Il cortometraggio “BUCA LA BOLLA”, ideato e interpretato da un gruppo di giovani della Consulta Provinciale degli Studenti di Treviso e realizzato con la troupe di Gruppo Alcuni, per la regia di Sergio e Francesco Manfio, è stato presentato questa mattina 7 febbraio a Roma in occasione del Safer Internet Day, in due diversi e ugualmente importanti momenti.
Una splendida occasione, per i giovanissimi interpreti trevigiani, per spiegare ai propri coetanei – e non solo a loro – in che modo, navigando sul web, ci si trovi spesso invischiati in una “bolla di filtraggio” (che viene definita filter bubble), che seleziona e propone contenuti che corrispondono esclusivamente ai propri interessi, causando una mancanza di curiosità e di stimoli, specialmente nei più giovani.
- Nell’Aula dei Gruppi Parlamentari di Roma stamattina si è svolta la conferenza “Verso un’agenda digitale per l’infanzia e l’adolescenza” promossa da Telefono Azzurro. Due degli studenti interpreti del cortometraggio, Marina Dosso e Mattia Doimo, hanno potuto presentare personalmente il lavoro svolto insieme ai propri coetanei.
- Nella stessa mattinata il MiC ha promosso il Safer Internet Day con “Together for a better internet”, parlando di “generazioni connesse” e di come il rapporto tra giovani e internet si sia evoluto. Anche in questo ambito è stato presentato il cortometraggio “Buca la bolla”.
“BUCA LA BOLLA”
Gli autori e interpreti del cortometraggio frequentano le scuole secondarie di 2° grado di Treviso, Mogliano, Oderzo e Vittorio Veneto.
I protagonisti sono dei ragazzi che non si rassegnano: armati di fantasia cercheranno un metodo per ‘bucare la bolla’ informativa in cui sono rinchiusi i loro compagni, ostacolati in questo percorso da una manager senza scrupoli che cercherà di corromperli.
Questo intraprendente gruppo di studenti inventerà quindi il sistema perfetto per far uscire i coetanei dalla loro comfort zone: uno stratagemma che verrà svelato nella sua totalità solo alla fine del cortometraggio.
Il messaggio che il film vuole trasmettere è un invito dai giovani per i giovani: non diventare fruitori “passivi” dei contenuti online che vengono loro proposti, ma spingersi oltre per ricercare la novità.Il mondo “offline” ha ancora molto da offrire, non resta che uscire e scoprirlo!
Ernesto CAFFO, Presidente di Telefono Azzurro, afferma:
“L’educazione delle nuove generazioni a una maggiore consapevolezza rispetto alle grandi sfide del digitale non può passare solo dai canali formali della famiglia e la scuola. È il digitale stesso il principale canale dei ragazzi ed è lì che vanno concentrati gli sforzi.
Usare i loro codici di comunicazione e il loro linguaggio – diretto e spesso senza filtri – è la chiave per renderli davvero responsabili. Dalla Carta di Treviso promossa trent’anni fa da Telefono Azzurro insieme all’Ordine dei Giornalisti e alla Federazione Nazionale della Stampa Italiana passando per il Patto di Treviso che ne attualizza i contenuti di tutela rispetto alle esigenze di un mondo sempre più multidimensionale e interattivo, il percorso suggerito è sempre quello dell’ascolto dei ragazzi che devono sentirsi al centro di un ecosistema che ha come unico obiettivo quello di rendere il digitale a loro misura.
Con tale chiave di lettura, il cortometraggio realizzato dal Gruppo Alcuni di Treviso riesce a dare loro voce, rendendoli protagonisti di questo percorso, accompagnandoli al tempo stesso con un supporto educativo, emotivo e sociale. Porteremo questo importante video-contributo nell’evento che la nostra associazione ha organizzato in occasione del Safer Internet Day a Roma il 7 febbraio dal titolo ‘Un’agenda digitale per l’infanzia e l’adolescenza’, per mettere il binomio ragazzi-digitale anche al centro dell’agenda di governo”.
Il regista Sergio MANFIO:
“Il motivo principale che ci ha spinto ad aderire all’iniziativa della rielaborazione della Carta di Treviso è il fatto di portare in primo piano la collaborazione tra generazioni. Sentiamo spesso dire che il futuro e il cambiamento sono nelle mani delle prossime generazioni e su questo c’è poco da obiettare; la domanda che ogni persona che lavora a contatto con i ragazzi deve porsi è molto semplice: ‘Come possono le giovani generazioni impegnarsi in un cambiamento (ora), se le generazioni attuali non creano le premesse perché questo avvenga?’.
Abbiamo messo la nostra esperienza di comunicatori a disposizione di questi studenti allo scopo di aiutarli (e sicuramente di essere aiutati) a capire a che cosa andiamo incontro. Ecco, quindi, che il comunicare diventa modo per formare e allo stesso tempo strumento per educarsi”.
Luisa CELEGHIN,
Referente per le politiche giovanili e la partecipazione della Consulta Provinciale di Treviso, ha lavorato fin dall’inizio a stretto contatto con i giovani coinvolti in questo progetto: “C’è molta soddisfazione tra i ragazzi della Consulta provinciale degli studenti in questo momento.
Il cortometraggio è una delle attività scaturite dall’Hacktahon di giugno “Young News: l’informazione ripensata dai ragazzi”, è la realizzazione di un progetto tutto loro; perciò, è naturale che l’entusiasmo e il senso di efficacia siano alti in questo momento. Con loro ho avuto il privilegio di vivere ogni passaggio di formazione ed esperienze – compresa “Giornalisti di classe” dello scorso novembre – di questo percorso al Tavolo tecnico “Dalla Carta al Patto di Treviso”. Adesso li aspetta un passaggio fondamentale: la diffusione di quanto imparato all’interno delle loro istituzioni scolastiche. Sono certa che l’esperienza si arricchirà ulteriormente e che continueremo a dare protagonismo alle loro voci”.
Cos’è la “filter bubble” di cui si parla nel cortometraggio
La filter bubble – letteralmente “bolla di filtraggio” – è un fenomeno frutto del sistema di personalizzazione dei risultati di ricerca online. I siti internet sono in grado, infatti, di registrare utilizzare informazioni sull’utente (come posizione, click precedenti, ricerche passate) per scegliere selettivamente, tra tutte le risposte, quelle che vorrà vedere l’utente stesso in futuro. L’effetto è di escluderlo da informazioni che sono in contrasto con il suo punto di vista, isolandolo in tal modo nella sua, appunto, “bolla” culturale o ideologica.
In un certo senso, viene data a internet la “responsabilità” di scegliere al posto nostro quello che ci piace, e questo limita la curiosità e la voglia di approfondire argomenti nuovi. Esempi importanti sono la ricerca personalizzata di Google e le notizie e i contenuti dei vari social media come Facebook, Instagram e soprattutto Tik Tok, che spopola tra i giovani.