Che Renzi che fa!

Basta un'intervista per annullare la direzione del Pd.

Dopo cinquanta giorni l’ex presidente del consiglio Matteo Renzi rompe il suo silenzio e torna a parlare in televisione. Il posto scelto è quello degli studi di ” Che tempo che fa”, programma di punta di Rai1 e la chiacchierata tra Fabio Fazio e l’ex segretario del Pd si concentra sui futuri scenari politici del paese.

La domanda cardine, fondamentale che tutti gli italiani vogliono sentire viene puntualmente posta:” Cosa pensa dell’aperture fatte dal Pd al Movimento Cinque Stelle? C’è la possibilità di poter formare un governo con loro?”

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La risposta dell’ex sindacato di Firenze è chiara: NO. Renzi specifica che andare al governo sarebbe prendere in giro gli italiani, ” che li hanno cacciati dalla porta“, le elezioni il Pd non le ha vinte e quindi sta al Movimento Cinque Stelle e al Centrodestra, se sono in grado, il compito di formare il nuovo governo.

Questo è il passaggio più significativo di tutta l’intervista, per due motivi fondamentali. Il primo è che l’ex primo inquilino di Palazzo Chigi non ha minimamente analizzato i motivi, non solo della sconfitta elettorale ma anche della bocciatura del referendum costituzionale. Se le riforme avviate dal suo governo fossero state perfette, oppure fossero andate incontro alle richieste o esigenze del suo elettorato, il Pd non avrebbe preso solo il 19%. Per questo motivo Matteo Renzi mostra una chiara miopia di non sapere riconoscere gli errori compiuti, soprattutto non ha la minima intenzione di andare a riconquistare la fiducia di tutti quegli elettori della sinistra che hanno votato Cinque stelle. Lasciando ai grillini il ruolo di difensori delle istanze sociale e relegando il Pd a una posizione non più di sinistra.

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Il secondo punto evidente è che la la pluralità che da sempre ha contraddistinto il partito democratico è stata soffocata dal renzismo. Infatti l’ex segretario dem tiene ancora sotto scacco il partito, nonostante si sia dimesso da ogni carica, e la linea politica che il Pd ancora segue pedissequamente è quella dettata da Renzi il giorno dopo le dimissioni in cui annunciava: ” Nessun governo coi populisti”.

Alla luce di questo si capisce per quale motivo l’ex sindacato di Firenze, abbia combattuto duramente per porre nei collegi uninominali persone di fiducia. Infatti c’è un passaggio chiave nell’intervista in cui Renzi dichiara tranquillamente che ” i senatori del Pd sono 52, ai 5Stelle ne servono 48 per formare un nuovo governo… Ad oggi io non conosco nessuno che abbia questa voglia”. Questo cosa ci dice, che qualsiasi direzione del Partito Democratico ora è diventata inutile, perchè se i senatori rispondo a un uomo e non al partito oramai il Pd ha perso ogni significato.

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Unica apertura fatta da Renzi è quella che riguarda la possibilità di potersi sedere intorno a un tavolo e poter avviare una riforma della Costituzione e della legge elettorale, per scrivere insieme le regole del gioco. Questa è la chiave di volta dell’ultimo anno di strategia politica di Renzi.

La legge elettorale su base proporzionale votata da Pd e centrodestra aveva questo obiettivo. Da un lato impedire al Movimento Cinquestelle di poter andare a governare da soli, dall’altro permettere alle forze politiche minori di condizionare le future decisioni politiche del Paese. Renzi in questo caso vorrebbe prendersi tutti i vantaggi di avviare le riforme, senza però pagare lo scotto di governare e quindi inevitabilmente di non poter realizzare le promesse fatte in campagna elettorale.

Dopo questa intervista sembra oramai chiaro, salvo casi eccezionali, che il Paese dovrà tornare al voto.