Negli ultimi decenni la lauree in materie umanistiche, come lettere e filosofia, sono state spesso svalutate.
Si pensava che tranne la laurea in lingue, utile ad aprirsi al mondo, gli studi classici fossero superati. Il latino era lingua morta e la formazione umanistica era sempre più in ombra rispetto a quella scientifica.
La rete rivoluziona il futuro delle lauree umanistiche
L’avvento della rete sta cambiando molte cose. Una laurea in ingegneria o in informatica sono sempre attuali, ma gli esperti nella comunicazione non devono limitarsi ad avere conoscenze di rete, piattaforme SEO e d’informatica. Per questo, gli studi umanistici tornano alla ribalta per formare i giornalisti e i comunicatori del futuro.
Materie umanistiche sempre più ricercate nel prossimo decennio
Secondo i dati riportati da Sofia Fraschini su Il Giornale, l’osservatorio Expo-Training ha messo a confronto le opinioni di 500 operatori tra manager di piccole, medie e grandi imprese, esperti di formazione e comunicazione. Il 35% ha dichiarato che le materie umanistiche saranno le più richieste nei prossimi dieci anni. Solo il 24% di loro ne era convinto appena due anni fa.
Le materie umanistiche si sposano con quelle scientifiche
Le competenze nell’ìnformation technology, materie scientifiche si possono conciliare con una laurea in lettere, storia, filosofia e lingue.
Blogger, web content editor o creator devono conoscere le tecniche seo per gestire il lavoro sulle piattaforme di comunicazione, mentre i community manager devono avere una robusta formazione marketing. Tuttavia, una laurea in materie umanistiche è benvenuta, considerando che definire i contenuti e scriverli nella forma più efficace è essenziale, specie per i content creator.
A sorpresa, anche gli ideatori di programmi multimediali possono avere una laurea in materie scientifiche, giuridiche o umanistiche, a patto che il professionista integri le sue conoscenze con quelle informatiche e sia sempre aggiornato sulle novità del settore.
I guadagni per i laureati in materie umanistiche
L’evoluzione tecnologica lascia spazi aperti agli studi umanistici anche secondo il Sole24Ore che fa riferimento ai dati dell’American academy of arts and sciences. Dagli Stati Uniti arriva conferma che gli studi classici garantiscono sbocchi lavorativi e guadagni non molto inferiori agli altri corsi di studio.
La laurea triennale garantisce sul mercato americano entrate per 52.000 dollari l’anno che salgono a 72.000 con l’equivalente della nostra laurea magistrale: di poco inferiore ai guadagni medi degli ingegneri di circa 82.000 dollari.
Americani celebri laureati in materie umanistiche
Nella Silicon Valley ci sono esempi famosi di amanti degli studi classici che sono diventati protagonisti nelle nuove tecnologie. Tra loro, il fondatore della software company Slack Stewart Butterfield (laureato in filosofia) e la Ceo di Youtube Susan Wojcicki, laureata in storia e letteratura ad Harvard, prima che si dedicasse all’economia.
Livello di soddisfazione dei laureati in materie umanistiche
Secondo i ricercatori americani, I laureati in filosofia antica, letteratura e storia si dichiarano soddisfatti quanto gli specialisti in materie scientifiche, anche se i guadagni sono inferiori, per la loro capacità di adattarsi al mercato. 11% degli umanisti fa carriera nel management, e parecchi sanno riconvertirsi all’Ict, finanza, vendite e servizi.
Le aziende del digitale e del tech ricercano in misura crescente i laureati in materie umanistiche per le loro competenze intellettive, ma anche per la capacità di essere molto versatili in un mondo del lavoro in rapida trasformazione.
Gli sbocchi delle lauree umanistiche nell’era digitale e della robotica
Un ingegnere non studia normalmente linguistica e semiotica (che si occupa dei segni e il loro significato comunicativo) mentre le lauree umanistiche possono essere la base per istruire robot con le tecniche del machine learning.
A questa professione emergente, si affiancano gli automation ethicist, specialisti che valutano gli impatti economici e sociali dell’automazione, riguardo i macchinari creati per dialogare con i dipendenti umani. In questo caso, serve una base in filosofia etica e morale.
Il Regno Unito punta sempre più sulle lauree umanistiche, a differenza dell’Italia
Luigi Ippolito, nella sua corrispondenza da Londra per il Corriere della Sera, conferma che l’Italia, patria degli studi classici, è colpevolmente indietro rispetto al Regno Unito. Da noi le lauree umanistiche sono ancora considerate inutili, mentre gli inglesi la pensano in modo opposto.
Non è un caso se Emma Walsmley, a capo del colosso farmaceutico GlaxoSmithKline, si è laureata in lettere classiche a Oxford mentre Helena Morrissey, considerata una figura di rilievo nel mondo finanziario, ha studiato filosofia a Cambridge.
Stesso discorso per la carriera diplomatica che, in Italia, è aperta in prevalenza a chi ha compiuto studi politici, giuridici o economici, mentre l’ambasciatrice a Roma, Jill Morris, è laureata in lingue e letterature straniere e il suo predecessore, Christopher Prentice, aveva studiato lettere classiche a Oxford.
Infine, metà degli avvocati inglesi non ha conseguito la laurea in legge, ma ha studiato prima storia o letteratura e ha frequentato in seguito un corso di giurisprudenza.