Franceschi, assolta l’infermiera che non lo curò in carcere

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La magistratura francese sbaglia sul caso Franceschi, il giovane italiano di 36 anni morto in una cella del carcere di Grasse per un attacco cardiaco, archiviato nei peggiori dei modi per incongruenze e mezze verità, con l’assoluzione di Stèphanie Colonna, l’infermiera che non prestò i giusti soccorsi al momento dell’accaduto. Il cuore di Daniele si era fermato dopo un’orrenda agonia, rimasto solo in cella e assistito con molto ritardo. Accusato per possesso di una carta di credito fasulla.

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Sono passati cinque anni da quella terribile morte avvenuta senza un valido motivo, con una condanna di primo grado nei confronti dell’infermiera Colonna e del medico Jean Paule Estrade, quest’ultimo non soccorse il giovane lasciandolo morire nella sua atroce sofferenza, accusati per omicidio volontario. Franceschi di mestiere faceva il carpentiere e lascia un bambino di pochi anni, ma tutto questo per i francesi sono solo dettagli. Caso simile si verificò due anni dopo nello stesso carcere, stavolta a morire sarà una giovane ragazza italiana di 29 anni.

La madre di Daniele non si arrende, pretende giustizia, oltre alla restituzione degli organi del figlio misteriosamente scomparsi. «Una vergogna. Voglio la verità su mio figlio e pretendo la restituzione degli organi di mio figlio. Ridatemi almeno il suo cuore». Parole di una donna, Cira Antignano, la madre, che piange la morte del figlio per mano di miserabili individui francesi che disprezzano la cultura di altri popoli.

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Al momento nessuno si è scusato con la donna, come se la sentenza fosse giusta e nessuno deve pagare per un omicidio che ha delle contraddizioni in stile francese. Bene, in questi casi sarebbe giustificata la giustizia fai da te, ma con una sola differenza: noi italiani non ci comporteremo come i francesi, perché non siamo privi di solidarietà verso il prossimo.

Antonio Agosta