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2015, si può ancora uccidere in nome di Dio?

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Non nel mio nome, non in nome dell Islam“, questo il modo che hanno avuto le comunità islamiche di far sentire il proprio nome, questo il modo che hanno avuto coloro che sono stati accusati –  per “paragone” – di essere dei folli omicidi che non hanno avuto scrupoli nell’uccidere persone innocenti.

Ad ormai pochi giorni dal secondo attentato di Parigi, i Mussulmani tornano a farsi sentire, non solo sulle piazze europee di Londra, Berlino e Milano, ma persino sui Social Network, ritrovando l’hashtag nato con l’attentato alla rivista di Charlie Hebdo.

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Il corano, ci spiegano i “veri” credenti, non giustifica alcun omicidio, l’Islam condanna chiunque uccida degli innocenti:

Uccidere un uomo innocente è come uccidere l’intera umanità.

Il terrorista non ha religione, il terrorista non uccide in nome di Dio. “L’Islam insegna misericordia, rispetto, pace e e gentilezza, – spiegano i partecipanti della campagna – e siamo stanchi di vedere la nostra religione macchiata dall’odio ingiustificato dei terroristi.”

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Una campagna che forse saprà far riflettere, saprà far aprire gli occhi, saprà difendere coloro fanno parte del nostro Paese, pregando per un Dio che mai riconoscerebbe ciò che certi uomini sostengono ogni giorno con inutili ed orridi spargimenti di sangue.

Queste le condanne delle nostre comunità islamiche a questi ultimi attentati:

“Vogliamo dimostrare la nostra solidarietà e l’abbraccio a tutto il popolo francese. Questi attentati terroristici non sono attacchi contro i francesi ma contro tutta l’umanità. È un momento di rabbia, dolore e condanna totale senza se e senza ma”, ha detto il presidente dell’Ucoii, Unione delle Comunità islamiche d’Italia, Izzedin Elzir, ai microfoni di Tv2000.

“La nostra comunità – ha spiegato Elzir – fa parte integrante del tessuto sociale italiano. C’è una bellissima collaborazione con le forze dell’ordine perché la sicurezza del Paese è la sicurezza di tutti. Non dobbiamo vivere nella paura perché l’obiettivo di questi terroristi è farci vivere nel terrore. Da parte nostra siamo aperti al dialogo con tutti. Vogliamo far capire alla nostra comunità che l’estremismo e il terrorismo non fanno parte dell’Islam. Questo è il ruolo della comunità islamica. Quando vediamo operazioni terroristiche come quelle di ieri è un fallimento non solo della comunità islamica ma di tutta la società”.

“Siamo un po’ preoccupati”, ha rivelato Elzir, che qualcuno ci possa accusare di essere terroristi ma “confidiamo nell’intelligenza dei nostri concittadini non musulmani”. “La comunità islamica italiana – ha concluso Elzir – ha deciso di fare dei sit-in di solidarietà per il popolo francese. Abbiamo deciso di non farli da soli ma con tutti gli italiani non musulmani per dimostrare che il progetto di questi terroristi è fallito. Il loro obiettivo è quello di creare muri mente il nostro è costruire ponti. Stamane c’è stato il primo sit-in davanti al consolato francese a firenze, oggi pomeriggio a milano e poi in altre città italiane”.

 

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