Palazzo Chigi sarebbe ora al lavoro per la disposizione di nuove norme più rigide per gli impianti di montagna.
Possibile decisione governativa
Sono gli esperti che hanno sconsigliato nelle scorse settimane una riapertura delle strutture.
Secondo gli studiosi, infatti, eventuali riaperture dovrebbero essere anzitutto applicate in ambito scolastico e solo poi in quello sportivo. Le priorità sembrano essere piuttosto chiare dunque.
In merito le regioni hanno anticipato le nuove norme governative, ora attese.
“Con i presidenti delle Regioni, oggi in videoconferenza, abbiamo deciso di approvare le linee guida delle piste da sci” ha detto il governatore del Veneto, Luca Zaia.
Tra le nuove restrizioni l‘obbligo di mascherina e la riduzione del 50% di presenze nelle funivie: norme più che accettabili che permetterebbero l’apertura semi-totale degli impianti.
Ora però nasce la paura di nuove chiusure che il governo nei prossimi giorni potrebbe decidere.
I lavoratori protestano
In molti si sono opposti alle nuove decisioni governative. Lo sci e altri sport simili sono infatti, secondo i più, sicuri per quanto riguarda le possibilità di contagio.
Per questo i lavoratori delle strutture invernali stanno in queste ore spingendo affinché si trovi un compromesso che permetta alle attività di continuare a lavorare.
Tale richiesta non sembra essere eccessiva se si pensa alle effettive distanze che questi sport implicano, ma gli esperti si dicono più preoccupati delle implicazioni che più libertà potrebbero comportare.
Aperti gli impianti invernali, sarebbe infatti ipocrita non riaprire palestre e piscine, i cui proprietari protesterebbero con quasi assoluta certezza.
Politiche sanitarie simili, per quanto sostenute dagli esperti, sono però insostenibili per chi con le attività sopra citate ci vive.
Il solo fatto che luoghi come ristoranti e bar rimangano aperti, mentre le palestre siano costrette alla chiusura è di per sé un’incoerenza e sembra denotare una mancanza di interesse del Governo per certe attività.
E tutto questo nonostante i molti strumenti di prevenzione adottati e il numero irrisorio di contagi.
La situazione è ancora più grave se si guarda alle strutture invernali che, lo dice anche il nome, non possono che trarre i loro profitti annuali nei mesi a venire.
Insomma la decisione del Governo non deve essere presa con leggerezza dato che potrebbe comportare il fallimento di un intero settore.
Piuttosto dovrebbe essere interesse economico del Paese includere nel decreto di Natale delle restrizioni come quelle prese dalle Regioni e che non implichino la chiusura costretta delle strutture sciistiche.