Epidemia Covid-19: RESTATE A CASA!

Abbiamo una sola arma per combattere l'epidemia: i comportamenti responsabili

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Diciamo le cose come stanno, senza tanti giri di parole. Non è il momento di sdrammatizzare, ma di far capire con parole pesanti tutta la gravità della situazione. Se tra questa e la prossima settimana l’epidemia non rallenta e i contagi non iniziano a scendere, non ci giocheremo il futuro della nostra salute, ma quello del Paese.

La reale situazione economica

Ricordiamoci che, quando guardavamo in tivù le immagini dell’epidemia a Wuhan – e in molti pensavano che la cosa non ci riguardasse e la irridevano con paragoni campati in aria – la nostra crescita economica era quasi a zero. 0,2 per cento, per essere precisi. Sul tavolo del Ministero del Lavoro c’erano crisi d’affrontare e risolvere che riguardavano migliaia di famiglie come quelle dei lavoratori dell’ILVA, dell’Alitalia e di tante altre aziende. Al primo di gennaio, e secondo i principali quotidiani finanziari, i tavoli di crisi erano 149.

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Artigiani, commercianti, piccoli imprenditori e il “nero”

La nostra, poi, è una nazione nella quale il lavoro in “nero” vale il 12,4 del PIL. Tutti questi lavoratori irregolari, oggi non hanno alcuna entrata, ma anche la maggior parte di quelli regolari sono fermi e sono milioni di famiglie: quelle che non ricevono lo stipendio stando sul divano ad annoiarsi. Costoro sono in grave sofferenza e stanno consumando i pochi risparmi per sopravvivere, per fare la spesa, pagare le incombenze inderogabili.

Il decreto “Cura Italia”

Il Governo, indebitando ulteriormente il nostro Paese già alla canna del gas, con il decreto “Cura Italia”, investe 25 miliardi per sostenere la sanità e contenere la crisi economica già evidente e drammatica, ma questa cifra è poco più che una goccia nel mare e, conoscendo l’animo dei molti delinquenti che popolano anche le istituzioni, è fin troppo facile prevedere che qualche euro andrà a finire nelle tasche sbagliate. Ma torniamo all’epidemia.

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Ritardo nel contrastare l’epidemia

Per colpa di personaggi pubblici in campo politico e scientifico, che hanno sottovalutato l’epidemia, non hanno saputo ragionare su ciò che stava accadendo in Cina e l’hanno paragonata ad una innocente influenza, ancora meno aggressiva e mortale, siamo partiti con due settimane di ritardo a contrastarla seriamente e quelli che andavano in televisione a fare passerelle per irridere mascherine e quant’altro, hanno centinaia di morti sulla coscienza, morti che forse si potevano evitare.
La situazione attuale è quella delle regioni del Nord in ginocchio, nonostante la loro capacità organizzativa, finanziaria e di assistenza sanitaria sia tra i primi posti in Europa; cosa accadrà, se l’epidemia dilagherà al Sud, dove gli ospedali non riescono a risolvere neppure l’ordinario?

La situazione in Africa

Ieri sera parlavo con un’amica che, dopo un viaggio rocambolesco, è riuscita a rientrare in Italia dal Senegal. Ha una casa a Somone, un villaggio turistico molto frequentato da torinesi sulla Petite Côte, poco distante da Dakar. Ebbene, in quella che può considerarsi una piccola comunità di europei benestanti, i contagiati erano 19, ma si aveva notizia di molti senegalesi in sofferenza per polmonite acuta. In Africa non sanno neppure cosa siano i tamponi e dubito che abbiano macchinari per la ventilazione forzata; anche se la televisione non ci informa su questo, il Covid-19 sta picchiando duro anche là e nella nostra indifferenza. Ci renderemo conto della loro tragedia quando subiremo un vero e proprio esodo di persone che non lasceranno i loro Paesi in cerca di fortuna, ma per una speranza di cura e sopravvivenza.

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La nostra unica arma al momento: restare a casa!

Eppure, nonostante il quadro – che è un eufemismo definire tragico – alcuni cittadini continuano a farsi la corsetta, anche in gruppo, per interrompere la noia; altri ti premono alla cassa del supermercato a un centimetro da te e scopri che, per fare la spesa, sono usciti in quattro: mamma, padre annoiato e i due ragazzini che vagano tra le corsie. Nei parchi non si sono mai visti così tanti cani accompagnati per passeggiate infinite, con il padrone che tira il guinzaglio per continuare a vagare tra le margherite appena sbocciate, mentre il “migliore amico dell’uomo” punta le zampe perché vuole tornare a casa. Dal controllo delle cellule telefoniche in Lombardia è risultato che il 40 per cento dei cittadini continua ad uscire dalle loro abitazioni. Infermieri e medici non sanno più come dirlo: RESTATE A CASA!

Poi curveremo di nuovo la schiena, come hanno fatto i nostri padri, i nostri nonni dopo la guerra e riprenderemo il nostro cammino, facendo tesoro di questa esperienza.

Massimo Carpegna

Massimo Carpegna
Massimo Carpegnahttp://www.massimocarpegna.com
Docente di Formazione Corale, Composizione Corale e di Musica e Cinema presso il Conservatorio Vecchi Tonelli di Modena e Carpi. Scrittore, collabora con numerose testate con editoriali di cultura, società e politica.