Netanyahu, pronti ad attaccare Rafah. Onu lancia l’allarme sugli attacchi indiscriminati contro le abitazioni palestinesi

Israele minaccia di allargare la guerra a Rafah, al confine con l'Egitto, dove secondo le Nazioni Unite vivono 1,2 milioni di persone

Oltre al rifiuto di andare incontro alle richieste di Hamas anche la volontà di espandere le operazioni militari a Rafah, al confine con l’Egitto. Benjamin Netanyahu, poco dopo aver ufficializzato il rifiuto di Tel Aviv alla controproposta del partito palestinese ha minacciato nuove rappresaglie nel luogo più sovraffollato della Striscia di Gaza, dove si stima siano presenti 1,2 milioni di persone, più della metà dei residenti civili del nord dell’exclave spostati da Israele tramite l’uso della forza durante le prime fasi militari dell’aggressione delle IDF. E le prime avvisaglie di una nuova fase del conflitto asimmetrico tra Hamas e Israele hanno prodotto proprio a Rafah le prime vittime: almeno 12 secondo France24.

Finora la località di Rafah, nota per il valico a pochi km dal confine egiziano, era stata una delle poche aree della Striscia a non essere stata colpita a ripetizione dagli aerei delle forze armate israeliane. Sebbene di attacchi, a partire dal 7 ottobre scorso, ce ne siano stati anche lì, soprattutto nei primi momenti dell’escalation in cui i convogli provenienti dall’Egitto facevano fatica a soddisfare le richieste umanitarie dei palestinesi colpiti. Rafah, inoltre, essendo vicina al confine egiziano col Sinai potrebbe innescare una crisi diplomatica con Il Cairo e provocare altri dissidi in quella porzione di Medio Oriente. E proprio dalla capitale egiziana, tra l’altro, fanno sapere che ci potrebbe essere un nuovo round di colloqui volti a riformulare la proposta di Hamas, ha fatto sapere un funzionario del governo Al Sisi.

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In risposta alle dichiarazioni di Netanyahu di voler estendere le operazioni di terra a Rafah, il capo dei diritti umani delle Nazioni Unite Volker Turk ha dichiarato che “L’estesa distruzione di proprietà, non giustificata dalla necessità militare e effettuata illegalmente e arbitrariamente, equivale a una grave violazione della Quarta Convenzione di Ginevra e a un crimine di guerra“. L’ennesima richiesta di una organizzazione internazionale che però non ferma la linea dura israeliana – “guerra a oltranza fino alla vittoria” -, nonostante poche settimane fa la Corte di Giustizia Internazionale abbia espressamente detto a Tel Aviv “di evitare in tutti i modi di compiere azioni genocidarie” contro il popolo palestinese.