La più grande salamandra del mondo rischia l’estinzione

La scoperta di più specie di salamandra gigante cinese impone la rivisitazione della attuali, inadeguate strategie di conservazione

La salamandra gigante cinese è il più grande anfibio attualmente esistente, in grado di raggiungere dimensioni paragonabili a quelle di un uomo adulto.

Recentemente, un team di ricercatori ha suggerito che tale organismo sia rappresentato da ben tre specie (e non una, come finora ipotizzato), una delle quali – Andrias sligoi – includerebbe gli individui di taglia maggiore.

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I risultati dello studio – pubblicato su Ecology and Evolution – offrono importanti informazioni per garantire la conservazione di questi organismi, oggi a forte rischio di estinzione.

La salamandra gigante cinese

Un vero e proprio “mostro” si nasconde sotto le acque dei fiumi cinesi, divorando crostacei, pesci, e perfino i suoi simili. Tradizionalmente identificato con la specie Andrias davidianus, la salamandra gigante cinese sembra esser giunta direttamente dalla preistoria, infatti può superare facilmente il metro di lunghezza e pesare più di 30 kg. Sono proprio le sue eccezionali dimensioni a renderlo il più grande anfibio oggi esistente.

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Un tempo diffuso in gran parte della nazione, questo straordinario animale ha visto un progressivo e rapido declino a partire dagli anni ’50. Tra le cause principali vi è la distruzione del suo habitat – ormai ridotto a un decimo dell’estensione originale – in seguito a deforestazioneinquinamento e modificazione dei corsi d’acqua.

La situazione è ulteriormente esacerbata dalla caccia eccessiva e dal bracconaggio – una pratica diffusa e non debitamente perseguita. Parti del corpo di salamandre vengono infatti impiegate nella medicina tradizionale, inoltre le loro carni sono regolarmente consumate soprattutto nel sud della Cina.

Verso la fine degli anni ’70, fu proprio la migrazione di numerosi abitanti dalle regioni meridionali a favorire l’espansione di questo mercato, portando alla nascita di grandi allevamenti.

Oggi, la salamandra gigante cinese è considerata specie in pericolo critico – prossima all’estinzione in natura – perciò si rendono necessari interventi tempestivi per evitare che scompaia completamente.

La scoperta di nuove specie e la loro conservazione

Un gruppo di ricercatori – provenienti da prestigiosi istituti inglesi, canadesi e cinesi – è arrivato in soccorso delle salamandre. Gli studiosi hanno analizzato una quarantina fra esemplari e campioni di tessuti, conservati nelle collezioni museali.

Tramite le cosiddette tecniche di “Next Generation Sequencing”, è stato possibile indagare il genoma mitocondriale degli individui (quello trasmesso unicamente per via materna).

La ricerca ha così dimostrato l’esistenza di una specie precedentemente ignota: Andrias sligoi. A quest’ultima apparterrebbero gli esemplari di maggiori dimensioni, incluso quello conservato al Museo di Storia Naturale di Londra e dalla lunghezza record di 1,8 m. In realtà, è stata identificata anche una terza specie, della quale tuttavia si possiedono solo tessuti.

Secondo gli scienziati ogni specie è associata ad una determinata località, in particolare quella senza nome abiterebbe la regione di Huangshan, mentre A. sligoi e A. davidianus sarebbero, rispettivamente, originari del fiume delle Perle e dello Yangtze.

Queste tre linee evolutive si sarebbero separate “fra 3,1 e 2,4 milioni di anni fa”, ci spiega l’autore Samuel Turvey – della Società Zoologica di Londra.

“Queste date corrispondono ad un periodo di orogenesi in Cina caratterizzato dall’innalzamento del Plateau tibetano, cosa che potrebbe aver provocato l’isolamento di alcune popolazioni di salamandra gigante e l’evoluzione di specie distinte…”.

Ma come può tutto questo aiutare le salamandre?

Per capirlo dobbiamo fare un passo indietro.

Negli scorsi anni, gli allevamenti hanno liberato numerosi esemplari in natura, allo scopo – ufficialmente – di favorirne la salvaguardia. Tuttavia, questi appartenevano ad A. davidianus, e il loro rilascio in zone popolate da altre specie potrebbe aver causato gravi danni – portando a fenomeni di competizione ed ibridazione.

È per questo motivo che gli scienziati hanno dovuto analizzare il materiale museale, risalente all’inizio del ‘900 (prima dell’interferenza umana).

Ed è sempre per questo motivo che le future strategie di conservazione dovranno tenere conto delle diversità che caratterizzano ogni specie, in modo da garantirne la corretta conservazione.

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