La Francia è stretta fra integralismo islamico crescente e chiese cristiane svendute che sono ferite aperte a causa della crisi religiosa e identitaria cristiana, considerando anche la natura sostanzialmente laica della Repubblica, che affonda le sue radici nell’illuminismo e nella rivoluzione del 1789.
L’integralismo islamico colpisce ancora Parigi
L’ultimo attacco terroristico a Parigi è avvenuto il 25 settembre quando quattro persone sono state ferite a colpi di mannaia da un giovane pachistano che viveva in Francia da tre anni e aveva raggiunto il Paese transalpino come minore non accompagnato. I due feriti più gravi sono dipendenti dell’agenzia Première Ligne.
Il processo ai 14 imputati per la strage del 2015 alla redazione di Charlie Hébdo ha offerto il destro al giornale satirico per riproporre le vignette scatenando la reazione del diciottenne che ha agito senza sapere che, nel frattempo, la redazione si era trasferita e ha scambiato le sue vittime per giornalisti di quella testata.
L’attentatore proviene dal Pakistan che ha inscenato poche settimane fa proteste molto violente per la ripubblicazione delle vignette definendole “un insulto al Profeta” che la legge pakistana assimila alla blasfemia, passibile di pena di morte e il ministro degli interni francese Gérald Darmanin lo ha definito “Un chiaro atto di terrorismo islamista“, mentre gli inquirenti hanno confermato che il terrorista “Non sopportava la ripubblicazione delle caricature su Maometto“.
L’allarme di Alain Rodier
L’escalation di attentati in Francia con centinaia di vittime in questi ultimi anni ha acceso i riflettori sul Paese e Alain Rodier, ex dirigente dei servizi segreti francesi, ha pubblicato un libro dedicato all’Islam radicale da cui emerge che la società francese sembra preda di “sottomissione” e rischia di capitolare come un ostaggio di fronte al sequestratore.
Nel corso di un intervista rilasciata al gruppo editoriale di Nazione, Resto del Carlino e Il Giorno, Rodier si è espresso senza mezzi termini: “Bisogna cambiare le regole. Rendere più severe le sanzioni, certo. Ma anche avviare un dibattito di fondo sulla dottrina islamica e i motivi della sua espansione nei territori perduti della Repubblica. Bisogna smontare pezzo per pezzo la mitologia dell’Islam e far conoscere alle popolazioni musulmane altre religioni, altre spiritualità, di cui non hanno la minima idea.
Un attacco in questo momento era nell’aria, visto che giravano da tempo appelli di Al Qaida contro la Francia in occasione del processo. È chiaro che abbiamo a che fare con fanatici influenzati dalla campagna di odio lanciata da Ayman Al-Zawahir“.
Le conclusioni di Alain Rodier
Rodier giunge a una conclusione drammatica ma ormai sotto gli occhi di tutti: “Oggi in qualsiasi luogo e momento nella civilissima Parigi rischiamo di uscir di casa e prenderci una coltellata…Purtroppo è così. Non può essere diversamente quando si consente che le campagne d’odio irrompano liberamente nei social. Quanti potenziali terroristi sono pronti a raccogliere gli appelli sanguinari? Migliaia e migliaia, probabilmente.
Trovo che le personalità politiche hanno dato prova d’incompetenza nell’affrontare il dossier Islam. Dobbiamo difenderci, è ovvio. Occorre più severità. Non è tollerabile che nelle banlieues gli islamisti dettino legge, che nelle moschee si predichi in arabo per inveire contro la Repubblica, che in nome dell”islamicamente corretto venga messa al bando ogni critica nei confronti dell’Islam.
Non basta punire. Bisogna impedire ad ogni costo il proselitismo. Fare opera di pedagogia. Creare corsi di contro-informazione religiosa e spirituale. Colpire senza pietà i violenti, smantellare gli ecosistemi islamici ma soprattutto educare gli altri, la grande massa che può essere ancora recuperabile“.
Il parere del giornalista Gian Micalessin
Il corrispondente di guerra Gian Micalessin spiega sul Giornale la strategia tra alti e bassi dell’Occidente nel contrastare il terrorismo integralista islamico: non basta infatti tagliare qualche testa se ne spuntano altre, come se si trattasse di un animale mitologico.
Micalessin punta l’attenzione sui necessari cambiamenti che la comunità (umma) sunnita dovrebbe affrontare per disinnescare la mina dell’integralismo e ritiene che, per sconfiggere Al Qaida e Isis definitivamente, sia necessario riformulare quelle parti del Corano e della predicazione islamica che incitano alla violenza e alla Jihad contro gli infedeli.
