Uno strano fenomeno marino sta interessando in questi giorni le coste calabresi. Le spiagge diventano blu elettrico, cosparse di strani esseri marini. Le onde del mare trasportano questi piccoli esseri che inevitabilmente finiscono per spiaggiarsi e morire. Gli animali in questione sono chiamati Velelle, galleggiano sulla superficie dell’acqua, a causa della presenza di camere d’aria all’interno del loro scheletro costituito da una sostanza cartilaginea.
Nella parte superiore c’è una struttura triangolare che emerge dalla superficie del mare e funge da vela, difatti è conosciuta anche come Barchetta di S. Pietro perché galleggia sulla superficie dell’acqua e viene sospinta dal vento, proprio come una piccola barca a vela. Nella parte inferiore si trovano le parti molli di colore blu intenso(elettrico). In realtà queste esseri in colonie non sono costituite da un singolo organismo ma da tanti individui ognuno col suo determinato compito.
- 1) al centro del disco c’è un unico grande individuo tubolare dotato di bocca e specializzato nell’alimentazione.( si nutrono di piccoli pesci, crostacei, gamberetti) e placton.
- 2) attorno vi sono numerosi altri individui con funzione difensiva che hanno la forma di un tentacolo e sono privi di bocca.
- 3) Infine vi sono altri individui che svolgono sia la funzione riproduttiva che quella alimentare.
Hanno un colore blu intenso dovuto alla presenza di particolari pigmenti (astaxantine) che le difendono dalla esposizione solare. La comparsa improvvisa di questi banchi di organismi gelatinosi prendeno il nome di bloom. Le Velelle spiaggiate si seccano sotto il sole, le parti molli si decompongono diventando prima di color viola chiaro tendente al rosa fino a scomparire del tutto, mentre lo scheletro cartilagineo di colore bianco assumerà una consistenza quasi plastificata che poi tenderà anch’esso a decomporsi. Per conservare gli scheletri bisognerà metterli in un flacone con una soluzione di alcool (30%) e olio di vaselina (70%). Come le meduse, le velelle posseggono cnidocisti, ossia organelli urticanti, ma il loro potere tossico è blando e non rappresentano un problema per gli esseri umani, comunque evitare il contatto con gli occhi sarebbe sempre un ottima precauzione.
”Una notizia insolita ma vera, è che le Velelle chiamate Vulella nelle zone di Amantea e Diamante sono un alimento prelibato”. Ebbene si sono commestibili e gustose. Una tempura di meduse, o un’ insalata di Velella, magari condita con olio extravergine d’oliva, leggera e satura di propietà antiossidanti.(naturalmente attenzione!) Il Cnr Ispa (Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari) di Lecce invita a non disdegnare l’uso culinario di alcune specie di meduse, diffuse da millenni nei Paesi Orientali (Cina e Sud Est Asiatico)
Il biologo marino Angelo Vazzana, direttore del Museo di Biologia Marina e Paleontologia di Reggio Calabria ha asserito che: “Lo spiaggiamento della Velella Velella, sotto questa particolare forma massiva è da ritenersi un evento eccezionale. Inoltre questo spiaggiamento indica che la loro presenza è sintomo di buona salute del mare e dell’ecosistema marino, inoltre, seccando sulla riva, contribuiscono all’assetto vitale dell’ambiente costiero.
Quando ci si imbatte in uno spiaggiamento di Velelle, regolarmente si trovano le conchiglie di Janthina. Il Mollusco, un parassita che si attacca alla parte inferiore della Velella, quella immersa, e ne approfitta per farsi trasportare. Le Janthina, come dice il nome latino, sono di color viola, la più comune delle quattro specie mediterranee, che si chiama Janthina pallida è proprio caratterizzata da un colore viola che sbiadisce fino al bianco.
Le Janthina sono in grado di farsi portare dalle correnti anche in modo autonomo, infatti secernono una specie di bava che solidifica formando bolle d’aria, consentendo quindi all’animale di galleggiare. Inoltre a questa sorta di capsula galleggiante troviamo le capsule ovigere come piccole pretuberanze rosa di aspetto vermiforme.
Molto più pericolosa sarebbe lo spiaggiamento della caravella portoghese, celenterato marino, unica specie del genere Physalia e della famiglia Physalidae. Per il suo aspetto viene spesso scambiata per una medusa, ma in realtà è un sifonoforo. Non si tratta cioè di un singolo organismo pluricellulare, ma dell’aggregazione di quattro diversi individui specializzati chiamati zooidi, collegati e fisiologicamente integrati tra loro al punto da essere reciprocamente dipendenti per la sopravvivenza. È dotata di tentacoli capaci di punture molto dolorose e pericolose per l’uomo.
Persino i tentacoli staccati e gli esemplari morti rimangono pericolosi per ore e giorni dall’avvenuto distacco o morte. Più raramente gli effetti avversi possono aggravarsi: shock anafilattico, febbre e interferenze con le funzioni cardiache e polmonari fino alla morte. Per questi motivi meglio starne alla larga. Ora se vi capita di vedere una scia blu sulla vostra spiaggia non abbiate paura sono delle piccole meduse le Velelle.