Potrebbe far capo alla spending review, cui Elon Musk sta sottoponendo Twitter, la tensione che si è registrata già nei giorni scorsi con il colosso dell’hi-tech Apple.
Nessuna azione specifica ma, già dallo scorso 28 novembre, i cinguettii del miliardario sudafricano, da poco alla guida del social, non lasciano presagire nulla di buono.
Apple accusata di bloccare Twitter
Nei suoi tweet, infatti, Musk accusa apertamente Apple di voler bloccare la piattaforma, senza però dare precise spiegazioni: lascia intendere che il colosso con la mela pretenda una royalty del 30% su qualunque prodotto acquistato.
E, se così fosse, si tratterebbe dell’ordinario valore di mercato per operazioni di questo genere, almeno secondo gli addetti ai lavori.
Da settimane in corso la spending review di Twitter
Da settimane, subito dopo aver acquisito la Twitter Inc., Elon Musk ha intrapreso un ferreo processo di ridimensionamento dei costi dell’azienda: dai tagli al personale per 7500 unità, alla revisione di tutti i contratti di fornitura ( Oracle e Amazon in testa), all’eliminazione dei benefit per i dipendenti e, infine, anche al rifiuto di far fronte a spese sostenute dalla precedente gestione.
Utenti e investitori preoccupati ed in fuga
Dal suo approdo in Twitter, Musk non ha vissuto certo momenti tranquilli: utenti in fuga per timore che il social divenga a pagamento e per la riammissione di tutti i profili precedentemente ‘congelati’ per le posizioni discutibili, hanno allarmato gli investitori ed il recentissimo smantellamento della sede europea a Bruxelles, non ha certo aiutato a dissiparne le preoccupazioni.
“E se mi costruissi un telefono tutto mio?“
Per ora, sembra che la ritorsione di Apple si sia limitata al rifiuto temporaneo dell’aggiornamento dell’App ma se, realmente la minaccia di Apple fosse confermata, sarebbe davvero un problema “Stiamo lavorando – ha dichiarato Musk in una intervista – giorno e notte, sette giorni su sette al nuovo Twitter 2.0″.
Ed è probabile che si riferisca alla possibilità di trasferire il social su un smartphone di propria produzione.