Alcuni segnali incoraggianti potrebbero arrivare dall’accordo in fase di perfezionamento tra Israele, Emirati Arabi Uniti e Bahrain che si completerebbe solo con un accordo di pace anche con l’Arabia Saudita che promuove una dottrina wahabita, attualmente simile alla versione integralista dell’Islam salafita, ispiratrice del terrorismo, ma si potrebbe ridiscutere gli aspetti dottrinali più controversi, alla luce di un clima più disteso e collaborativo.
Il problema della Fratellanza Musulmana e delle leggi inefficaci
Tuttavia, questo non è ancora sufficiente dato che Micalessin individua un altro problema di antica data: “Continueremo a far i conti con una Fratellanza Musulmana instancabile nel ribadire la superiorità della «sharia» sulle leggi dello Stato. Una predicazione difficilmente estirpabile finché i Fratelli Musulmani godranno dell’appoggio politico e dei finanziamenti di Turchia e Qatar.
Finché la Fratellanza Musulmana opererà indisturbata in Europa non potremo mai illuderci di arrivare alla piena integrazione delle comunità islamiche. Studi e ricerche dimostrano che in Italia, come in Francia, Germania e Inghilterra, almeno un terzo dei musulmani considera le leggi dell’Islam superiori agli ordinamenti degli Stati in cui risiedono. Quel 30 per cento fisiologicamente «non integrabile» rappresenta l’humus in cui crescono i lupi solitari“.
Micalessin denuncia anche il problema delle leggi che non riconoscono valore probatorio alle informazioni provenienti dai canali d’intelligence militare, con il risultato che i “foreign fighters”, responsabili di atrocità all’estero, non sono condannati a pene superiori ai 5 anni quando rientrano in patria e possono quindi tornare presto in libertà per addestrare nuove leve di terroristi che colpiscono nel cuore dell’Europa.
Il cristianesimo in Francia è sempre più nel mirino
Come riporta Emanuel Petrobon su Inside Over, il ministero dell’interno francese ha redatto un rapporto provocando la reazione di Marine Le Pen che ha parlato apertamente di “Un clima anticristiano“. In base a questo documento, aggiornato al 2019, emergono gravità crescenti:
- La Francia ha registrato 1893 crimini di odio contro le tre religioni monoteiste
- La discussione in Occidente sul reato di islamofobia dovrebbe tenere conto di questi dati: 1.052 attacchi contro il cristianesimo a fronte di 687 che hanno riguardato l’ebraismo e 154 l’islam
- I siti cristiani sono i più bersagliati, partendo dalle chiese fino a statue, croci, monumenti e cimiteri
- Tra 2018 e 2019 i vandalismi e gli sfregi contro siti cristiani sono passati da 877 a 1052, con incremento del 17%
- Considerando che in tutta Europa ci sono stati l’anno scorso tremila manifestazioni ostili al cristianesimo, un terzo si verifica in Francia
- Tra 2008 e 2019 gli episodi ostili contro il cristianesimo sono quadruplicati nel Paese transalpino
- Il 60% dei crimini d’odio anticristiano deriva da gruppi di estrema sinistra, neonazisti e satanisti, mentre il restante 40% è opera dell’islam radicale.
Il patrimonio religioso francese è in grave crisi
In Francia è ancora vivo il ricordo di Padre Jacques Hamel, sgozzato il 26 luglio 2016, a 85 anni, mentre celebrava messa nella chiesa di Saint-Étienne-du-Rouvray, in Normandia, durante un sequestro di persona, perpetrato da due estremisti islamici nella sua parrocchia, ma i luoghi di culto cristiani sono in evidente declino in tutto il Paese.
Edouard de Lamze, presidente dell’Osservatorio per il patrimonio religioso conferma la situazione: ogni due settimane apre una nuova moschea mentre ogni anno 40-50 chiese sono demolite, vendute o ricostruite. La Francia non prevede un aiuto fiscale in stile 8xmille e la legge sulla separazione tra Stato e Chiesa del 1905 ha espropriato 83 cattedrali e circa 45mila chiese, all’epoca presenti, che il governo non ha i soldi per gestire.
Alcuni comuni corrono ai ripari vendendo ai privati e quindi la scomparsa dei luoghi di culto procede a tappe forzate, trasformandoli in discoteche, pub, ristoranti, palestre e auditori, mentre le demolizioni garantiscono nuovi spazi per parcheggi, supermercati ed edifici residenziali, galvanizzando gli integralisti islamici francesi che considerano la vittoria finale della Sharia a portata di mano.