Un team di ricercatori ha identificato segni di rimodellamento del cranio in alcuni scheletri provenienti dalla Cina. Come riportato nel relativo articolo – pubblicato sull’American Journal of Physical Anthropology – uno di questi reperti risale a circa 12mila anni fa e potrebbe rappresentare uno dei più antichi esempi di tale usanza.
La scoperta è stata compiuta da un team di ricercatori associati a importanti istituti come la Jilin University School of Archeology e la Nanyang Technological University di Singapore.
L’arte di rimodellare il cranio
La modificazione della forma del cranio è una pratica che prevede l’impiego di bendaggi, tavole o specifici massaggi, applicati alla testa dei bambini che non abbiano ancora compiuto il primo anno di età, in quanto presentano un cranio facilmente deformabile. Tale peculiarità può esser spiegata considerando la particolare anatomia della nostra specie, dotata di un cervello molto grande rispetto alle dimensioni corporee.
Per facilitare il parto, gli esseri umani si sono evoluti in modo da nascere con un cervello relativamente poco sviluppato che, in seguito, va incontro ad un rapido accrescimento. Così, per consentire l’espansione dell’organo, alcune ossa del cranio si presentano inizialmente separate fra loro e iniziano a fondersi solo successivamente.
Questa usanza, ancora oggi praticata da alcune popolazioni, ha origini antiche. Reperti rinvenuti in Australia testimoniano l’impiego di tecniche di modificazione del cranio già a partire da 14mila anni fa. Si ritiene che alcune culture abbiano adottato tali pratiche per definire lo status sociale degli individui, mentre altre – come quelle australiane – potrebbero averle impiegate per fini estetici.
Gli antichi teschi cinesi
Il sito di Houtaomuga si trova nei pressi del lago Xinhuangpao, nella Provincia di Jilin (Cina nordorientale). A partire dal 2011, l’area è stata oggetto di studi da parte di un team di scienziati che, nel corso di 4 anni di scavi, hanno riportato alla luce una ventina di scheletri.
Alcuni, presentavano un teschio dalla forma innaturale, allungata, frutto di una qualche tecnica di rimodellamento. Come già affermato, vi sono numerosi esempi di culture – asiatiche, americane, oceaniane – che hanno fatto uso di tali pratiche. Tuttavia, il ritrovamento compiuto dai ricercatori cinesi si distingue per la sua antichità.
Non solo la maggior parte dei reperti risale a un periodo compreso fra 5mila e 6300 anni fa, ma analisi radiometriche hanno dimostrato che uno degli scheletri è appartenuto ad un uomo vissuto ben 12mila anni fa. Ciò fa dei resti di Houtaomuga tra i più antichi esempi di modificazione cranica mai scoperti.
In totale, gli scienziati hanno identificato 11 persone riportanti tale condizione, aventi un’età compresa fra i 3 e i 40 anni. Secondo i ricercatori, tale pratica potrebbe esser stata impiegata per contraddistinguere gli individui di nobili origini.
Questa ipotesi è supportata dal ritrovamento di preziosi manufatti entro le tombe di una donna e un bambino. Inoltre, è possibile che la conformazione del cranio indicasse l’appartenenza ad una data famiglia, in quanto due individui sono stati sepolti insieme – cosa che suggerisce un certo grado di parentela.
Non tutti gli esperti sono concordi riguardo la natura della scoperta, come Xijun Ni – paleoantropologo presso la Chinese Academy of Sciences. Egli ritiene che il teschio più antico non sia stato rimodellato, bensì presenti una conformazione naturale, simile a quella riscontrata in alcuni individui attuali.
Qualunque sia la verità, gli scheletri di Houtaomuga ci forniscono importanti informazioni riguardo la diffusione delle pratiche di modificazione cranica fra i popoli antichi.
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