Amadeus si appresta a condurre la sua quinta edizione del Festival di Sanremo. Il conduttore ha promesso che questa sarà l’ultima volta nella città ligure e Fiorello ha giurato d’andarlo a prendere personalmente all’Ariston. Anche Claudio Cecchetto è convinto che l’epoca Amadeus è destinata a chiudersi.
L’ex dj, che ha scoperto tanti talenti tra cui Amadeus e Fiorello, ha rivelato in un’intervista rilasciata a Fanpage che dopo Amadeus il Festival non necessita di grandi cambiamenti: “Squadra vincente non si cambia. A queste eventualità bisogna pensare se ci sono i motivi per un cambio, ma per come vedo io Sanremo, non avverto questa necessità“ ha dichiarato Cecchetto. E’ poi convinto che anche Gerry Scotti dovrebbe avere la sua opportunità, è un professionista e darebbe a Sanremo un mood diverso:
“Certo, lo meriterebbe, ma il problema di Gerry è che anche lì è una questione di aziende. Bisognerebbe fare un’eccezione come hanno fatto con Maria De Filippi. Lui è lo zio d’Italia e con lui si porterebbe sicuramente a casa un grande festival“. Cecchetto ha poi ricordato quando ha condotto il Festival di Sanremo, un’esperienza che ancora porta nel cuore.
Claudio Cecchetto: “Devo tutto a Mike Buongiorno…“
“Sanremo, quello del 1979, presentato dal grande Mike a cui devo tutta la mia carriera, non era andato bene. Quel modello era in difficoltà, così Gianni Ravera, patron di Sanremo allora, si rese conto del fenomeno delle radio libere, dei disc jokey, su cui puntò per salvare la manifestazione rimpiazzando la figura del presentatore classico.” All’epoca aveva solo 28 anni ed era alle sue prime esperienze in tv.
In seguito con il Festivalbar, Salvetti gli diede l’occasione di presentate un festival diverso: “Mi disse che affidandolo a me avrebbe voluto rendere il Festivalbar quello che è poi diventato, una manifestazione itinerante nelle varie città d’Italia su Canale 5, mentre prima era solo un riassuntino mandato in onda su Rai2“. La manifestazione, nonostante il successo, è stata chiusa 15 anni fa e rimetterla insieme oggi non è facile: “Farla ripartire è difficile, ma indubbiamente il marchio è diventato un ricordo. È solo la proprietà del marchio a poter rinverdire o reinventare il Festivalbar, non certo la televisione. Chiaro che una manifestazione del genere costa ed è complesso, però io sono dell’idea che mai dire mai“.