A cena con il Senatore Stefania Craxi: mio padre presidente anche in casa

Proposte, ricordi ed emozioni di una serata a chiusura della campagna elettorale a Pavullo nel Frignano con la figlia di Bettino Craxi

Siamo alle battute finali delle elezioni Amministrative per molte città e paesi e i big della politica macinano chilometri su e giù per l’Italia per sostenere i candidati dei partiti che rappresentano. Alcuni, veri e propri maratoneti, sono capaci di raggiungere quattro città nella stessa giornata, che significa quattro discorsi, rinfreschi, pranzi, apericena e cena. Una vera “pacchia” per lo stomaco e il fegato!

Lunedì scorso, e per il rinnovo del Consiglio Comunale, è toccato a Pavullo nel Frignano, cittadina dell’Appennino modenese e patria dei Montecuccoli, accogliere un nome illustre a sostenere la ricandidatura a sindaco di Luciano Biolchini, a capo della coalizione di centrodestra e che amministra il paese da buon “padre di famiglia”, come è solito ripetere. Questo nome illustre è quello di Stefania Craxi, unito al Senatore Enrico Aimi, coordinatore di Forza Italia per l’Emilia Romagna e appartenente ai maratoneti sopra citati.

Nei conversari a tavola, Stefania Craxi ha confermato che il celebre padre Bettino Craxi era “presidente” anche in casa, amministrava la vita di tutti e un giorno le disse con tono perentorio di seguirlo, dove avrebbe tenuto un discorso importante. Lei rispose che l’avrebbe accompagnato, ma perché questa era la sua libera scelta e non per imposizione. Insomma, grandissimo legame, ma senza testa china.

Nel proseguimento della serata, il Senatore – che preferisce la declinazione tradizionale al maschile e non al femminile – si è dimostrata una donna squisita nella sua semplicità e modestia, che conserva intatta la nobile peculiarità della politica, che è servizio per gli altri. Lo ha ribadito a tavola e nel suo discorso, dicendo che chi non ama stare in mezzo alle persone per ascoltarne le difficoltà e non sente dentro di sé la volontà di fare qualcosa per aiutarle, qualunque sia la sua sensibilità politica, è meglio che cambi mestiere e si dedichi ad altro.

Che i partiti trabocchino di scaltri opportunisti, venditori di fumo e ipocriti propagatori d’ideali ai quali sono i primi a non credere, è un dato di fatto; ma non è questo il caso di Stefania Craxi: lo dimostra la sua storia personale e politica. E lo ha dimostrato l’altra sera nella passione con la quale parlava dei problemi dell’Italia e da cosa si dovrebbe ripartire.

Quando ha detto che “l’Italia è uscita distrutta dalla Seconda Guerra Mondiale, ma grazie all’operosità e all’ingegno degli italiani, ai quali nessuna meta è preclusa, siamo riusciti a ricostruirla e proprio sotto la presidenza di mio padre eravamo la quinta potenza mondiale economica!” la voce si è incrinata per l’emozione, a testimoniare l’orgoglio per il papà e ancora il dolore per l’ingiustizia subita.

La ferita per quelle monetine lanciate a Bettino Craxi all’uscita dall’Hotel Raphael, le minacce e l’esilio forzato, è ancora aperta e probabilmente non si rimarginerà mai.

Se si riflette un attimo, è una prassi che nel nostro Paese si ripete sistematicamente, ogni volta che sta per spiccare il volo e abbandonare l’atavico complesso d’inferiorità, per approdare all’onor del mondo e al benessere diffuso.

Fu così negli anni ‘60, il periodo del boom economico nel quale ogni sogno pareva realizzabile, immediatamente fermato dalle contestazioni del Sessantotto, che nel decennio successivo portarono agli “anni di piombo” con la nascita delle Brigate Rosse e, in risposta, dei gruppi d’ispirazione fascista.

Poi, il cammino di prosperità riprese con la “Milano da bere” come simbolo e la presidenza di Bettino Craxi, con il quale si raggiunse quella posizione economica mondiale citata dalla figlia. Ma s’avviò l’indagine “Mani pulite”, che azzerò tutti i partiti storici per spianare, di fatto, la strada al PDS di Achille Occhetto, grazie al “Compagno G”, acclamato in seguito in tutte le Feste dell’Unità. Primo Greganti fu arrestato con l’accusa di corruzione, per aver ricevuto in Svizzera, tra il 1990 e il 1992, 621 milioni dal gruppo Ferruzzi per appalti Enel. Denaro che, secondo l’accusa, rappresentava la prima delle due quote riservate al PCI/PDS delle tangenti concordate. Greganti negò sempre ogni addebito del Partito e l’allora Procuratore aggiunto Gerardo D’Ambrosio scavalcò nelle indagini il pm Tiziana Parenti e concluse che Greganti s’era tenuto per sé quei soldi. Il PCI/PDS fu salvo. Tutto “Ok”, ma “Il diavolo fa le pentole e non i coperchi”.

A sbarrare la porta alla sinistra comparve un uomo estraneo alla politica, che nella vita professionale aveva dimostrato lungimiranza e grande capacità manageriale e di aggregazione: Silvio Berlusconi. Rinacque la speranza, ma ancora una volta si attivò la magistratura con l’invito per Berlusconi a comparire davanti al GIP e consegnatogli il 22 novembre 1994, proprio mentre presiedeva a Napoli una conferenza internazionale sulla criminalità organizzata. La notizia fu pubblicata dal Corriere della Sera, prima che ne fosse a conoscenza l’interessato, e tutto il mondo si mise a ridere, causando agli italiani un danno incalcolabile. Compresi coloro che già immaginavano il Presidente del Consiglio dietro le sbarre. Processi su processi, fino a contarne trentasei, e si ripiombò in quella condizione di disperata sopravvivenza, senza certezza di poter costruire un futuro positivo per se stessi e per i propri figli.

Verso mezzanotte, il senatore Stefania Craxi ha voluto concludere il suo discorso come tante volte aveva scelto suo padre, con il testo di una canzone di De Gregori: “Viva l’Italia. L’Italia liberata. L’Italia del valzer e l’Italia del caffè. L’Italia derubata e colpita al cuore. Viva l’Italia. L’Italia che non muore. Viva l’Italia presa a tradimento. L’Italia assassinata dai giornali e dal cemento. L’Italia con gli occhi asciutti nella notte scura. Viva l’Italia, l’Italia che non ha paura.”

Siamo scattati tutti in piedi. Commossi noi e commossa Stefania Craxi, investita da un lunghissimo e sincero applauso. Sì, viva l’Italia che non ha paura, tante volte derubata di un futuro diverso e colpita al cuore.

Massimo Carpegna

Massimo Carpegna
Massimo Carpegnahttp://www.massimocarpegna.com
Docente di Formazione Corale, Composizione Corale e di Musica e Cinema presso il Conservatorio Vecchi Tonelli di Modena e Carpi. Scrittore, collabora con numerose testate con editoriali di cultura, società e politica.