Non è bello “investire” sui morti verrebbe da pensare. Ma ogni tragedia ha le sue “investiture”, anche i suoi “investimenti”. Quello che è successo a Roma ha il sapore di un’altra corruzione, diversa da quelle canoniche e ufficiali che ogni settimana, ormai, siamo abituati a sapere. Qui l’inchiesta non ha bisogno di trovare segrete verità: è tutto molto tragicamente semplice e doloroso, sia per i feriti gravi che per un essere umano che ha trovato la morte.
Il problema dovrebbe essere “soggetto – oggetto ” delle competenze giudiziarie, ed essere analizzato nell’accaduto in sé, senza essere strumento manipolato da mire politiche e sociali, o peggio razziali , verso scopi che non c’entrano nulla con la tragedia medesima . Non sono i rom il cuore del problema, semmai; ma tutto quello che gravita intorno “alla questione rom “, e per la quale ogni cittadino che abbia un minimo di buon senso, si sente muovere da destra a sinistra ( passando per un centro inesistente) come su di un ballatoio di pareri uguali e contrari senza equilibrio, là dove tutti con estreme facilità lo perdono l’equilibrio, pareri e cittadino compreso . Le grida non servono più.
Le frasi del solito Matteo Salvini sulla faccenda, non fanno bene e non sono belle, non sono neppure al servizio di quello che servirebbe agli immensi problemi sociali che crisi economiche e corruzioni varie hanno e stanno esasperando da tempo il nostro paese. Non ci servono soluzioni spicciole, né scompartimenti di nemici catalogati per “razza” o colori politici e religiosi ; dove il dividere “aizzando” promette soluzioni per cause illusorie, dagli effetti futuri probabilmente nefasti .
Bisogna dunque “investire” il problema da altri punti di vista, facendo meno pubblicità sul sangue, come sulle razze dell’accaduto in questione. Il nostro ormai è un paese multirazziale, specialmente nei centri urbani più grandi del paese, e in certe condizioni d’invivibilità, o di vivibilità precarie, questa guerra tra poveri fa solo gli interessi dei più ricchi … ma questa è una vecchia storia mai del tutto “imparata”.