La “porta dell’inferno” in Siberia continua a crescere

Le problematiche causate dalla "porta dell'inferno" sono molteplici, e il cratere sembra ingrandirsi anno per anno

La porta dell’inferno, o anche Darvaza è un cratere situato nel deserto del Karakum, in Turkmenistan. Si tratta di una voragine artificiale, che ha avuto origine a causa di un incidente nel 1971: una perforazione effettuata nel terreno per cercare  il petrolio, ha fatto crollare il suolo e aperto una via di fuga al gas naturale presente nel sottosuolo. Successivamente la voragine è stata incendiata volontariamente, per evitare la continua fuoriuscita di gas, e non ha mai smesso di bruciare. Proprio per questo, è stata denominata “porta dell’inferno”.

Originariamente, la fessura era una sorta di piccola fossa, ma ha continuato ad ingrandirsi. Negli ultimi anni, infatti, ogni anno la crepa è aumentata in media di 10 metri. Dal 2016 la media è salita, dai 12 ai 14 metri ogni anno. Le cause sono gli incendi boschivi dell’area circostante ed i cambiamenti climatici. Lo scioglimento del permafrost, infatti, può causare il collasso del suolo, una sorta di frana artica, attraverso l’artico siberiano. La situazione è peggiorata in questi mesi, l’estate siberiana è stata molto più calda del solito e le temperature sono state a giugno maggiori di 10° rispetto alla media.

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La vasta regione della Siberia in Russia è diventato un punto caldo, il riscaldamento avanza molto più velocemente rispetto al resto del pianeta“, ha spiegato Grigory Kuksin, leader di Greenpeace dell’unità incendi boschivi in Russia. “Quest’estate ha già provocato ondate di calore estreme, fuoriuscite di petrolio causate dal disgelo del permafrost e incendi: cosa succederà prima che agiamo finalmente?“.

Le conseguenze della crepa

Ovviamente i danni provocati sono davvero incommensurabili. Negli ultimi 60 anni, molte persone si sono ritrovate private della propria terra, compresi alcuni indigeni che per colpa della spaccatura hanno perso i loro siti sacri. Inoltre l’intera area potrebbe crollare.

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Tuttavia, gli scienziati hanno potuto acquisire diverse informazioni analizzando la crepa. Nel 2017, è stato condotto uno studio da un team di esperti che ha rivelato che le foreste sepolte e congelate ben 200.000 anni fa starebbero riemergendo grazie alla crepa, e ciò potrebbe consentire agli studiosi di analizzare sia il clima antico della terra sia diverse specie di animali. Infatti, hanno recuperato resti di diverse bestie, tra cui un cavallo pleistocenico, diversi lupi e leoni delle caverne, ed un bisonte preistorico.