Sebbene, secondo gli ultimi sondaggi condotti, buona parte della popolazione americana non crede ancora al fenomeno del riscaldamento globale, in realtà chiunque su questo pianeta dovrebbe interessarsi in maniera più attiva all’argomento, proponendo nuovi azioni cautelative e magari programmatiche per risolvere una questione delicata che coinvolge ciascuno di noi.
In realtà, però, i sondaggi ci dicono che gli americani credono al cambiamento climatico, e basta inoltre ricordare per un attimo gli insoliti fenomeni atmosferici degli ultimi anni di cui siamo stati testimoni (abbondanti nevicate, temporali prolungati, ma anche maremoti, terremoti…), quello a cui la gente non vuole credere è che simili mutamenti siano legati in qualche modo alle responsabilità umane. Per molti, infatti, i cambiamenti climatici sono del tutto indipendenti dalla nostra volontà e dalle nostre attività e rappresentano, soltanto, il naturale evolversi, nel tempo, dell’ambiente circostante. Un po’ come dire: dopo l’estinzione dei dinosauri, forse adesso è arrivato il nostro momento e noi non possiamo farci nulla.
Mettendo per un attimo da parte colpe e colpevoli, fortunatamente, però, i Governi, o almeno una parte di essi, sembrano non accettare fermi e immobili l’avanzata del riscaldamento climatico e delle sue disastrose conseguenze sull’ambiente, e stanno cercando di intraprendere qualche iniziativa per poter limitare un fenomeno di ampia portata che coinvolge, come detto, l’intero ecosistema del pianeta. Recentemente lo stesso Presidente degli Stati Uniti Obama ha presentato il nuovo budget di Governo agli americani da destinare per il problema del cambiamento climatico, un piano da diversi milioni di dollari che servirà ad aiutare i vari Stati federali a ridurre le emissioni inquinanti di Co2 e a gestire eventuali emergenze (ambientali) derivanti da una condizione climatica davvero precaria.
Intanto, per monitorare, i reali effetti del cambiamento climatico in Antartide un nuovo progetto (tutto italiano) realizzato in collaborazione con l’Università di Siena andrà ad analizzare i comportamenti di vita dei pinguini, una delle specie maggiormente messa a dura prova proprio a causa del fenomeno del riscaldamento climatico. L’organizzazione mondiale WWF da anni, infatti, cerca anche con l’aiuto di soci, attivisti e volontari, di salvaguardare la specie proponendo un programma di adozioni dedicato per proteggere i pinguini e restituire, al più presto, il loro habitat naturale dove poter sopravvivere. L’aumento delle temperature che condiziona lo scioglimento dei ghiacciai, in associazione con una pesca “eccessiva” che continua a ridurre la presenza di prede nelle acque utile per la loro nutrizione, sta rendendo la sopravvivenza dei pinguini ogni giorno sempre più difficile. Il pinguino adesso sarà studiato come un “bioindicatore” dello stato di salute dell’area dell’Antartide per comprendere effettivamente qual è la situazione di emergenza climatica. La specie dei pinguini, come detto, è fortemente dipendente dallo presenza del ghiaccio ed i suoi comportamenti di vita risultano estremamente sensibili alle variazioni climatiche. Le ricerche prenderanno in considerazione i parametri di alimentazione e nutrizione della specie, così come quelli riproduttivi, per comprendere la reale allerta ambientale e fornire dati più dettagliati ai Governi per accelerare gli interventi ambientali pianificati.