Inutile dirlo, l’Italia sarà il Bel Paese ma è anche (o soprattutto) un Paese poco chiaro, costruito su indagini, ipotesi e verità ben nascoste. Il caso Moro non fa eccezione. Un mistero nel mistero a cui tutt’oggi non si è riuscito a dare risposta ma le audiocassette ritrovate nel covo dell Br potrebbero in qualche modo sancire una svolta. La commissione d’inchiesta che si sta occupando ancora una volta di far chiarezza nel mare di nebbia che avvolge la vicenda ha acquisito il materiale sperando di trovare delle risposte.
Il mistero, per non parlare di aggravante, sta nel fatto che l’ascolto di tali audiocassette non risulta verbalizzato da nessun atto giudiziario e delle 18 ritrovate sembra che solo 17 siano state custodite in cassaforte. Manca dunque una prova all’appello e il contenuto risulta ancora più oscuro. Le cassette vennero ritrovate nel covo di via Gradoli, analizzate dalla scientifica e messe da parte. Apparentemente contenevano solo musica, ma secondo Walter Biscotti, legale della famiglia di Emanuele Petri, poliziotto ucciso dalle Br nel 2003, in qulle prove potrebbe celarsi la risoluzione a una delle pagine di storia italiana più tristi.
Ciò che si spera di ritrovare è un’interrogatorio del presidente DC tenuto prigioniero dalle Brigate Rosse, come anche aveva affermato il brigatista Valerio Morucci anni fa secondo il quale le parole di Moro vennero registrate e poi rese inutilizzabili tramite l’incisione di altri pezzi sui nastri. Questo processo per tutte le audiocassette tranne una, di numero doppio, quindi quella dalla 10 alla 18. Il caso vuole che sia proprio il nastro numero 13 a presentare, oltre alla musica su un lato, una voce maschile che parla rivolgendosi “ai compagni” per discutere di alcuni articoli. E se fosse la prova di uno degli interrogatori a Moro?
Ai Ris l’ardua sentenza! In virtù delle nuove tecnologie sarà possibile lavorare sulle audiocassette e rendere più chiare eventuali registrazioni celate sotto canti rivoluzionari. L’annuncio non sembra essere stato gradito dal vicepresidente della commisone Gaetano Piepoli, il quale avrebbe preferito la via del riserbo e della discrezione per non dar luogo a false speranze costruite su ipotesi. Al di là di questo la speranza comune è quella di avere finalmente una risposta precisa sulla morte di Moro che in qualche modo è stata anche la morte dello Stato Italiano.