Mariella Cimò: confermata condanna a 25 anni per il marito

Mariella Cimò è stata uccisa, nessun allontanamento volontario

Mariella Cimò è una delle tante donne scomparse nel nulla. Ma una cosa è  certa. Per la magistratura italiana il colpevole è il marito, Salvatore Di Grazia. Oggi la terza Corte d’Assise di Catania, ha confermato la condanna. Confermati 25 anni di reclusione, con l’accusa di uxoridcidio ed occultamento di cadavere della moglie.

Che fine ha fatto Mariella Cimò?

Mariella Cimò, scomparve dalla sua abitazione di San Gregorio in provincia di Catania, il 25 agosto 2011. Ma la scomparsa fu denunciata dal marito Salvatore di Grazia, dopo ben 5 giorni. La giustificazione? Secondo il marito, la donna era avvezza a spostarsi frequentemente. Affermazioni smentite dai nipoti della Signora. I coniugi erano sposati da circa 43 anni, al momento dei fatti. Secondo il racconto dell’imputato, quella mattina era uscito presto per sbrigare alcune commissioni. Al ritorno però, non aveva più trovato la consorte. Ma la Signora non aveva portato con se alcun effetto personale, neanche i documenti di riconoscimento. Cosa che insospettì subito gli inquirenti.

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Le motivazioni della condanna, quali?

Secondo l’accusa, la vicenda è chiara. Il Don Giovanni catanese, avrebbe prima ucciso la moglie e poi fatto sparire il cadavere. Qualche tempo prima della scomparsa, la coppia viveva dei sissapori a causa dell’autolavaggio self-service gestito dal Di Grazie. La donna voleva vendere, mentre il marito no. Questo perchè secono l’accusa, l’uomo intratteneva lì rapporti extraconiugali. Dal mattino del 25 agosto, però della donna non se ne hanno più notizie, scomparsa nel nulla. Il Di Grazia si è sempre proclamato innocente. Non era in casa quella mattina. Ma mente. E ma dimostrarlo sono dei filmati delle telecamere.

La prova schiacciante delle telecamere

Secondo il Sig. Di Grazia, sua moglie si sarebbe allontanata spontaneamente da casa. La donna si sarebbe svegliata e sparita, senza lasciare traccia. Ma un video di una telecamera di sorveglianza del vicino, mostra un’altra verità. Viene ripreso il ritorno a casa di Mariella la sera prima, il 24 agosto. Ma nessuna traccia della sua uscita, il giorno successivo. Secondo l’imputato, la donna si sarebbe allontanata dal retro, attraverso un dirupo che Mariella non avrebbe mai potuto affrontare con le sue gambe malandate. Inoltre, le stesse telecamere, riprendono Salvatore Di Grazia mentre rientra a casa. In macchina un recipiente grosso e nero. Per l’accusa il reciente aveva un unico obiettivo. Sciogliere nell’acido il corpo della moglie. Il mattino dopo rientra in casa con un’altra donna. Troppo sicuro che la donna non sarebbe tornata a casa e lo avrebbe scoperto, si pensò subito.

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I nipoti di Mariella Cimò contro Di Grazia

Da sempre i nipoti di Mariella Cimò non hanno creduto all’ipotesi dell’allontanamento volontario. A loro avviso la donna anziana e sicuramente non nella forma fisica da permetterLe di attraversare un dirupo per uscire di casa. Secondo i suoi cari, inoltre, la donna era troppo legata ai suoi 20 cani e 40 gatti che vivevano con loro nella grande villa di famiglia. Massimo Cicero, nipote della Cimò sapeva dei dissapori della coppia ed è convinto della colpevolezza dello zio.

I 45 indizi della colpevolezza

Nonostante siano passati anni, il corpo della signora non è mai stato ritrovato. Si rafforza, perciò l’ipotesi che il corpo sia stato sciolto. La Procura, ha rintracciato 45 gravi e univoci indizi di colpevolezza da cui emerge quanto sarebbe accaduto subito dopo il presunto omicidio. Ecco cosa si legge alla fine dei 45 punti:

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Di Grazia in definitiva si è liberato della moglie (probabilmente in esito ad un fatale ultimo litigio) per continuare liberamente (se non per incrementare) la già disinvolta e talora frenetica frequentazione di donne ad esclusivi scopi sessuali per lo più verso pagamento di somme di denaro“.

In poche parole tutto il movente che avrebbe scatenato l’uxoricidio.

Che cosa vuol dire uxoricidio?

L’uxoricidio (dal latino uxor, “moglie”) è l’omicidio della propria moglie o, per estensione, del proprio coniuge. Nelle legislazioni occidentali l’uxoricidio è un’aggravante dell’omicidio. Più in particolare, nel codice penale italiano è considerato, giusta art. 577 c. 2, una delle aggravanti ricomprese nella fattispecie di assassinio del coniuge. Nel caso Cimò si aggiunge anche l’occultamento di cadavere. Il marito avrebbe appunto, nascosto il cadavere.

La sentenza di conferma dei 25 anni

Ebbene, la corte del terzo grado ha confermato la condanno. 25 anni di condanna. Gli avvocati hanno già detto che andranno avanti, per dimostrare l’innocenza del loro assistito. Infatti, Di Grazia resterà in stato di libertà, con l’obbligo di soggiorno, dalle 21 alle 7 ad Acireale, Comune di residenza. Nonostante tutto l’uomo continua a proclamarsi innocente, e a definire barzellette gli indizi della sua colpevolezza. Di Grazia ha provato fino all’ultimo a difendersi, rendendo delle dichiarazioni spontanee: “Mia moglie si è allontanata volontariamente, spero torni presto per condividere il nostro sogno: poter invecchiare insieme. Non mi rimane altro che pregare il Signore, cosa che già faccio“. Infine, in aula conclude il suo intervento dichiarandosi sereno. La corte si ritira, ma arriva la sentenza. Condanna confermata anche in appello. Salvatore di Grazie è colpevole per la corte.