Gli omicidi di Foligno: “il mostro” che lasciava la firma sui bimbi morti

Il "mostro di Foligno" Luigi Chiatti. Due omicidi che sconvolsero l'Italia

Agli inizi del 2021, è stata avanzata una istanza di scarcerazione di Chiatti, ma la Suprema Corte ha dato il suo diniego: “Chiatti è socialmente pericoloso e più volte ha ribadito come sarebbe tornato ad uccidere“. Con tale motivazione, la Cassazione ha dunque respinto l’istanza.

Tra il 1992 ed il 1993, Foligno rimase sconvolta con gli omicidi di due bambini di appena 4 e 13 anni. Si trattava di Simone Allegretti e Lorenzo Paolucci. Dopo il secondo omicidio venne catturato e condannato a 30 anni l’autore, Luigi Chiatti, che venne tuttavia riconosciuto infermo di mente e perciò affidato in custodia ad una Rems.

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Ma andiamo con ordine.

Quando Simone Allegretti scomparve, era il 4 ottobre del 1992. Il piccolo, figlio di un benzinaio, stava giocando in biciletta all’interno della campagna. Poi a un tratto Simone era sparito.

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Vicino all’abitazione del piccolo vennero ritrovato la sua bici, il sacchetto di noci che aveva raccolto e le pantofole della nonna che il bimbo aveva ai piedini.

Poi, qualche giorno dopo, un misterioso biglietto venne rinvenuto dentro una cabina telefonica: “Aiuto! Aiutatemi per favore. Il 4 ottobre ho commesso un omicidio. Sono pentito ora anche se non mi fermerò qui“, lessero gli inquirenti sul foglio bianco lasciato sotto al telefono. L’autore del messaggio ammetteva, come riporta Misteri d’Italia, l’uccisione di Simone, ed indicava il luogo in cui si trovava il cadavere. “Si trova vicino alla strada che collega Casale e Scopoli. È nudo e non ha l’orologio con cinturino nero e quadrante bianco“. Poi un inquietante post scriptum: “Non cercate le impronte sul foglio, non sono stupido fino a questo punto. Ho usato dei guanti“. Ma la minaccia più inquietante giaceva a piè pagina, granitica e spietata: “Saluti, al prossimo omicidio“.

Gli inquirenti si recarono sul posto, dove rinvennero il cadavere del piccolo. Simone era stato ucciso a colpi di cacciavite.

Il 13 ottobre, una inquietante telefonata arrivò in commissariato: un certo Stefano si stava autoaccusando dell’omicidio, la telefonata proveniva da una agenzia immobiliare di Milano. Poco tempo dopo, però, l’uomo fu scagionato: si trattava solo di un mitomane, e l’uomo ammise di essersi inventato tutto.

Poi il 7 agosto del 1993 un nuovo, terrificante omicidio. Sono le 10 del mattino e Lorenzo Paolucci, 13 anni, esce di casa in biciletta. Dice alla mamma che sarebbe tornato a pranzo, ma Lorenzo non fa ritorno.

Lorenzo viene ritrovato senza vita nel bosco, con una profonda ferita alla testa.

Ma questa volta l’assassino aveva lasciato tracce: segni di trascinamento del corpo che, se seguiti, riportavano a casa di un medico di Foligno. In casa c’era il figlio del medico, allora 24enne, Luigi Chiatti, adottato dalla coppia quando aveva 6 anni.

Il 1 dicembre 1994 iniziò il processo a carico di Luigi Chiatti, che terminò il 4 marzo 1997 con la sentenza della Corte di Cassazione: “Con ampia e circostanziata motivazione la Corte di Assise di Appello di Perugia ha rilevato che la personalità di Luigi Chiatti è caratterizzata da un disturbo rilevante del tipo narcisista iper-vigile, con pedofilia e con tratti sadici, schizzoidi, paranoidi, ossessivi

Francesca Angelica Ereddia
Francesca Angelica Ereddia
Classe 1990, Laureata in Giurisprudenza, siciliana, una passione per la scrittura, la musica e l'arte. Per aspera ad astra, dicevano. Io, nel frattempo, continuo a guardare le stelle.