La straziante tortura e l’omicidio di Sylvia Likens

Un'agghiacciante storia di tortura ed un macabro omicidio che vide vittima una ragazza americana di 16 anni.

Una storia macabra, straziante che vide vittima una ragazza americana di 16 anni torturata ed uccisa da Gertrude Baniszewski, presso la quale viveva. Ad aiutarla nelle torture vi furono anche alcuni dei suoi sette figli e due ragazzi del vicinato.

La famiglia della ragazza.

Sylvia era figlia di due giostrai, spesso in giro per il Paese. Era nata fra due coppie di gemelli e spesso, a causa del lavoro dei genitori, lei e la sorella minore Jenny, malata di poliomielite, venivano date in custodia a dei parenti per non far loro perdere la scuola. Era nata a Lebanon, nello Stato dell’Indiana, il 3 gennaio 1949.

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Il matrimonio fra i suoi genitori non funzionò e i due si lasciarono. Poco dopo la separazione la madre di Sylvia venne arrestata per furto e il padre decise di mandare lei e Jenny a vivere con Gertrude Baniszewski, madre di una loro amica conosciuta da poco, pagandole 20$ la settimana. La famiglia di Gertrude, con sette figli, era povera. Il padre incoraggiò inoltre Gertrude a “raddrizzare” le due bambine.

L’odio per la ragazza.

Gertrude emaciata, sottopeso, asmatica e depressa a causa dei molti matrimoni falliti, cominciò a picchiare le due bambine a causa del ritardo nel pagamento del loro mantenimento. Ben presto però concentrò la sua rabbia solo su Sylvia dopo averla accusata di avere rubato delle caramelle.

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Paula, una delle figlie di Gertrude che in quel momento era incinta, picchiò anche lei Sylvia e un giorno la prese a calci nei genitali accusandola ingiustamente di essere incinta. La ragazza venne anche accusata, sempre ingiustamente, di avere messo in giro delle voci su Paula e sua sorella Stephanie. Secondo le accuse avrebbe sparso la voce a scuola che le due sorelle erano delle prostitute. Tutto ciò provocò la rabbia del fidanzato di Stephanie, Coy Hubbard, che cominciò a picchiarla. Gertrude non solo non lo fermò ma anzi incoraggiò lui, gli altri suoi figli e alcuni ragazzi del vicinato a picchiare e torturare Sylvia.

Macabre torture

La povera ragazza fu presto vittima di macabre torture che consistevano in spegnerle sigarette sulla pelle, picchiarla mentre era appesa con delle corde al soffitto, scottarla con acqua bollente, farle mangiare cose che la facevano vomitare e obbligarla a togliersi i vestirti. Inoltre, in almeno due occasioni, le inserirono nella vagina una bottiglia di vetro di Coca-Cola. Paula una volta la colpì in faccia con tanta violenza da rompersi un polso.

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Le due sorelle cercarono allora di mettersi in contatto con la loro famiglia e riuscirono a mandare delle lettere alla loro sorella maggiore, Diana, che al tempo aveva 18 anni. Diana si recò alla casa dei Baniszewski ma non allertò la polizia e lasciò lì le sue sorelle.

La sorella maggioreDiana, sposata, che abitava poco lontano fu avvertita dalla minore Jenny. Diana, benchè stentasse a credere al racconto di Jenny, si recò a vedere la situazione, maGertrude non la lasciò entrare, accusandola di volere rubare. Anche i vicini di casa segnalarono ai servizi sociali ciò che di strano stava accadendo nell’abitazione vicina.

Fu inviata un’infermiera, che Gertrude accettò e le mentì dicendole che Sylvia era scappata e non si trovava più. In realtà la poveretta era legata e imbavagliata in una delle stanze del seminterrato.

Gertrude impedì a Sylvia di andare a scuola e di uscire di casa, tenendola legata al letto. Dopo che Sylvia, impossibilitata a muoversi, bagnò il letto Gertrude la rinchiuse in cantina.

Venne privata di cibo e acqua, tanto che Jenny disse che la sorella non produceva più lacrime a causa della disidratazione. Inoltre, venne obbligata a mangiare le proprie feci e quelle del figlio minore di Gertrude, di un anno, e a bere urina.

