Importantissime novità arrivano dal mondo della ricerca scientifica in merito alla lotta contro il cancro. I ricercatori del Karolinska Institutet hanno effettuato uno studio davvero sensazionale sul controllo della scomposizione del glucosio in diverse forme di cancro. Il controllo della scomposizione in questione potrebbe determinare nuove e rivoluzionarie strategie terapeutiche nella lotta al tumore.
L’importanza dello studio
Il problema di sottofondo che accomuna la totalità dei farmaci attualmente utilizzati per combattere le patologie tumorali è che distruggono tutte le cellule che si dividono velocemente. Questo sicuramente rappresenta un deterrente alla crescita del cancro, purtroppo però danneggia anche le cellule sane creando così problemi all’organismo. Paradossalmente la chemioterapia (terapia maggiormente utilizzata per distruggere il cancro) è sostanzialmente un veleno che uccide non solo il cancro ma anche il nostro corpo.
I ricercatori hanno notato che il segno distintivo delle cellule tumorali è la loro capacità metabolica (estremamente veloce), necessaria affinché si possano espandere e dare le famose metastasi. Visto e considerato che il metabolismo delle cellule tumorali è diverso rispetto a quello delle cellule normali esiste la possibilità di bloccare il metabolismo delle prime cellule ed evitare che il tumore possa espandersi. Tutto questo potrebbe avere due effetti fenomenali ovvero arrestare la crescita del tumore e far salve le altre cellule del corpo. Secondo il professor Erik Norberg questa scoperta potrebbe essere rivoluzionaria e potrebbe portarci a creare nuovi trattamenti per annientare il cancro evitando i peggiori effetti collaterali della chemioterapia.
Dalla teoria alla pratica
I ricercatori sono riusciti a dimostrare la loro teoria attraverso la rimozione genetica della deubiquitinasi DUB JOSD2, ovvero il fattore prognostico del cancro al polmone. I risultati sono chiari, la rimozione genetica del fattore citato ha impedito la crescita delle cellule tumorali. Sulla base di tutto ciò, il professor Erik Norberg è pienamente convinto che questo particolare meccanismo possa inibire la crescita delle cellule tumorali con enormi benefici per i pazienti.