dedicate ai requisiti morali e professionali per somministrare alimenti e bevande, le norme sanitarie, SCIA, corsi di formazione, HACCP, tracciabilità degli alimenti, indicazione degli allergeni e polizza assicurativa per l’attività e a copertura dell’immobile dai danni contro terzi, mettendo anche in evidenza i punti chiave suggeriti nel parere del ministero dell’interno:

  • Comunicare al commissariato di pubblica sicurezza che si svolge attività di home restaurant nella propria abitazione
  • Rilasciare in commissariato dichiarazione di disponibilità a lasciare accedere gli agenti di polizia nella casa adibita a home restaurant
  • Indicare con chiarezza la presenza dell’home restaurant sul citofono
  • Essere reperibili al citofono, in caso di controllo di polizia, soprattutto negli orari di svolgimento dell’attività di home restaurant.