Limite dei contanti a 2.000 euro: critiche al denaro elettronico

Il tetto di 2.000 euro per le operazioni contanti alimenta la polemica su usi esclusivo delle transazioni elettroniche a seguito dello scandalo Wirecard

Scatta il limite dei contanti a 2.000 euro dal 1° luglio rispetto ai 3.000 precedenti, ma aumentano le critiche all’uso del denaro elettronico, dopo lo scandalo di Wirecard che può coinvolgere potenzialmente milioni di utenti ancora increduli.

L’abbassamento del tetto contanti a 2.000 euro e i problemi dei pagamenti via card

La cronaca di questi giorni evidenzia due eventi che sono collegati tra loro, il primo è l’abbassamento del limite di prelevamento e spesa in contanti a 2.000 euro, che secondo alcuni, renderebbe più facile la lotta all’evasione fiscale, il secondo si concentra invece sui pagamenti elettronici generalizzati, che molti considerano poco adatti a risolvere il problema e, per certi versi, anche rischiosi.

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La questione si è in effetti complicata con lo scandalo che ha coinvolto la società tedesca Wirecard che è finita nell’occhio del ciclone per aver gestito miliardi di denaro elettronico in modo a dir poco disinvolto, tradendo quindi la fama di estrema affidabilità cui aveva sempre goduto.

Ne sanno qualcosa centinaia di migliaia di titolari di clienti SisalPay, società operante in collaborazione con Wirecard e trascinata suo malgrado nel problema, che si trovano con i conti provvisoriamente bloccati, senza poter mettere le mani sul loro denaro, al pari di alcuni milioni di clienti internazionali che dovrebbero essere nelle stesse condizioni a breve.

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Quali sono i pregi e limiti del denaro elettronico?

Il sistema delle carte prepagate, oltre a Bancomat e carte di credito, permette senza dubbio operazioni online con trasferimento rapido di denaro. Il successo del sistema è tale che ogni giorno avvengono milioni di transazioni con una certa sicurezza perché, di solito, gli importi per singola operazione sono piuttosto contenuti, in particolare quando si usano le carte prepagate.

Questo ha generato un boom in rete che, in alcuni casi supera il numero di linee di credito tradizionali nelle banche e, di conseguenza, molti hanno concluso che l’era delle monete e banconote sia ormai tramontata.

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Il rovescio della medaglia dell’abolizione del contante e l’uso esclusivo di moneta elettronica presenta però dei rischi, perché la normativa sulle transazioni elettronica è meno rigorosa di quella applicata alle banche per le operazioni tradizionali.

I problemi tecnici delle transazioni on line

Inoltre, chi è meno abituato agli strumenti elettronici fatica a ricordare a memoria il Pin di accesso e trascriverlo può essere pericoloso in caso di smarrimento. Senza dimenticare che le linee possono anche sovraccaricarsi, provocando spesso blocchi della rete, sia agli sportelli bancari, sia nei supermercati e centri commerciali, considerando il volume sempre crescente delle transazioni.

Non a caso, gli investimenti sulla fibra ottica e le nuove tecnologie come 5G puntano proprio a rendere più semplice e affidabile anche l’uso dei pagamenti elettronici, scoraggiando anche il ricorso alle banconote.

Vantaggi e svantaggi del denaro contante

Il denaro contante supera i problemi prima descritti, dato che non ha bisogno di password o di linee stabili, è sempre disponibile per ogni pagamento e, di conseguenza, lo si accetta a vista, senza bisogno di controprove e verifiche elettroniche.

L’introduzione dell’euro ha permesso inoltre di fare uso più massiccio delle monete che permettono acquisti di beni di consumo poco costosi, con la comodità di non portarsi dietro solo banconote per i piccoli acquisti.

Il difetto emerge semmai quando l’esercente non ha resto sufficiente e richiede la cifra precisa, problema ovviamente risolto pagando con la carta. Tuttavia, gli acquirenti abitudinari conoscono ormai a memoria il prezzo degli articoli di loro interesse e dispongono solitamente anche di moneta in quantità sufficiente.

