È stata confermata in appello a 20 anni la condanna di Antonio Logli, il marito accusato dell’uccisione della moglie Roberta Ragusa, scomparsa nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012 dalla sua casa di Gello, nel comune di San Giuliano Terme (Pisa) e mai più ritrovata.
L’uomo era stato condannato con rito abbreviato dal tribunale di Pisa nel dicembre del 2016. Secondo l’accusa la notte in cui scomparve la moglie egli era stato sorpreso al telefono con la sua amante, nacque un litigio violento e in seguito il delitto. Nonostante le sentenze Antonio Logli è ancora un uomo libero, deve solo rispettare l’obbligo di residenza a San Giuliano Terme (Pisa) e la prescrizione di non allontanarsi da quel comune né da quello di Pisa dalle ore 21 alle ore 6.
Durante la sentenza l’uomo non ha manifestato emozioni, è rimasto impassibile alla lettura del dispositivo da parte del presidente Maria Cannizzaro. E anche quando è uscito dal palazzo di giustizia non ha proferito parola o commento. Gli avvocati hanno deciso di ricorrere in cassazione. Per i giudici e la giuria popolare Antonio Logli resta l’unico colpevole per l’uccisione della moglie.
L’ipotesi è che i giudici fiorentini abbiano confermato il quadro accusatorio della condanna di primo grado, e soprattutto il movente. Quella notte Roberta Ragusa scoprì per la prima volta la relazione del marito con Sara Calzolaio, la giovane donna che era stata babysitter dei figli e che lavorava come segretaria alla scuola guida di famiglia.