La storia della vita è segnata da cosiddetti “eventi di estinzione di massa“, capaci di modificare profondamente gli ecosistemi terrestri.
Tradizionalmente, se ne identificano 5 di maggiore portata, tra i quali figura anche quello che sterminò i dinosauri. Tuttavia, una nuova ricerca suggerisce l’esistenza di un sesto evento, fino ad oggi poco studiato, e avvenuto circa 260 milioni di anni fa.
Le 5 grandi estinzioni di massa
Le “Big Five”, così sono chiamate le 5 maggiori estinzioni di massa che abbiano mai colpito il pianeta.
Indubbiamente, la più famosa è quella avvenuta circa 66 milioni di anni fa, quando un corpo celeste largo 10 km si schiantò sulla Terra – lasciando una cicatrice di ben 150 km di diametro. Il cratere di Chicxulub – situato nella penisola messicana dello Yucatán – testimonia l’incredibile violenza dell’impatto che annientò i dinosauri, segnando la fine del loro regno.
In totale, si stima che almeno il 75% delle specie esistenti scomparve completamente. Eppure, l’estinzione di fine Cretaceo non sale nemmeno sul podio delle Big Five, posizionandosi ad un “misero” quarto posto.
La medaglia d’oro va ad un evento forse poco noto al grande pubblico, ma dalle proporzioni gigantesche: l’estinzione di fine Permiano.
All’epoca, la Terra era popolata da antichi rettili – chiamati sinapsidi – antenati dei moderni mammiferi. Circa 252 milioni di anni fa, intense eruzioni vulcaniche innescarono profondi cambiamenti nel clima, colpendo duramente gli ecosistemi e portando alla scomparsa del 96% delle specie.
Ma non è tutto.
Un recente studio – pubblicato sulla rivista Historical Biology – suggerisce l’esistenza di un sesto, grande, evento di estinzione. Quest’ultimo sarebbe avvenuto appena 8 milioni di anni prima della fine del Permiano, ma non avrebbe ricevuto particolari attenzioni dagli scienziati, fino ad oggi.
La catastrofe dimenticata
L’evento studiato dai ricercatori si colloca al termine del Guadalupiano, un’epoca del Permiano compresa fra 273 e 259 milioni di anni fa.
Al tempo, gli ecosistemi terrestri erano dominati da grandi predatori sinapsidi come l’Anteosaurus – un rettile dinocefalo di oltre 500 kg – che cacciavano erbivori di simili dimensioni come i pareiasauri – lontani parenti delle tartarughe.
Nel corso del Guadalupiano, i cambiamenti climatici portarono all’instaurarsi di un clima più freddo e arido, che colpì duramente le foreste tropicali e le barriere coralline.
Ma la vera catastrofe doveva ancora avvenire.
Circa 265 milioni di anni fa, le attuali regioni della Cina meridionale furono scosse da imponenti eruzioni, preludio ad un’intensa attività vulcanica che si sarebbe protratta per tutto il resto del Guadalupiano.
Ancora oggi, la provincia di Sichuan è attraversata da un accumulo di rocce magmatiche – i cosiddetti “trappi dell’Emeishan” – che si estende su un’area superiore a quella del Regno Unito.
I trappi rappresentano gli ultimi testimoni di questo evento eccezionale, i cui effetti ci vengono illustrati dall’autore Michael R. Rampino – geologo presso l’Università di New York:
“Grandi eruzioni come questa rilasciano enormi quantità di gas serra – in particolare anidride carbonica e metano – che provocano un intenso riscaldamento globale, tale per cui gli oceani caldi e poveri di ossigeno diventano ostili alla vita marina”.
Al termine del Guadalupiano, numerosi gruppi di successo – come i rettili dinocefali – furono portati al collasso e, in mare, circa il 50% dei generi venne spazzato via. Per fare un confronto, la fine del Cretaceo fu caratterizzata dalla scomparsa del 47% dei generi marini.
Come affermato dal professor Rampino, questi numeri rendono l’evento di fine Guadalupiano una delle più grandi estinzioni di massa mai avvenute, che ha giocato un importante ruolo nell’evoluzione della vita sulla Terra.
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