Gertrude cominciò a marchiarle a fuoco sullo stomaco, con uno spillone incandescente, le parole: “sono una prostituta e sono fiera di esserlo!” ma il lavoro venne finito da Richard Hobbs, uno dei ragazzi del vicinato poiché la donna non riuscì più a farlo a causa dell’odore. Richard, insieme alla figlia undicenne di Gertrude, cercò anche di marchiare a fuoco la lettera S sul petto di Sylvia.

L’inutile fuga e la morte

Il 25 ottobre 1965, Sylvia tentò di fuggire dopo aver sentito Gertrude parlare di un piano per liberarsi di lei ma venne catturata proprio mentre stava per raggiungere la porta principale.

Venne quindi relegata di nuovo in cantina e il giorno seguente, dopo botte, bruciature e scottature con acqua bollente. Il 26 ottobre 1965 di sera Stephanie e Richard Hobbs, che avrebbero dovuto lavarla, mettendola vestita in una vasca, la ritrovarono riversa sul materasso, come l’avevano lasciata la sera prima. Dall’autopsia emerse che era deceduta, in seguito a una emorragia cerebrale.

Gertrude chiamò la

polizia e consegnò loro una lettera che aveva fatto scrivere a Sylvia qualche giorno prima minacciandola con una spranga di ferro. Nella lettera, indirizzata ai genitori, Sylvia raccontava di come aveva accettato delle prestazioni sessuali di alcuni ragazzi in cambio di denaro e di come poi questi l’avessero sequestrata e torturata. Jenny però si avvicinò a

d un poliziotto e gli sussurrò:“Portatemi via di qui e vi dirò tutto.”

L’arresto ed il processo

Durante il processo, che fu altamente pubblicizzato, la Baniszewski negò ogni responsabilità per la morte, dichiarandosi non colpevole per infermità mentale; sostenne che era troppo distratta dalla sua cattiva salute e la sua depressione per controllare i suoi bambini. Gli avvocati dei giovani sotto processo (Paula e John Baniszewski, Richard Hobbs e Coy Hubbard) affermarono che i ragazzi avevano ricevuto pressioni dalla Baniszewski. Quando Marie Baniszewski, la figlia undicenne di Gertrude, fu chiamata a presentarsi come testimone della difesa, lei crollò e ammise di essere stata costretta a riscaldare l’ago con cui Hobbs aveva inciso la pelle di Sylvia, e di aver visto sua madre picc

hiarla e costringerla a stare nel seminterrato. Il 19 maggio 1966 Gertrude venne condannata per omicidio di primo grado salvandosi però dalla pena capitale e venendo condannata all’ergastolo.

Sua figlia Paula, che aveva dato alla luce una figlia di nome Gertrude durante il processo, fu condannata per omicidio di secondo grado e alla reclusione a vita. Hobbs, Hubbard e John Baniszewski furono giudicati colpevoli di omicidio colposo e condannati da 2 a 21 anni di carcere.

Gertrude venne di nuovo condannata all’ergastolo ma dopo 19 anni venne mess

a in libertà condizionata. Cinque anni dopo la sua liberazione morì di cancro ai polmoni. Stessa sorte toccò a Richard, di soli 21 anni, 4 anni dopo essere uscito di prigione.

John morì nel 2005 a 52 anni dopo avere a lungo sofferto di diabete. Coy entrò e uscì di prigione varie volte e morì di attaco cardiaco nel 2007.

Paula cambiò nome e lavorò come consulente scolastico per 14 anni prima di essere scoperta e licenziata nel 2012. Secondo alcune testimonianze oggi vive in una piccola fattoria in Iowa.

La sorella Jenny, dopo essersi rifatta una famiglia morì improvvisamente a 54 anni.

La casa dove morì Sylvia non fu più abitata. Venne demolita nel 2009, ora ha dato il posto a un parcheggio.

I films An American Crime (2007) di Tommy O’Haver e La ragazza della porta accanto (Jack Ketchum’s The Girl Next Door) (2007) di Gregory Wilson riportano entrambi la storia di Sylvia Likens. Una storia incredibile, ma vera, di una vita trascorsa nelle torture, da parte di tutti. Un forte scossone agli Usa interi e a tutto il mondo sulla violenza subita fin da giovane da una ragazza, diventata donna e morta per le troppe botte prese. La conseguente “maledizione” secondo cui gli artefici di tanto dolore hanno pagato con la morte prematura. Di Sylvia rimane un piccolo monumento in un parco di Indianapolis, inaugurato nel 2001.