Taranto – Rischio licenziamenti?

Triste notizia per l'occupazione tarantina

Arsenale: presto venti licenziamenti?

Il comunicato stampa unitario della FILCAMS CGIL, FISASCAT CISL, UILTUCS UIL

Taranto sta per subire un duro attacco sul piano dell’occupazione.

Venti persone (ovvero, venti lavoratori della mensa dell’Arsenale del capoluogo ionico) a rischio licenziamento a causa della scelta di passare dalla mensa ai buoni pasto

I lavoratori della mensa dell’Arsenale, si parla di oltre venti persone, saranno presto senza lavoro a causa della scelta di passare e, dunque, optare per i buoni pasto.

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“Saranno presto senza lavoro”, la denuncia dei sindacati

Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil denunciano questo rischio e chiedono che si apra il confronto per scongiurare questa sciagurata ipotesi.

Il commento dei segretari di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil

Sembra assurdo che in questo preciso momento storico si apra un’altra ferita nel corpo martoriato di Taranto. La scelta di dismettere la mensa dell’Arsenale e passare ai buoni pasto causerà un fortissimo impatto occupazionale che si trasformerà in crisi economica e sociale” commentano i segretari Paola Fresi, Antonio Arcadio e Sergio Notorio, rispettivamente segretari di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, “venti persone senza lavoro significa venti famiglie con un reddito in meno. E quante di questo sono monoreddito? Quanta povertà causerà questa scelta insensata?”.

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La disoccupazione

Da sempre il problema della disoccupazione rappresenta uno dei crucci principali dei governi di tutto il mondo.

C’è un esercito di cittadini senza lavoro “invisibili” alle stime, ma che se conteggiato nelle statistiche potrebbe far emergere quasi 2 milioni di disoccupati in più.

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Secondo l’Istat infatti sono quasi 3 milioni i disoccupati in Italia, e il tasso di disoccupazione – espresso come il numero di persone che non hanno un lavoro ma lo cercano in rapporto al totale della forza lavoro – si attesta secondo le rilevazioni più recenti all’11,3%. Un dato che però potrebbe non riflettere veramente lo stato di salute del nostro mercato del lavoro.

Considerazioni fatte secondo le statistiche e le percentuali di disoccupazione a livello nazionale

Considerando solo le formule contrattuali e il tempo di lavoro – ed escludendo variabili come stipendio, modalità di lavoro e altri parametri – la ricerca traccia quella che viene definita area del disagio, cioè “persone che lavorano sotto condizioni diverse da quelle auspicate”.

Si tratta, quindi, di coloro che lavorano con contratti precari malgrado in cerca di un impiego fisso, o di chi lavora part-time anche se in cerca di un impiego a tempo pieno. Soltanto nel 2016, rileva uno studio, erano 4 milioni e 471 mila persone. In rapporto al totale degli occupati, il tasso è cresciuto dal 14% del 2007 al 20,3% del 2015, scendendo leggermente nel 2016. Tra i più penalizzati gli under 35, con tassi di disagio che vanno dal 33,8% delle regioni settentrionali al 41,3% del Mezzogiorno.