L’ex ministro Renato Brunetta risulta indagato per i reati di falso e finanziamento illecito ai partiti. L’indagine della procura di Roma riguarda la cessione per 60 mila euro delle quote di una società di prodotti sanitari all’allora suo vice capo di gabinetto. Il ministro, infatti era socio insieme alla moglie del suo vice capo di gabinetto di un’azienda che si occupa di commercializzare diversi prodotti sanitari.
Secondo i carabinieri del nucleo investigativo di via In Selci che hanno condotto le indagini, si tratterebbe di un’operazione sospetta. Brunetta, infatti, avrebbe ceduto le sue quote attraverso la contraffazione di alcuni documenti. L’accusa iniziale era più grave: corruzione. Ma il Tribunale dei ministri ha abbandonato questa pista. L’ex ministro ha respinto le accuse, sostenendo che la vendita sarebbe un regolare atto fra privati e che il denaro ricavato non avrebbe finanziato attività politica.
Brunetta ha respinto le accuse
“È stata una vendita regolare conclusa con chi aveva il diritto di comprare, la compagna del vice capo di gabinetto vantava un diritto di prelazione”, ha detto Brunetta a Repubblica. “La vendita è stata conclusa a un prezzo congruo, i reati di corruzione e illecito finanziamento sono stati archiviati dal Tribunale dei ministri che ha sottolineato come l’intera vicenda sia, in realtà, un semplice rapporto tra privati“, ha aggiunto.