Arabia Saudita, confermata la condanna a 6 mesi per reato di droga per l’hostess Ilaria De Rosa

La condanna a 6 mesi di reclusione per Ilaria De Rosa, l'hostess italiana detenuta in Arabia Saudita, è stata confermata in appello

È definitivo: l’hostess italiana arrestata in Arabia Saudita, la ventiquattrenne Ilaria De Rosa, dovrà rimanere in carcere fino a novembre. Effettivamente, un tribunale saudita ha ratificato giovedì in appello la sentenza di 6 mesi di detenzione con l’accusa di possesso di stupefacenti. La giovane ventiquattrenne di origini venete – la sua famiglia risiede a Resana, nei pressi di Castelfranco (Treviso) – resterà detenuta a Gedda, dove si trova dal 5 maggio (ha già scontato quasi quattro dei sei mesi comminati in prima istanza).

Ilaria De Rosa: l’accusa

In qualità di assistente di volo per la compagnia lituana Avion Express, era stata arrestata lo scorso 5 maggio durante una festa in una villa con addosso – secondo l’accusa – dell’hashish. Si tratta di un’accusa che la ragazza ha prontamente respinto e anche amici che erano con lei quella sera hanno testimoniato l’assenza di droga.

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Hostess Ilaria De Rosa: l’arresto

Era il 5 maggio quando la giovane assistente di volo per la compagnia lituana Avion Express era stata fermata durante una festa in una villa ed era stata rinchiusa in una prigione a 45 chilometri dalla capitale saudita. Secondo l’accusa, la ventiquattrenne sarebbe stata trovata in possesso di uno spinello nascosto nel reggiseno durante un controllo della polizia nel Paese mediorientale. Un’accusa estremamente grave in Arabia Saudita e punita anche con la pena di morte che Ilaria ha sempre respinto e dalla quale, per di più, era stata scagionata anche dagli amici che erano insieme a lei quella sera. I tre amici, uno saudita, un tunisino ed un egiziano, erano stati condannati a un anno e mezzo di carcere ciascuno.

La difesa e la richiesta di grazia

A seguito della sentenza che aveva condannato in primo grado Ilaria a ben 6 mesi in carcere con conseguente espulsione dal Paese in cui risiedeva da tre mesi, la ventiquattrenne aveva deciso di impugnare la sentenza e di chiedere anche la grazia al re. L’unica speranza è che la richiesta di grazia presentata dai suoi avvocati sia accolta, poiché solo in tal caso potrà tornare in Italia e riabbracciare i suoi cari prima di novembre.

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