Luke Cage (Mike Colter) è ben consapevole dei nuovi obblighi e dei doveri legati al suo nome e alla sua popolarità. La lotta continua per mantenere l’amata Harlem un luogo sicuro lontano dalla delinquenza e dal razzismo sono costanti e richiedono tutta la sua forza, ma le cadute sono inevitabili, specialmente quando la fama offusca la ragione.
Il ritorno improvviso del padre (Reg E. Cathey) e le tensioni familiari irrisolte sono solo l’inizio di un viaggio a ritroso che Luke dovrà intraprendere per affrontare e infine sconfiggere il proprio passato. Mentre il rapporto con Claire Temple (Rosario Dawson) inizia lentamente a crollare, l’impero criminale di Mariah Dillard (Alfre Woodard) cresce a dismisura.
L’insaziabile e crudele brama di potere di quest’ultima porta ad un vero e proprio conflitto con un vecchio nemico, il malavitoso John McIver (Mustafa Shakir), meglio noto come Bushmaster. Lo scontro di entrambe le fazioni innescherà una sanguinosa battaglia tra le strade di Harlem e il nuovo antagonista provvisto di straordinari poteri saprà dare del filo da torcere all’eroe buono.
Il desiderio di Luke di vedere Dillard consegnata alla giustizia lo costringerà a diventare il suo riluttante protettore, difendendola a fatica dall’ira del minaccioso Bushmaster. Con il detective della polizia Misty Knight (Simone Missick) impegnata a sconfiggere il caos che impregna i vicoli del quartiere e a sostenere una causa nei confronti di entrambe le organizzazioni in guerra, Cage dovrà lottare da solo contro sé stesso per bilanciare i concetti di legge, etica e integrità morale.
Nella seconda stagione Marvel’s Luke Cage il creatore della serie Cheo Hodari Coker è ancora alla disperata ricerca di quella magia malvagia che imperversava nel capitolo precedente e che aveva trovato nel volto perfetto del villain Cottonmouth, magistralmente interpretato da Mahershala Ali.
Luke Cage 2, la maledizione di un eroe
Smessi i panni di “brutale dramma hip-hop di quartiere”, bisogna attendere una stagione intera per ritrovare quel senso di certezza, originalità e di slancio che tanto avevano caratterizzato l’edizione passata. Sembra quasi che una maledizione colpisca gli spettacoli Marvel al giro di boa, facendoli rallentare paurosamente o addirittura implodere con la consueta brutta abitudine di cedere nel mezzo della vicenda. E come spesso accade il seguito dell’eroe Marvel risulta troppo pieno di tutto e disordinato per essere apprezzato fino in fondo.
Il lato introspettivo delineato all’eccesso ne rallenta pesantemente lo svolgimento, ma la forza di Cage sta nel rialzarsi sempre di fronte ad ogni avversità e così, come il suo interprete principale, una giusta corsa nel finale riesce miracolosamente a salvare l’atteso seguito.
Nonostante i difetti sopraccitati e qualche scivolone narrativo, risulta difficile giudicare negativamente a priori una serie che ha dalla sua una impeccabile colonna sonora, un raffinato stile visivo, delle scene di combattimento cinetiche emozionanti e delle eccellenti performance tra i quali spiccano il compianto Reg E. Cathey e Alfre Woodard.
Luke Cage ha un evidente potenziale intrinseco da sfruttare e con un po’ di creatività e di coraggio in più, la terza stagione potrebbe rasentare la perfezione.