Occorre poi considerare che l’obbligo di non versare o prelevare cifre superiori a 2.000 euro dal primo luglio va rispettato per evitare controlli e sanzioni, quindi molti lamentano di essere sorvegliati dallo Stato come fosse un “grande fratello”.

Lo scandalo Wirecard

Tornando quindi ai problemi legati ai pagamenti elettronici, il tonfo di Wirecard è doppiamente grave trattandosi di uno dei pochi istituti di moneta elettronica autorizzato a emettere carte prepagate in Europa ed era famoso per la sua solidità finché non è esplosa la questione finanziaria.

Secondo la ricostruzione di Andrea Massardo per Inside Over, il consiglio d’Amministrazione ha preso atto dell’ammanco di 1,9 miliardi di euro dai saldi bancari di alcuni conti fiduciari e la notizia ha provocato il tonfo del 70% del titolo Wirecard in borsa, le dimissioni dell’amministratore delegato e il ritiro del bilancio 2019, con la prospettiva di dover revisionare anche i precedenti.

In altre parole, la vicenda del colosso tedesco, che era quotata al Dax30, cioè l’indice dei 30 titoli più capitalizzati della borsa di Francoforte, si porta dietro anche tutte le perplessità di chi non vorrebbe assolutamente rinunciare al contante, aggravato dal rischio di sfiducia conseguente allo scandalo.

La riduzione del contante non contrasta la grande evasione fiscale. Le opinioni

Molti sono convinti che la contrazione nell’uso del contante ridurrà drasticamente l’evasione fiscale, evitando che un lavoro non sia regolarmente fatturato e le banconote passino dal cliente al fornitore di servizi senza dichiararle nei redditi. Di certo questo avviene con i lavori eseguiti in nero, tuttavia la stessa Banca Centrale Europea aveva richiamato all’ordine Grecia e Spagna per aver posto limiti di 500 e 1.000 euro nell’uso del contante, ritenuti persino eccessivi per combattere il riciclaggio.

Non bisogna in effetti dimenticare che l’elusione o l’evasione fiscale emergono spesso attraverso frodi miliardarie da parte di grandi multinazionali che, sostanzialmente, non fanno circolare neppure una banconota, ma si muovono solo attraverso transazioni elettroniche.

E’ quindi evidente che grandi gruppi come Apple, Google o Amazon, che sono finiti nel mirino per non aver adempiuto a tutti gli obblighi fiscali nei Paesi europei, non basano certo le transazioni on line su grandi scambi di banconote.

Il parere di Pier Carlo Padoan e le conseguenze sulla riduzione di contante

L’ex ministro dell’economia Pier Carlo Padoan ha inoltre ribadito che non c’è alcuna correlazione tra la riduzione dell’uso del contante e il contrasto all’economia sommersa o all’evasione, anzi ci sono Paesi dove non esiste un tetto all’uso di banconote e monete, eppure l’evasione fiscale è molto bassa.

Secondo il rapporto della fondazione Studi Consulenti del Lavoro, citato da “QuiFinanza”, non emergono riduzioni dell’illegalità e del sommerso in coincidenza con le restrizioni all’uso del contante.

Il valore assoluto dell’economia irregolare, al contrario, è cresciuto, passando da 202 miliardi di euro del 2011 a 210 del 2017 (+3,9%) e aumentando sia nei periodi in cui il limite massimo del contante era di 1.000 euro, sia quando la soglia è risalita a 3.000. Tuttavia, dal 1° luglio affronteremo comunque queste stretta da 3.000 a 2.000 euro nell’uso del contante con buona pace di chi vuole difenderne l’uso come diritto costituzionale, o sostiene l’assenza di dati che certifichino la necessità di ridurlo al minimo, e le fasce di popolazione meno digitalizzate, a partire dagli anziani, temono nuovi disagi.