Parola di Nostradamus: il Vesuvio esploderà

Ieri uno sciame sismico ha interessato l'area, ma già nel mese di ottobre i sismografi hanno registrato ben 177 scosse : secondo gli esperti, si prepara una grande eruzione.

Il Vesuvio esploderà

Il conosciuto astrologo e medico francese Michel de Nôtre-Dame, noto a tutti come Nostradamus, torna a far parlare di sè: vissuto nel 1500 e autore delle celebri profezie, continua ad incuriosire con le sue parole scritte ormai quasi 500 anni fa.

Nostradamus, nelle sue enigmatiche “quartine” avrebbe predetto terremoti e catastrofi per il 2018, fino all’eruzione del Vesuvio “che in 5 minuti farà tremare l’intero pianeta, causando la morte di 6000 persone“.

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Il super vulcano napoletano

Che il super vulcano napoletano sia attivo è certo: ieri uno sciame sismico ha interessato l’area, ma già nel mese di ottobre, i sismografi hanno registrato ben 177 scosse di medio-bassa intensità con una magnitudo massima di 2,5 gradi della scala Richter .

Lo dice il bollettino mensile dell’Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia , che ha diramato i dati registrati sull’attività sismica del supervulcano:

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E’ stato possibile determinare l’ipocentro di 129 degli eventi registrati, mentre
111 eventi sono stati registrati nel corso di tre sciami sismici. Il primo sciame, registrato il 16 ottobre, è consistito in una sequenza di 13 terremoti di magnitudo compresa tra -0.7 e 2.5. Il secondo, registrato il 19 ottobre è consistito in una sequenza di 54
terremoti di magnitudo compresa tra -1.0 e 1.3 , mentre il terzo, registrato il 27 ottobre è consistito in una sequenza di 44 terremoti di magnitudo compresa tra -1.0 e 1.4.

Qui potete visionare i dati del bollettino completo: http://www.ov.ingv.it/ov/bollettini-mensili-campania/Bollettino_Mensile_Vesuvio_2018_10.pdf

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Sotto accusa i piani di evacuazione

Come descritto da “Napoli Today“, anche la Rete Difesa Vesuvio avvisa le Istituzioni sul dissesto idrogeologico dell’area vesuviana, attraverso un comunicato: secondo la Rete si sta preparando “un disastro annunciato, frutto di anni di incuria e di politiche inadeguate“.

Da sempre sotto accusa anche i piani di evacuazione previsti in caso di eruzione: secondo lo studioso Flavio Dobran, docente presso la New York University un’eventuale eruzione del Vesuvio potrebbe portare alla morte di milioni di persone in poco tempo, se non si riorganizza il territorio napoletano.

Anche lo studioso punta l’indice sulle istituzioni, che dovrebbero pianificare urbanizzazione e infrastrutture in funzione di una possibile e imminente eruzione.

“I Piani di evacuazione riguardanti il rischio Vesuvio e Campi Flegrei,  lavorano in direzione opposta a resilienza e sostenibilità del territorio napoletano” dice Dobran, mentre lo scenario di un eruzione è ancora più allarmante secondo il vulcanologo dell’Osservatorio Vesuviano, Giuseppe Mastrolorenzo:” Dal 2001 conosciamo la causa di morte dell’eruzione del Vesuvio, ed è in base a quelle scoperte che si calcola il rischio e si dovrebbero fare i piani di evacuazione. Non possiamo prevedere come sarà l’eruzione, da anni mi batto perché venga tenuto in considerazione il rischio più alto. Proprio perché non possiamo fare previsioni ma solo prevenzione. Con il Vesuvio non si gioca d’azzardo”.

Gli studi sul Vesuvio

Secondo uno studio recente, pubblicato dalla rivista scientifica “Nature“, ci sarebbe infatti un’ unica ed estesa camera magmatica, situata a circa 10 km di profondità nel distretto vulcanico campano: un bacino comune, che collega la Caldera dei Campi Flegrei al Vesuvio: il bacino sarebbe colmo di magma che potrebbe fuoriuscire in qualsiasi momento.

Giuseppe Mastrolorenzo e Lucia Pappalardo, hanno comparato i magmi situati nella crosta e nel mantello di entrambe i vulcani, analizzando le rocce provenienti dai loro depositi nel corso delle precedenti eruzioni: la somiglianza tra le rocce provenienti dal Vesuvio e quelle provenienti dai Campi Flegrei, hanno condotto i ricercatori all’esistenza di un unico bacino magmatico comune, ai due sistemi vulcanici.

Nel caso dovesse verificarsi un eruzione, spiega Mastrolorenzo, il processo di risalita del magma sarebbe molto veloce, impiegherebbe pochi giorni.Ciò significa che dal momento in cui si verificano i fenomeni precursori dell’eruzione ci vogliono pochi giorni perché il magma risalga in superficie.

Mastrolorenzo sottolinea che per l’area vesuviana, è stato preparato un piano di emergenza che prende in considerazione solo la possibilità di un’eruzione intermedia, mentre per i Campi Flegrei, il piano non esiste nemmeno: “è proprio quando le autorità sottovalutano gli scenari che si creano i presupposti di una catastrofe. E il passato ad insegnarcelo”.

Qui potete vedere un video in grafica tridimensionale sulla spettacolare eruzione di Pompei:

La ricerca sulle rocce prodotte dal magma

Infine,secondo una scoperta pubblicata su “Science Advances” anche il supervulcano dei Campi Flegrei sembra essere entrato in un nuovo ciclo di attività e si starebbe “ricaricando”.

La ricerca  è basata sull’analisi dei campioni di rocce prodotte dal magma relativo a 23 eruzioni avvenute nell’arco di 60.000 anni: a suggerire l’ipotesi che il vulcano si stia ricaricando, sono  i resti dell’ultima eruzione nel 1538.

Pietro Paolo Petrone del dipartimento di Medicina legale dell’Università Federico II, autore dello studio sulle vittime dell’eruzione di Pompei nel 79 d.C,  spiega a “Repubblica
Sul lungomare di Ercolano invece, in molti cercarono di fuggire sulla spiaggia e mettersi al riparo negli edifici adibiti al ricovero delle barche, ma furono uccisi all’istante dallo shock termico”.
Gli studi di Petrone, pongono l’attenzione sul rischio di una futura eruzione che avrebbe conseguenze catastrofiche:secondo lo studioso, ritrovare gli effetti del calore sul corpo e sullo scheletro, fornisce indicazioni su ciò che accadrebbe se il vulcano esplodesse nuovamente.

di Monica Ellini