4 maggio 1949: il Grande Torino diventava leggenda

Il 4 maggio 1949 scompariva una delle più grandi squadre d'Italia.

“Un crepuscolo durato tutto il giorno, una malinconia da morire, il cielo si sfaldava in nebbia, e la nebbia cancellava Superga”. 

Alle 17:04 del 4 maggio 1949, il Fiat G.212 della Compagnia aerea ALI e siglato I-ELCE, si schiantava contro il terrapieno della Basilica di Superga mettendo fine alle storiche imprese di una squadra, il Torino, ammirata in tutto il mondo. La squadra ritornava da Lisbona reduce da una partita amichevole disputata contro il Benfica. Il fuoco divampa, il cielo piange. Tra le lamiere contorte i corpi senza vita dei giocatori, dei dirigenti, dei giornalisti, dei piloti. Una scena straziante quella che si presenta agli occhi dei soccorritori. Alcuni corpi non hanno più volto. Intorno valigie, pacchi regalo e maglie granata.

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A tarda sera la notizia rimbomba nelle radio e nelle prime pagine dei giornali. Il Grande Torino è diventato leggenda. A Vittorio Pozzo, Commissario Tecnico della Nazionale Italiana, il delicato compito di riconoscere quelli che lui definiva affettuosamente i suoi ragazzi. Cammina tra i rottami, trattenendo le lacrime, accompagnato dal commissario di Polizia. Gli unici corpi non martoriati erano quelli di Loik, di Aldo Ballarin e di Castigliano mentre il viso di Castiglione era stato letteralmente mangiato dalle fiamme.

Migliaia di torinesi sfidano la pioggia e si recano sul luogo dell’incidente aereo, tifosi, semplici curiosi, familiari che vengono però bloccati ai cancelli della Basilica.

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La pioggia e il vento accompagneranno quella notte destinata a restare impressa nel cuore degli italiani. Torino è in lutto, l’Italia intera è in lutto. La squadra granata, orgoglio di tutti, simbolo di una rinascita, modello di lealtà, forza e giovinezza scompariva in un giorno di pioggia tra le contorte lamiere di un aereo.

Palazzo Madama ospita i feretri degli invincibili. Il Torino viene proclamato per la quinta volta consecutiva Campione d’Italia con quattro giornate d’anticipo. Le bare sfilano sui carri, i loro nomi vengono scanditi tra gli applausi e i pianti dei presenti.

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Il calcio italiano perdeva una squadra compatta e vincente, un modello che purtroppo non esisterà mai più.