Lo storico Barbero e il “soccorso rosso”

Il noto professore interviene in aiuto del collega bersagliato anche dagli storici non revisionisti

A scrivere la parola fine, forse, sulla querelle scatenata da Tomaso Montanari su Il Fatto Quotidiano, ci pensa Alessandro Barbero, storico medievalista tra i più apprezzati dal popolo televisivo e del web per la sua esposizione degli avvenimenti sempre chiara e coinvolgente.

In una intervista, il professore si schiera sostanzialmente dalla parte del collega Montanari, affermando che lo storico dell’Arte e Rettore eletto dell’Università per Stranieri di Siena non ha negato le foibe. Semplicemente ha sottolineato come, assodato che i morti sono sempre una tragedia, vada guardato come ci si è arrivati a quelle morti.

Sicuramente gli istriani ringrazieranno per il fatto che le foibe non sono più considerate un falso storico, come per decenni ha affermato la sinistra alla quale appartengono i due studiosi. Ma è interessante comprendere la conclusione del ragionamento dello storico piemontese e cioè quel come ci si è arrivati a quelle morti. Così Barbero spiega il suo punto di vista:

“… La falsificazione della storia da parte neofascista, di cui l’istituzione della Giornata del ricordo costituisce senza dubbio una tappa, consiste nell’alimentare l’idea che nella Seconda guerra mondiale non si combattesse uno scontro fra la civiltà e la barbarie, in cui le Nazioni Unite e tutti quelli che stavano con loro (ad esempio i partigiani titini, per quanto poco ci possano piacere!) stavano dalla parte giusta e i loro avversari, per quanto in buona fede, stavano dalla parte sbagliata; ma che siccome tutti, da una parte e dall’altra, hanno commesso violenze ingiustificate, eccidi e orrori, allora i due schieramenti si equivalevano e oggi è legittimo dichiararsi sentimentalmente legati all’una o all ’altra parte senza che questo debba destare scandalo“.

Se questa è la spiegazione, occorre subito precisare che qui non è lo storico Barbero a parlare – tra l’altro di fatti che non appartengono al suo campo di studio e ricerca che è il medioevo – ma l’uomo, che con orgoglio rivendicò il suo tesseramento al Partito Comunista Italiano. Ciò si deduce dall’interpretazione in chiave personale e politica relativa all’istituzione della Giornata del Ricordo: in ambito storico, neppure il più modesto studioso avrebbe scritto che tale commemorazione rappresenta una tappa di quella falsificazione della storia operata dai neofascisti. Questa è un’opinione e non una informazione suffragata dalle fonti.

Altro punto, del tutto personale di Barbero, è giungere alla conclusione che tutto ciò appartenga ad una strategia ben precisa orchestrata sempre dai presunti neofascisti: siccome entrambi gli schieramenti hanno commesso orrori ingiustificati e ingiustificabili, si equivalgono e “oggi è legittimo dichiararsi sentimentalmente legati all’una o all’altra parte senza che questo debba destare scandalo“.

A dire il vero, ciò che ha scatenato tanta discussione sulle dichiarazioni di Montanari non è stata una sua accusa verso alcuni che reclamavano il diritto di riconoscersi nell’ideologia fascista, ma sull’equiparare tanti civili istriani ammazzati barbaramente dai partigiani comunisti agli ebrei sterminati dai nazisti. Immenso dolore per tutti, dice Barbero, ma i primi – i titini – stavano dalla parte giusta e i secondi – i nazifascisti – dalla parte sbagliata, che piaccia o no.

È un po’ come affermare che le Brigate Rosse hanno ammazzato anche degli innocenti esattamente come i NAR, ma i primi erano nel giusto, devono essere considerati dei “compagni che hanno sbagliato”, mentre i secondi sono solo dei criminali e basta.

Si potrebbe obiettare che questa divisione tra il bene e il male è piuttosto banale, di comodo, sicuramente non al livello culturale dello storico così acclamato: dal 1943 al 1946, tante sono state le morti non giustificate causate dai partigiani “rossi”: a quel tempo bastava avere un parente o il fidanzato che aveva aderito alla Repubblica di Salò per meritarsi qualsiasi violenza fino alla morte. Con gli ebrei, Stalin non fu più tenero di Hitler e Mussolini e ancora recentemente, e proprio a questo proposito, in Ucraina è stata scoperta una fossa comune con migliaia di civili ammazzati.

Nello scontro tra eserciti, le cose sono più semplici: entrambi gli schieramenti si affrontano e chi vince scrive la Storia, anche se era l’aggressore e quindi dalla parte sbagliata. Ma quando è coinvolta la popolazione civile, che non è armata e non può difendersi, è difficile affermare chi era nel giusto o, in qualche modo, può essere giustificato per l’orrore commesso.

Barbero conclude l’intervista con una un’altra personalissima interpretazione: “Se io decido che quei morti debbono essere ricordati in modo speciale, il messaggio, inevitabilmente, è che di quella guerra ciò che merita di essere ricordato non è che l’Italia fascista era dalla parte del torto e che era alleata con il regime delle camere a gas. Questo non vale la pena di ricordarlo, invece le atrocità di cui gli italiani sono stati le vittime, quelle sì, e solo quelle, vanno ricordate. E questa è appunto la falsificazione della storia”.

Siccome le “atrocità di cui gli italiani sono stati vittime” hanno colpevoli sia tra i fascisti che tra i partigiani comunisti e titini, allora non esiste alcuna falsificazione storica, ma solo il dramma di una guerra civile che mai più deve ripetersi e di due ideologie autoritarie che, quelle sì, vanno definitivamente cancellate senza indecisioni, scusanti e giustificazioni come già ha stabilito il Consiglio d’Europa.

In ultimo, la maggioranza degli italiani si domanda quando sarà chiuso questo capitolo della loro storia, visto che ormai pochissimi sono coloro che hanno un ricordo diretto e personale del fascismo e della guerra. Siamo in un contesto internazionale, dove la NATO ci sorveglia e l’Europa ci controlla anche in ciò che dovrebbe appartenere ad un mandato di fiducia. Nessuna svolta autoritaria è possibile e poi, tra i leader del centrodestra, c’è forse qualcuno che potrebbe essere il nuovo Mussolini? Siamo seri!

Si volga lo sguardo al futuro e non si perda più altro tempo ed energie in disquisizioni inutili e inutilmente divisorie; l’Italia ha bisogno del contributo di tutti e non di assurdi steccati e polemiche o ringraziamenti occulti per avanzamenti di carriera forse non del tutto meritati.

Massimo Carpegna

Massimo Carpegna
Massimo Carpegnahttp://www.massimocarpegna.com
Docente di Formazione Corale, Composizione Corale e di Musica e Cinema presso il Conservatorio Vecchi Tonelli di Modena e Carpi. Scrittore, collabora con numerose testate con editoriali di cultura, società e politica.