Posso attualmente definirmi una consolidata habitué dei mezzi pubblici milanesi. Nel caso le copie del “Metro News” fossero terminate, ho trovato diversi escamotage per ingannare il tempo. Ricostruire la vita dell’individuo di fronte analizzando furtivamente i dettagli del suo aspetto/comportamento/vestiario, un classico! (Io l’ho rubato a Dawson Leery e Joey Potter). Ma ultimamente quello che mi diverte di più è scovare le inesperte new entry della metro.
Come riconoscere un milanese doc?
Prima di tutto lo caratterizza la camminata a mo’ di piccione: spedita, testa bassa che avanza e indietreggia, sguardo che scorre le mail sullo Smartphone. Sulla scala mobile scansa irritato chi non mantiene la destra, non rallenta nemmeno se è in anticipo di 50 minuti, se arriva in ufficio prima ben venga, l’economia deve girare.
Imbocca la scorciatoia che più scorcia non si può, Harry Potter deve avergli prestato la mappa del malandrino o insegnato come smaterializzarsi, striscia l’abbonamento mensile e in attimo è dietro la linea gialla.
Aspetta l’arrivo della metro nel punto dove ci sono più cicche appiccicate per terra, lui è furbo, sa che lì è dove si fermerà la porta d’ingresso, e azzeccare la posizione della porta fa figo. Legge sul tabellone “primo treno- 1 minuto e mezzo”, il piede non smette di agitarsi in un sussultorio tic nervoso.
Sulla metro scatta alla postazione migliore, che rigorosamente non è quella seduta perché sgualcirebbe il pantalone su misura di Caraceni. Testa ancora china sullo smartphone, torna nel mondo reale solo al suono del violino di uno sfortunato mendicante, per pensare “Va’ a laurà!”
Tu, ignaro spettatore esterno, pensi che rischi di perdere la fermata, ma non sai che il suo innato cronometro biologico gli permette di conoscere al millesimo la durata del viaggio. Repubblica, Turati… Ting! Recupera la valigetta che aveva comodamente appoggiato a terra tra le gambe, sapendo che gli astuti borseggiatori non avrebbero scelto lui come vittima, e sgambetta verso una giornata di lavoro.
Lo pseudo-milanese parte da casa con 3/4 ore di anticipo per non rischiare di arrivare in ritardo. Ma poi ci arriva comunque, perché compie un percorso treno – metro lungo quanto il traforo del monte bianco.
Invece di “Gialla per Comasina” legge “Lasciate ogni speranza voi che entrate”.
Dopo aver perso 8 minuti , 4 esaminando al millimetro il quadro dei percorsi delle metro, altri 4 per chiedere rassicurazioni a sette persone diverse, finalmente riesce a raggiungere la prima meta. E’ talmente felice che le pale del tornello girano come la giostra che vedeva al parco da piccolo la domenica.
Passa il biglietto monocorsa, cosa può andare stort…BIP! Biglietto non valido. Non è chiaro se intervenga la legge di Murphy o semplicemente la sua sfiga, ma azzecca il verso dell’inserimento al quarto e ultimo tentativo. Oltrepassando il tornello si sente come Usain Bolt quando tagliò il traguardo alle Olimpiadi di Pechino 2008.
Il pericolo è in agguato. Non ha mai stretto suo figlio come stringe ora la valigetta. Vede il milanese che agita il piede e pensa subito ad un sociopatico pronto a scagliarsi sotto la metro al suo arrivo.
Inaspettatamente sopravvive fino a salire sulla metropolitana.
Passa i primi tre minuti a cercare dove siano indicate le fermate, ma quando le trova non può leggerle perché non ha messo gli occhiali per essere più attraente per l’occasione.
“Siamo in arrivo a… -panico…la sudorazione aumenta..alza metà coscia per non dare nell’occhio ma allo stesso tempo essere pronto allo sprint- …Repubblica!” Con la faccia colpevole di chi ha aerofalgato in un luogo pubblico, si ricompone al suo posto. Al terzo ripetersi della medesima scena, conclude che sia meglio aspettare la fermata in piedi.
Quando ha finalmente appreso che la sua fermata sarà la prossima, (l’ha chiesto a qualcuno con gli occhi del gattino di Shrek) si mette in posizione di scatto a mo’ di maratoneta… Sa che dovrà correre più del leone altrimenti verrà mangiato… Si aprono le porte, la linea del traguardo è a meno di un metro, è ormai certo di avercela fatta… Gli cade il portafogli, si china a raccoglierlo con uno scatto fulmineo, si rialza calpestato dai milanesi che corrono verso l’uscita… Ma vede le porte che si avvicinano inesorabili l’una all’altra di fronte a sé… Mai ‘na gioia!