Il nuovo libro di Umberto Eco “Numero zero”

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Sono trascorsi cinque anni dalla  pubblicazione del “Cimitero di Praga” (la storia europea dell‘ottocento tra cospirazioni e falsità), lo scrittore e semiologo Umberto Eco, torna a far parlare di sé attraverso il suo nuovo romanzo “Numero zero” edito da Bompiani, disponibile in tutte le librerie dal nove maggio. Si tratta della settima opera di narrativa del saggista, considerato l’autore più rappresentativo della scrittura italiana, prestigioso studioso di semiotica, creatore di numerosi saggi e di alcuni romanzi di successo, fra i quali ricordiamo il suo primo capolavoro:“Il nome della rosa” (1980), giallo filosofico di ambientazione medievale.

Il suo nuovo racconto “Numero zero” di circa duecento pagine, (il suo romanzo più breve rispetto alle sue precedenti opere), narra la storia di una redazione improvvisata che pianifica la stesura di un quotidiano destinato agli scopi personali dell’editore, quali il ricatto e altre losche macchinazioni. Altro personaggio strano della vicenda è rappresentato da un redattore psicotico che vivendo in una Milano terrorizzata, cerca di ricostruire la storia di cinquant’anni.

Una storia che si compie nel 1992, parafrasata sull’ipotetico cadavere di Mussolini, (anzi i cadaveri potrebbero essere addirittura due, ma non svelo altri particolari in merito, per rendere la lettura del libro ancora più avvincente), sulla Propaganda Due (meglio conosciuta come P2, Loggia massonica), l’assassinio di Papa Luciani, il colpo di stato di Junior Valerio Borghese. Nella narrazione non poteva mancare una storia d’amore tra i due personaggi principali sconfitti dalla vita, lui è uno scrittore fantasma, lei si occupa di gossip. La trama si configurerà agli occhi del lettore come un manuale di giornalismo scadente, che corrisponderà alla realtà oppure si tratterà di pura invenzione?

Lo scrittore Umberto Eco, ci racconta attraverso la scrittura misteriosa e appassionante del suo libro, gli argomenti del falso e della menzogna: “Non lo nego, ma mio padre mi ha abituato a non prendere le notizie per oro colato. I giornali mentono, gli storici mentono, la televisione oggi mente,  e anche “la scienza mente” dice uno dei protagonisti della storia. 

La verità non è per per tutti un atto dovuto, ma una scelta opinabile. Concordo con George Orwell quando afferma che: “Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario!”